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Rossano (Cosenza) - La nuova ricerca di documentazione di Franco Emilio Carlino


Dopo la pubblicazione del primo volume: Rossano. Tra storia e bio-bibliografia, nel quale risultano catalogate ben 651 opere relative a Rossano in un periodo compreso tra 1596 e il 2013, Franco Emilio Carlino, mandatoriccese di nascita e rossanese di adozione, componente del Comitato Scientifico dell’Università Popolare e Socio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, fornisce nuova e preziosa documentazione per la ricerca. Il nuovo libro, edito dalla Imago Artis, che rispetta fedelmente, oltre che nel titolo, l’impostazione metodologica del precedente volume, integra e arricchisce la ricerca complessiva secondo la logica dell’originale progetto raccogliendo altre 441 opere riguardanti Rossano e i Rossanesi dal 1571 al 2018, cenni biografici sugli autori, informazioni storiche, curiosità e immagini di Rossano che consentono di ricavare sufficienti indicazioni su questioni e vicende del passato che in qualche modo hanno interessato la Città o suoi cittadini, lasciando traccia di non poche storie, alcune quasi certamente non conosciute, sfuggite all’attenzione o dimenticate e che nel complesso costituiscono un’ampia pagina della storia di Rossano. La totalità delle micro-storie (1092) agevola la rilettura della millenaria storia della comunità rossanese e fa da guida ad una migliore osservazione e comprensione anche della nostra contemporaneità avviatasi verso un più ampio progetto territoriale con la vicina città di Corigliano.

     Il presente studio di sistematizzazione si pregia di alcuni contributi come quelli del prof. Giovanni Sapia e del prof. Eugenio Nastasi elaborati in occasione della presentazione del primo volume, e della Prefazione dello studioso e storico Riccardo Greco che in alcuni passaggi della sua presentazione così scrive: Franco Carlino rende omaggio nuovamente a Rossano arricchendo la propria produzione letteraria con l’approfondimento e l’aggiornamento di una ricerca che già con la precedente pubblicazione, aveva posto le basi della conoscenza delle fonti bibliografiche del nostro territorio.

   È un ennesimo gesto di amore di questo autore prolifico, quanto coscienzioso e attento. Direi anche instancabile, avuto riguardo alla minuziosità dell’indagine e alla ricchezza delle informazioni, con cui dà conto degli argomenti dei testi mediante schede bibliografiche assolutamente esaustive.

   Carlino ha un metodo espositivo ineccepibile, e con un volume solo nominalmente bibliografico, offre ai ricercatori e agli studiosi della realtà locale non la semplice notizia delle opere dei fondi di archivio antichi, moderni e contemporanei da lui compulsati, bensì una più complessa rete di indagine che si estrinseca in informazioni di assoluta utilità. Ogni scheda è corredata da un resoconto sui contenuti, mai veloce e stringato, e anzi ricco di riferimenti storici, geografici e sociali, e di collegamenti ad opere precedenti e successive sullo stesso argomento, come pure di una rigorosa valutazione di merito, in modo da indirizzare il lettore verso un ordine di priorità basato sull’interesse del testo e sull’inerenza concreta al suo studio.

   Si potrebbe dire che un libro che ha un cuore palpitante, perché scorre esattamente come il sistema circolatorio all’interno di un complesso funzionale che corrisponde al tutto organico, ma con derivazioni minuziose; e queste irrorano la conoscenza anche delle piccole cose, le più sperdute e introvabili.

   Il cuore palpitante, d’altra parte, è proprio quello del suo autore. Più leggo queste pagine, più mi convinco che solo chi ha un amore sviscerato per i suoi luoghi identitari, ha la capacità di spendere tante risorse personali e tante ore del suo tempo, e di impiegare una voglia smisurata di scoperta per raggiungere tali risultati.

   Ne ho parlato anche di recente con lui, ed egli ha un fervore contagioso: quando parla dei suoi lavori, lo fa con garbo e con una delicata riservatezza nell’esporre la fatica, benché evidentemente compreso dell’impegno necessario, mentre si appassiona a dar conto di nuove ricerche e nuove trouvaille, lasciandoti coinvolto dall’entusiasmo. Così subito dopo sei tu a fare domande e chiedere risposte, perché ti attendi di sapere se quella notizia che lui ha inseguito nel rivolo di un testo, sia poi assurta a fondamento di una nuova indagine dall’esito inaspettato.

