È arrivata prematuramente la morte del prof. Giuseppe Cacozza. Il docente e artista, originario di San Demetrio Corone, ma da tanti anni residente nella città di Rossano, si è spento presso il policlinico di Catanzaro. I funerali sono stati celebrati a San Demetrio Corone, paese a cui è sempre rimasto fortemente legato. In occasione delle esequie, tante persone, nel pieno rispetto delle norme anti-Covid, sinceramente commosse, hanno voluto dare l’ultimo saluto. Partecipazione attiva di vari rappresentanti istituzionali e religiosi, oltre a numerosi amici. La famiglia sta ricevendo innumerevoli messaggi, anche internazionali, di sgomento e cordoglio. Fra questi, anche, capi di Stato. La sua mancanza sarà difficile da colmare. Il suo ricordo non si spegnerà, perché Pino è entrato nell’animo di tutti: albanenesi, kossovari, bosniaci, grecanici, italo-albanesi e i suoi Italiani.
Mirava a creare una reale integrazione fra queste etnie diverse ponendo alla base del suo progetto il bisogno oggettivo di educare alla pace tra i popoli. Quando avremo modo di celebrare appieno la sua figura di artista, fornito di apprezzabile cultura, di immensa sensibilità e di profonda fede, doti che gli permettevano di trasmettere alti valori, si capirà come i motivi posti a giustificazione di prestigiosi e internazionali premi e riconoscimenti furono appropriati.
Per il suo curriculum rinviamo al sito arbitalia.it, qui, a mo’ di esempio, si riporta alle giustificazioni poste a base del “Premio Mediterraneo d’Arte e Creatività”, ricevuto nel 2009 a Napoli. Questo prestigioso riconoscimento viene assegnato annualmente a personalità del mondo politico, scientifico, culturale e artistico che hanno contribuito, con la loro azione, a ridurre le tensioni e ad avviare un processo di valorizzazione delle differenze culturali e dei valori condivisi nell'area del Grande Mediterraneo,
A Pino fu assegnato con questa motivazione: “Per aver dato espressione alla coscienza collettiva del popolo arbëresh. Nella sua ampia produzione di poesia e canzoni fa rivivere con invenzione e gusto di leggenda le memorie latenti d'una comunità che si è socialmente e politicamente fusa nella nazione italiana senza perdere la propria tradizione storica e linguistica. Preferendo al teatro le piazze, nelle sue recite piega il verso e la musica all'esaltazione di tutto un popolo, ne rinnova le radici, rafforza il sentimento unitario e trascina l'uditorio nel giro fraterno della danza corale con cui chiude sempre lo spettacolo”.
Ecco, il popolo ha sentito, introitato e quindi si è lasciato plasmare dalla forza attrattiva che a Pino Cacozza dava il potere di trasmettere alti valori morali, di solidarietà e fratellanza si da fornire un grande contributo per una civile convivenza .
Ha fatto capire al mondo intero chele tradizioni, i valori del popolo arbereshe costituiscono un tesoro a cui conviene attingere onde costituire quello scambio culturale che fa tanto bene alla convivenza. Ed è cosi che lo piangono tutte le etnie!
Nel suo nome continueremo quella sua aspirazione di nobilitare il territorio in cui viveva tanto da fondare a Rossano l’ Associazione Arbëreshë. Vincenzo Iapichino
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