La pandemia ha causato non pochi problemi e difficoltà agli adulti e ai bambini. Come hanno reagito? Come stanno vivendo questo tempo del tutto particolare? Innumerevoli le risposte da parte di varie figure professionali. “Ogni individuo – ha commentato il sociologo Antonio Iapichino, referente per la Calabria della Società italiana di Sociologia - è diverso dall’altro. La reazione è differente da persona a persona. D’altronde – ha aggiunto - stiamo parlando di esseri umani, non di robot”. Ad esempio, Rosyse Pometti, una bambina di 10 anni, di origine calabrese, sta vivendo questo periodo, dalle peculiarità eccezionali, a Codogno, la cittadina simbolo in cui si è registrato il primo caso di Covid-19 in Italia. La piccola abita in Lombardia, dove i suoi genitori, il papà Mimmo Pometti, noto artista di Mirto Crosia e la mamma Rosina Boccuti, docente di matematica di Calopezzati, si sono trasferiti, per motivi lavoro, tre mesi dopo la sua nascita. La bimba, che frequenta la quinta primaria dell’Istituto comprensivo di Codogno, durante il primo lockdown, nelle giornate caratterizzate dall’angoscia, si è dedicata alla lettura e alla scrittura. Ed è stato proprio in quelle giornate cupe, che la giovane Rosyse ha scritto una poesia diventata, poi, virale sui social e, successivamente, oggetto di riconoscimenti. Si intitola “Codogno 21 febbraio 2020”. Il componimento poetico della piccola Rosyse Pometti, nei mesi scorsi, ha ottenuto ampi consensi, salendo sul podio del concorso “Il teatro non si ferma” a cura della Scuola delle arti Maros in teatro, guidato da Mariarosaria Alessandra Bianco.
Per di più, in occasione della cerimonia relativa alla Giornata dedicata alla Comunità Resiliente di Codogno e alle vittime del Covid-19, la brava e disinvolta Rosyse è stata selezionata dal sindaco di Codogno, Francesco Passerini, per la lettura dello scritto, alla presenza di vari rappresentanti istituzionali.
Soddisfazione per la bravura della piccola Rosyse è stata espressa dai genitori della bimba: papà Domenico e mamma Rosina. È stato lo stesso padre, abbastanza conosciuto come artista, promotore di spettacoli, “Mimmo Pometti show”, che ha raccontato l’esperienza della dura realtà che la sua famiglia, come tante altre trasferite al Nord Italia per lavoro, si è trovata ad affrontare in occasione della pandemia. “Il 21 febbraio 2020 mentre i bimbi erano a scuola, alle ore 14, i genitori sono stati chiamati per portarli via con urgenza, perché il Prefetto aveva disposto la chiusura immediata di tutte le scuole di Codogno. Noi saremmo dovuti partire per le vacanze di Carnevale e far ritorno a Mirto Crosia. Considerata la situazione e non sapendo come sarebbe evoluta, abbiamo optato per la scelta, a noi sembrata più consona: rimanere in casa a Codogno”. Numerosi e continui i messaggi e le telefonate ricevuti da amici e parenti, preoccupati per la loro incolumità. “La dirigente scolastica di Mirto Crosia, Rachele Donnici, attenta e premurosa, in quei giorni terribili – ha raccontato Mimmo Pometti - è stata a noi vicina, dandoci sostegno morale e complimentandosi per il nostro senso di responsabilità nella scelta di non ritornare in Calabria. Noi, infatti, eravamo a Codogno, nell’angoscia, segregati in casa. Si ricorderà che il primo lockdown lo abbiamo provato noi”. E rafforza. “Solo noi a Codogno, provando il terrore di quei giorni”. Ed è stato proprio in quei giorni di paura, di ansia e di chiusura che Rosyse, nella sua stanzetta, ha composto la poesia che, con gioia di tutta la famiglia, è diventata nota e apprezzata da tantissime persone.
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