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Crosia (Cosenza) - FOCUS GIOVANI - Laurearsi in Medicina al tempo del Covid19. È successo a Michele Librandi


di ANTONIO IAPICHINO - La laurea, l’agognato sogno è stato raggiunto. Probabilmente tanti giovani avevano in mente una situazione e un’atmosfera completamente diverse rispetto a quelle vissute. Plausibilmente immaginavano una giornata caratterizzata, sicuramente, da un pizzico di ansia, ma poi, a seguire contrassegnata da gioia e soprattutto condivisione con familiari, parenti e amici. In questi giorni, invece, si sta registrando una situazione diversa. D’altronde è il contesto sociale che è mutato improvvisamente. Siamo nel mezzo di una grave emergenza sanitaria, ma il Paese Italia sta rispondendo positivamente all’appello di chi attualmente è al timone della nazione. Le istituzioni stanno proseguendo le proprie attività, certamente con modalità diverse rispetto a quelle tradizionalmente usate. Anche le università si sono adattate. Dunque, lezioni a distanza, ma anche sedute di laurea on-line. Ebbene, se rettori, docenti e personale amministrativo si sono adeguati a questo stato di cose, ancora di più lo hanno fatto i giovani studenti, ora, da pochi giorni, neo-dottori. Prosegue la nostra inchiesta giornalistica fra coloro che si sono laureati ai temi del Coronavirus. È il caso di Michele Librandi, laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro. “L' aggettivo che più ho utilizzato e che ho fatto mio, per descrivere questa esperienza – ha commentato testualmente - è stato: surreale. Da un iniziale timore in cui si rischiava di non poter raggiungere il sogno di diventare medico, a una situazione davvero particolare. Surreale perché l'ansia di affrontare la commissione e la platea, in realtà non c'era, ma comunque, albergava in me, l’emozione grande di dover esporre la mia discussione davanti a un monitor quasi come fosse la telecamera di una tv.  Tutto questo – ha aggiunto - avveniva in un ambiente familiare, il salotto di casa mia e davanti alle persone più importanti della mia vita: mia mamma e mia sorella”. Ma il dottor Michele Librandi, potremmo dire ‘figlio d’arte’, del compianto dottor Ernesto, medico di famiglia nello stesso paese, ha confidato di aver provato altre sensazioni. Cerchiamo di sintetizzarle: “Preoccupazione. Relata al fatto di non avere una buona connessione internet e che da un momento all'altro sarebbe potuto saltare il collegamento. Tensione. Data dal fatto che la seduta è durata circa 5 ore e per tutto il tempo non si poteva lasciare la postazione. Si è dovuto attendere che tutti i candidati avessero esposto la propria discussione e solo alla fine sentirsi proclamare Dottore in Medicina e Chirurgia”. E ancora. “Sollievo. Pervenuto al termine della mia discussione e scampate le eventuali domande dei membri della commissione”. Inoltre, ha aggiunto: “Incompletezza. Per non aver potuto avere fisicamente vicine tutte le persone care e per non aver potuto festeggiare in maniera piena come ho sempre desiderato e come ho sempre immaginato questo giorno”. E infine, oltre a tanta soddisfazione, il dottore Librandi ha considerato questa esperienza “Memorabile. Potrò raccontare – ha concluso - di aver avuto un'opportunità più unica che rara di esser proclamato Dottore in casa mia”.


di Redazione | 07/04/2020

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