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Morano Calabro (Cosenza) - Riaperta la Collegiata di Santa Maria Maddalena


Con la liturgia della prima domenica di Avvento, mons Francesco Savino, vescovo della diocesi di Cassano Jonio, circondato dal clero moranese al gran completo, alla presenza del parroco don Gianni Di Luca, del sindaco Nicolò De Bartolo e del suo esecutivo, di una pletora di fedeli esultanti, accompagnato dai solenni rintocchi delle campane tornate a suonare dopo quattro interminabili anni di mesto silenzio determinato dalle ferite prodotte dal sisma del 26 ottobre 2012, ha restituito ieri sera alla comunità locale la chiesa di Santa Maria Maddalena, emergenza barocca di incalcolabile venustà, da secoli luogo di ristoro per le anime.

La serata, impeccabilmente gestita dai numerosi volontari, che nei giorni scorsi hanno affiancato don Di Luca nel duro ma consolante compito di agghindare convenientemente la Collegiata vestendola a festa come a una sposa, è trascorsa in un crescendo di emozioni segnate da gesti, simboli e parole destinati a rimanere a lungo nel cuore dei moranesi. E’ stata, è giusto rilevarlo, una cerimonia bella e suggestiva, e tuttavia sobria e toccante, priva di qualsiasi esagerazione, come dire? in perfetto stile “Francesco”.

Straordinariamente intensa l’omelia del Pastore della Chiesa cassanese. Monsignor Savino con una esegesi profonda del brano evangelico relativo alla seconda venuta di Cristo, ha tracciato un profilo di come vivere la fede ai nostri giorni, mettendo in guardia dall’uso irresponsabile della propria libertà. Il presule, pragmatico è diretto, ha più volte sottolineato come la vita non sia solo pancia, affettività, sessualità e come non debba essere ridotta a questa sola squallida dimensione. «Il vizio supremo della nostra epoca è la superficialità – ha avvertito il Vescovo: per combatterla urge recuperare spazi di preghiera e lasciare che l’Avvento, periodo di attesa e passaggio da un “già” a un “sarà”, ridesti le nostre coscienze sonnolente. Occorre vigilare e svegliarsi dal torpore di una esistenza vissuta nella falsità dell’ipocrisia e non cedere al fascino del potere e della ricchezza. Una comunità è bella se persevera nell’ascolto della Parola, nella frazione del pane, nella comunione fuori e dentro le mura della chiesa, se accoglie e pone al centro gli scartati. Maria Maddalena rappresenta l’icona della possibilità del cambiamento: auguro a tutti di non arrendersi alla rassegnazione, ma di lasciarsi abbracciare da Gesù; fate della Maddalena il paradigma del vostro cammino».

A margine della Messa, dall’ambone, lato epistola, rivolgendosi a mons. Savino e al popolo, il parroco, con voce rotta dall’emozione, ha ringraziato uno per uno quanti hanno contribuito a raggiungere questo traguardo. Quindi ha ricordato l’impegno del vescovo emerito, attuale segretario Cei, Nunzio Galantino, dei membri dell’ufficio tecnico diocesano, della Protezione Civile, dell’Amministrazione comunale di Morano, sindaco Nicolò De Bartolo in testa, che ha saputo, questa, «sbloccare», così don Di Luca, «una situazione complessa, generata dalla contemporanea presenza nel sito di un altro cantiere fermo. Se siamo qui – ha rimarcato – lo dobbiamo a loro e alla tenacia con cui hanno operato per dirimere la problematica». Ma non si è limitato, il parroco, ai soliti elogi di circostanza, né all’apologia della riconoscenza. Tutt’altro. Con chiarezza ha invece evidenziato come i momenti vissuti non debbano essere derubricati all’alveo angusto ed effimero del protocollo: «Questo è l’inizio di un nuovo andare», ha affermato, «è tempo propizio per trasformare le nostre spade in falci, le lance in aratri». Don Di Luca si è poi soffermato sulla gratificante esperienza dell’accoglienza, nello specifico dei dodici profughi ospitati dalla sua parrocchia, di cui otto sono stati recentemente trasferiti e quattro sono ancora a Morano. Infine la proposta, sommessa e garbata, di concedere un titolo onorifico all’antica prepositura, mozione che sarà oggetto di “discernimento” da parte di mons. Savino nei prossimi mesi.

Prima di impartire la benedizione di congedo, l’annuncio del vescovo, accolto dall’assemblea con un fragoroso applauso, di voler «velocizzare la verifica per la causa di beatificazione di don Carlo De Cardona», sacerdote moranese insigne per opere e virtù, vissuto nel secolo scorso.

In proposito la dichiarazione del primo cittadino Nicolò De Bartolo che in due righe riassume il senso di questa lieta e tanto sperata comunicazione: “La prudenza della Chiesa nell’istruire le cause dei santi, è per tutti sufficiente garanzia di imparzialità di analisi e giudizio. I nostri tempi, dettati forse da un sentimento di eccessivo entusiasmo, differiscono da quelli della Chiesa, solitamente lunghi e ponderati. Pertanto, se oggi il nostro stimato vescovo ci fa dono di questa immensa gioia non possiamo che esultare nello spirito e ringraziarne Dio. Siamo felicissimi. E sicuri che presto venereremo sugli altari terreni colui che certamente in cielo già gode la visione beatifica”.


di Redazione | 29/11/2016

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