   Ormai il suo metodo è andato ben oltre la semplice compilazione bibliografica. Egli ha il piglio dello scopritore, e si butta a capofitto nello scandagliare i diversi circuiti conoscitivi.

   È un vecchio detto che solo chi sa cosa cercare riesce a trovarlo, ma nulla si farà trovare da chi, insipientemente, fruga senza cognizione di quel che in effetti vuole scoprire. Carlino procede così: un indizio è l’avvio di una nuova ricerca, e da questa si muove dando sfogo a un’ulteriore intuizione con una consecuzione di ritrovamenti legati dal filo logico che li tiene uniti. Ed è questo il bandolo che Carlino dipana, secondo una sommatoria di notizie che via via progrediscono e si aggiungono.

   La bibliografia si arricchisce in questo modo superando il limite delle opere monografiche, e comprendendo invece gli studi generalisti, dove l’argomento rossanese è inserito in una discussione più vasta e organica. Anche la semplice citazione non sfugge al nostro autore, in quanto anello di congiunzione di un pensiero più ampio e diffusivo della notizia.

   Il grande territorio del suo studio è il web, con le sue enormi potenzialità e i suoi rischi. Il pescatore svogliato di internet, naviga fra le pagine virtuali; ma la sua è una distrazione, non un metodo. Il ricercatore investiga, con un preciso criterio di approfondimento. La differenza non è da poco, come ben si intuisce pensando alla vastità dei dati consultabili, pochi dei quali veramente utili. Per cui la selezione delle notizie passa attraverso un setaccio a maglie strettissime, con una cernita minuta e defatigante, che può produrre risultati solo grazie al back ground culturale di cui Carlino dispone e a cui attinge per immaginare i contesti dove la pesca può essere fruttuosa.

   Ripete anche l’autore, che uno studio bibliografico è un prodotto alluvionale, che procede per accumulo. Quindi mai finito e costantemente in progress. Una sorta di torta millefoglie a cui non è stato ancora messo lo zucchero a velo sullo strato superiore, ma quando si taglia la fetta contiene già tutto il sapore della prelibatezza.

 Aggiungo che è un lavoro umile, perché fa fare una grossa fatica, trovando alla fine, il suo scopo, solo nel fornire un servizio ad altri. Il prodotto, cioè, è l’antecedente conoscitivo degli studi altrui ed è servente di questi. Come ogni azione di scopo, si completa solo nella misura in cui gli altri la utilizzano e la sfruttano.

  Dunque, continuando nella metafora dolciaria, è una torta millefoglie, adattabile a vari tipi di ripieni, a seconda dei gusti di chi la mangia. Ma certo desidera essere mangiata.

   Mi viene un’immagine un po’ cruda per descrivere la sorte di una bibliografia, perché la vedo destinata a essere cannibalizzata, lacerata e digerita per trasformarsi in energia positiva e diventare propulsore di una forza generatrice. Quindi chi la scrive ha un’inclinazione masochistica. Perché fa il lavoro sporco, quello da cantiere: scava, spinge, tira fuori, ripulisce e confeziona. Gli altri trovano l’oggetto incartato e tirando i nastri dell’involucro, gli si presentano le scoperte tutte belle messe in fila, così da poter scegliere quella o quell’altra notizia per portare avanti il lavoro di commento.

   Allora, da ultimo, quello di Carlino è anche un lavoro generoso. Con il quale egli dà il meglio di sè, accompagnando il suo dare con una consapevolezza e una speranza.

    La consapevolezza è quella di aver assolto un compito. Capite bene, c’è un senso morale che obbliga chi ha forza e capacità, di impegnarsi nel partecipare, granello su granello, alla costruzione dell’edificio della consapevolezza identitaria di un territorio. Poi c’è la speranza; che è quella di generare una continuità; di essere soggetto fondativo di un ciclo virtuoso. Con il proponimento di unire l’identità storica a un’etica collettiva. Carlino ripone questa speranza nella sua narrazione letteraria delle memorie localistiche, perché il corpo sociale trovi una capacità ristorativa e combattendo la smemoratezza del sé, indica una via di riscatto. Che attende di essere seguita. 


di Redazione | 20/03/2020

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