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Rossano (Cosenza) - Guardiamo alle stelle e non ai nostri piedi


di LETIZIA GUAGLIARDI - Guardate alle stelle, non ai vostri piedi. Siate curiosi. E per quanto difficile la vostra vita possa sembrare, sappiate che c’è sempre qualcosa da poter fare, o nella quale possiate aver successo. Quello che conta è non arrendersi. (Stephen Hawking)

Aveva 21 anni, questo celebre astrofisico e cosmologo, quando gli fu diagnostica la malattia dei motoneuroni. Aspettativa di vita: 2 anni.

E allora si è dato da fare. Sente il tempo che lo rincorre e lui corre più veloce ancora, dietro i suoi sogni. Sposa la sua amata Jane, hanno 3 figli, insieme studiano, fanno ricerche e scoperte importanti, affrontano sfide, superano sconfitte, ottengono successi.

Ad un certo punto non riesce più a camminare e si siede su una sedia a rotelle, dalla quale non si alzerà più. A poco a poco, oltre all’uso delle gambe, perde anche quello delle braccia, delle mani, della testa. Poi è la bocca a non muoversi più e perde l’uso della parola. Ma riesce lo stesso a comunicare e a farsi capire, servendosi della tecnologia. Perde molte cose nel corso degli anni ma la voglia di vivere, l’entusiasmo e la curiosità se li tiene stretti.

Il suo corpo si restringe sempre di più. La sua mente, al contrario, si espande. Non può muoversi ma esplora i limiti dello spazio. Gli avevano detto che la sua vita sarebbe finita presto, molto presto e lui decide di impiegare bene il tempo a sua disposizione. È ridotto all’immobilità quasi totale (solo movimenti minimi della bocca, della guancia destra e del bulbo oculare) e con questi continua a comunicare, a studiare, a vivere: si serve di un sistema di riconoscimento facciale che traduce in parole e frasi questi piccoli cenni.

Il suo corpo è bloccato, imprigionato, ma lui non lo permette al suo spirito. Quello, non sta mai fermo: cammina, corre, salta, danza, fa piroette. Passeggia fra le stelle e scopre i buchi neri.

E se anche noi vivessimo con la consapevolezza che ogni giorno ci viene offerto un dono di 24 ore? E se cominciassimo (chi ancora non l’ha fatto) a guardare le stelle, il cielo e tutto quanto ci sta intorno? E se smettessimo di guardarci i piedi, di tenere sempre la testa poggiata sul petto e gli occhi semichiusi? Credo che si scoprirebbero cose davvero interessanti: che dai buchi neri si può uscire, per esempio, e che possiamo essere utili, a noi stessi e agli altri.

Stephen Hawking è morto lo scorso 14 marzo, ben 53 anni dopo la terribile diagnosi. Voleva scoprire la Teoria del Tutto, cioè la formula che tiene insieme l’universo, poi cambiò idea perchè capì che si rimaneva sempre nel campo delle ipotesi.

Secondo me, questa formula è l’amore. Ed è alla portata di tutti.


di Letizia Guagliardi | 11/04/2018

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