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Rossano (Cosenza) - Festa dell’Achiropita, le parole di mons. Satriano


È un giorno ricco di beatitudine e di gioia quello che ci è donato dalla Chiesa in questa solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Per noi, legati alla devozione a Maria da una fede antichissima, oggi si festeggia non solo la nostra santa patrona, l’avvocata celeste, da sempre vicina al cuore del popolo Rossanese, ma anche la sorella e la madre a cui ricorriamo in ogni momento delle nostre giornate: l’Achiropita. La sua immagine miracolosamente apparsa sulla pietra è da sempre per noi tutti un segno di grazia e di luce per il nostro cammino. 

Guardare a Lei che risplende nella gloria dl Figlio, è per noi segno di speranza, orizzonte di grazia per il pellegrinaggio terreno che andiamo compiendo.

Oggi siamo qui popolo di Dio, sacerdoti, istituzioni civili e militari, tutti desiderosi di riconfermare il nostro affidamento a Maria, in questo tempo delicato che ci vede trepidanti e timorosi per il nostro futuro.

Non possiamo, in questo contesto, non ricordare le vittime del covid-19 e quanti abbiamo perso nel tempo sofferto del lockdown. Oggi la nostra preghiera sale come suffragio per loro e come intercessione per i loro cari. Come non ricordare anche la prematura scomparsa di un uomo del corpo della Polizia Municipale, Paolo Fallico, che troppo presto ci ha lasciato. 

Ma il nostro essere qui come popolo di Dio, come Chiesa locale, vuole anche attestare una preghiera di ringraziamento per quanti, tra istituzioni e realtà caritative, si sono spesi per alleviare le fatiche dei loro fratelli. 

Come cirenei di misericordia tanti si sono stretti alle sofferenze di molti portando consolazione e speranza. A tutti il mio grazie di cittadino, di pastore e di credente.

Maria Santissima Achiropita stenda il suo manto benedicente e, accogliendo la nostra preghiera, ci aiuti a perseguire in percorsi di responsabilità e attenzione ai più deboli tra noi.

Tre passaggi di consapevolezza ci consegna la Parola di Dio ascoltata in riferimento a questa solennità:

1. Nessuno si salva da solo;

2. Come Maria siamo chiamati ad essere grembo accogliente;

3. Il grande valore della nostra dimensione corporea.

Le antitesi poste dalla Parola dinanzi alla nostra attenzione fanno emergere i destini a cui l’umanità può votarsi con le sue scelte e i suoi comportamenti.

Da un lato la morte, il male costruito attraverso l’orgoglio e il delirio di onnipotenza in cui l’uomo cade a causa dell’egoismo; dall’altro il bene rappresentato dalla vita e dalla povertà del cuore con cui l’uomo si affida e si consegna all’azione di Dio.

Se per un verso le prime scelte si presentano con il loro fascino seducente esse nascondono disperazione e precipitano nel vuoto e nel silenzio.

Le altre invece appaiono come vie strette, ma si aprono all’accoglienza di Dio, alla gioia e alla pace giungendo a realizzare quella conformazione a Cristo a cui siamo chiamati a tendere come Maria.

Infatti Maria non ascende al cielo come il Figlio, ma viene assunta, attestando una passività che fa della sua vita una totale consegna a Dio. 

Dal primo istante è Dio il protagonista della sua esistenza. Lei è la serva del Signore, consegnata al Suo amore nell’ascolto della Parola e in una vita di fiducia e abbandono alla volontà del Padre.

Maria ci conferma in questa verità che nessuno si salva da solo. Si entra nella dimensione della salvezza ad opera di Dio. O ci si lascia salvare dall’amore del Signore o saremo condannati a ripiegarci nell’assurda pretesa di dover dimostrare il nulla che siamo.

Diviene fondamentale comprendere che c’è un atteggiamento radicale da cui partire che contraddistingue la vita di Maria: divenire grembo accogliente di Dio attraverso l’ascolto della sua parola.

La fede che salva nasce dall’ascolto, ovvero dalla capacità di accogliere con fiducia quanto il Signore ci chiede. Non sono le nostre sterili pianificazioni a trattenere e valorizzare la vita. 

Solo la vita che è Dio genera vita, per cui è nell’accogliere quanto il Signore ci indica e ci chiede attraverso la sua parola che il nostro vivere acquista senso e significato.

Essere grembo accogliente è il segreto di una vita riuscita che non cerca di salvarsi da sola a partire dalle proprie capacità e virtù, ma pone nel dono che è Dio il punto di leva su cui sollevare ogni momento del vivere. Lo Spirito Santo si fa strada nell’esistenza e la trasfigura, giorno per giorno.

È a partire da questo processo che anche il corpo, la carne diviene non realtà negativa e da relativizzare ma opportunità di grazia, realtà ricca di dignità.

Maria viene assunta con il suo corpo, un corpo che ha attestato la passione dell’amore e generato vita. 

Corpo e carne che si sono lasciati attraversare dai movimenti dello Spirito, generatore di vita e di relazioni che Maria ha vissuto sapendo attestare una maternità e fraternità vivificanti. Un corpo, quello di Maria, capace di accogliere il cielo dentro di sé e perciò votato all’eternità.

Pensiamo alla nostra corporeità e a come oggi si è piegata ad una logica edonista e assolutizzante l’esteriorità. Il corpo viene visto come bene a sé, sorgente di benessere, oggetto da mostrare e da coltivare nella sua forma estetica, privandolo di quella intima connessione con la dimensione interiore della persona. Ne segue un impoverimento terribile che spesso segna in maniera indelebile il cammino di molti, di una società stessa.

Lo abbiamo sperimentato con verità. La pandemia ci ha sottratto alle relazioni impedendoci, attraverso il distanziamento sociale, l’opportunità d’incontri, di abbracci che segnano i nostri vissuti e costruiscono un tessuto sociale di convivenza e riverberano alla persona una dignità che passa attraverso il corpo.

Guardando a Maria contempliamo la bellezza di un’esistenza a cui Dio ci invita mediante la Parola. Anche per noi c’è una dimensione di vita da assumere e nella quale saremo assunti dopo aver trasfigurato i nostri giorni, gli incontri, la vita intuendo e assecondando come Maria l’agire di Dio nella storia. 

La “grandezza” di Maria è una sfida a tutte le nostre false grandezze, così come la sua assunzione nella gloria del cielo è una sfida tutto il nostro ottuso ricercare quaggiù, il senso della nostra vita.

 


di Redazione | 18/08/2020

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