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Oriolo (Cosenza) - In un laboratorio di scrittura le emozioni della lontananza e del “genius loci”


Lontananza e allontanamento. E’ stato questo il tema del primo laboratorio di scrittura – all’interno del cartellone estivo dell’Oriolo Cult Festival – tenutosi, nei giorni scorsi, presso la Biblioteca Civica di Oriolo (Palazzo Tarsia), promosso dall’Amministrazione comunale di uno dei “Borghi più belli d’Italia”, in collaborazione con la Biblioteca Minnicelli di Corigliano-Rossano. Il laboratorio è nato dall’incontro casuale tra il vicesindaco di Oriolo, Vincenzo Diego, e Ombretta Gazzola, direttrice della Biblioteca, i quali hanno deciso di collaborare e di mettere in rete le due biblioteche.

Dopo i saluti del vicesindaco, ha aperto i lavori Franco Dionesalvi, poeta e scrittore di origini cosentine ma trasferitosi da qualche anno a Milano dove lavora come insegnante e scrittore. Dionesalvi ha invitato i presenti a riflettere sul concetto di spaesamento e di come l’allontanamento, prima dal grembo materno e poi dai luoghi della nostra infanzia, possa costruire uno spazio, un tempo, un’emozione. «Noi – ha affermato – nasciamo nel momento in cui ci allontaniamo. Esistere è allontanarsi».

La seconda parte del laboratorio, dal titolo “Lo spazio della lontananza”, è stata curata dall’architetto Tiziana Visconti, casertana di origini ma da qualche anno residente all’estero. Dopo una breve passeggiata nei luoghi che hanno ospitato il laboratorio, la Visconti ha invitato i partecipanti ad immergersi nella magia dei luoghi, a fare uno sforzo per ritrovare quel “genius loci” (un’entità naturale e soprannaturale legata a un luogo e oggetto di culto nella religione romana ndrche la società contemporanea non è più capace di riconoscere, distratta dal rumore assordante della tecnologia e della modernità.

A conclusione del laboratorio, Ombretta Gazzola, direttrice della Biblioteca Minnicelli nonché poliedrica artista e intellettuale, anche lei nata e cresciuta a Ferrara ma naturalizzata calabrese, ha condotto con i partecipanti delle vere e proprie “liberazioni artistiche”. Esperimenti in cui ciascuno si è potuto cimentare con l’arte nella rappresentazione delle proprie emozioni e stimolazioni ricevute durante le precedenti fasi.

Ultimo, ma non meno importante, il contributo del maestro oriolese Rocco Abate, il quale ha fatto un accorato appello ai numerosi partecipanti: «Nell’epoca in cui la parola è violentata e tradita, bisogna ritrovare il valore testimoniale dell’azione e del silenzio, per invertire quella pericolosa deriva di odio ed ignoranza che rischia di investire tutti».

Grande soddisfazione ha espresso il vicesindaco, Vincenzo Diego, sempre in prima linea quando si parla di cultura come bene collettivo.


di Redazione | 03/09/2018

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