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Mileto (Vibo Valentia) - Pasqua 2015, “In Cristo risorge l’uomo nuovo”, Messaggio del Vescovo Renzo


 <<Carissimi, simpatico e significativo è stato il 23 aprile dello scorso anno l’invito rivolto da Papa Francesco alle migliaia di persone partecipanti all’udienza generale in Piazza S. Pietro di ripetere con lui per tre volte: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24,5). Poi ha concluso: “Oggi, quando torniamo a casa, diciamola di cuore, in silenzio, e facciamoci questa domanda «perché io nella mia vita cerco tra i morti colui che è vivo?»”. Chiediamoci a nostra volta: “Quale Gesù cerchiamo?”. Siamo nel tempo di Pasqua, tempo in cui siamo sollecitati dalla liturgia ad esperimentare il modo nuovo di essere “umani” secondo il modello Gesù. Siamo chiamati, cioè, ad essere nuovi prima di tutto dentro di noi, liberi da ogni forma di egoismo e di autocompiacimento, liberi da ciò che ci impedisce di volare alto “su ali di aquila”, liberi dal porre le nostre speranze nelle “vanità mondane”, nel successo, nelle cose del mondo. “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. Richiamo nuovamente il Papa quando dice che “Non è facile essere aperti a Gesù. Non è scontato accettare la vita del Risorto e la sua presenza in mezzo a noi. Il Vangelo ci fa vedere diverse reazioni davanti al Risorto: quella dell’apostolo Tommaso, quella di Maria di Màgdala e quella dei due discepoli di Emmaus: ci fa bene confrontarci con loro. Tommaso pone una condizione alla fede, chiede di toccare l’evidenza, le piaghe; Maria Maddalena piange, lo vede ma non lo riconosce, si rende conto che è Gesù soltanto quando Lui la chiama per nome; i discepoli di Emmaus, depressi e con sentimenti di sconfitta, giungono all’incontro con Gesù lasciandosi accompagnare da quel misterioso viandante. Ciascuno per cammini diversi! Cercavano tra i morti colui che è vivo e fu lo stesso Signore a correggere la rotta. Ed io che faccio? Quale rotta seguo per incontrare il Cristo vivo? Lui sarà sempre vicino a noi per correggere la rotta se noi abbiamo sbagliato”. La Chiesa Italiana, e noi in essa, ci stiamo preparando a vivere il Convegno Ecclesiale Nazionale su In Gesù Cristo il nuovo umanesimo (Firenze 9-13 novembre 2015), che vuole sollecitare la riflessione generale per trovare indicazioni comuni alla crisi di identità che sta attanagliando il nostro mondo, finito miseramente nella “globalizzazione dell’indifferenza”, della “cultura dello scarto” e di una “inequità” (sperequazione) impressionante, che ha rinchiuso l’uomo in un sepolcro senza via di uscita. Cosa possiamo fare noi discepoli del Risorto per aiutare questo uomo a non restare tra i morti nel sepolcro e a riscoprire la bellezza di quel giardino di primavera, che c’è tutto intorno? Quella del Convegno è una strada maestra che si apre a noi cattolici: non lasciamoci prendere dallo scoraggiamento davanti alle difficoltà che si spalancano davanti a noi. A riguardo mi permetto di suggerire di andare a rileggere l’apologo de “La formica innamorata”, riportato nella Lettera Pastorale di quest’anno. Tutto è possibile al cuore che ama, a chi non si fida delle proprie forze, ma al contrario trova coraggio e passione nel Risorto. Risuona sempre martellante il “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”. Una risposta decisa e precisa “ci fa superare la tentazione di guardare indietro, a ciò che è stato ieri, e ci spinge in avanti verso il futuro” (Papa Francesco). Occorre guardare al futuro per iniziare a costruire da oggi un mondo più umano e migliore. Sarà stimolante ed intricante, allora, incamminarci su strade nuove guardando a Gesù modello dell’uomo perfetto e seguendo il percorso dei 5 verbi suggeriti dalla Traccia del Convegno di Firenze: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Uscire: cioè liberare le nostre strutture mentali ed ecclesiali dal peso di un futuro che abbiamo già scritto, ripetuto, sempre uguale, per raccogliere lo “smarrimento” della gente, curarlo con gesti di buona umanità, andando contro corrente, raccontando con la nostra vita come sono belli e praticabili i sentieri che Dio stesso ci apre, anche se talvolta sono in salita. Annunciare: l’annuncio è fatto di coraggio e di profezia. Una Chiesa che “esce” è una Chiesa capace e pronta a riformarsi e a riformare senza stanchezza ed ipocrisie i percorsi catechistici della iniziazione cristiana e della educazione alla fede, ormai desueti, che non spingono ad uscire dal sepolcro dei morti. Nel contesto multiculturale e multireligioso in cui ci troviamo, occorre dare spinte forti di significanza nel tessuto sociale attuale promuovendo stili di vita più evangelici, coerenti con le beatitudini. Abitare: è legato ai due verbi precedenti. Si esce e si annuncia “stando dentro”, cioè camminando gomito a gomito con la gente: “ Se non lo hai toccato, non lo hai incontrato”. Senza la condivisione e la scelta preferenziale di chi ha bisogno “l’ annuncio del Vangelo rischia di essere incompreso o di affogare nel mare di parole a cui l’odierna società quotidianamente ci espone ”( c f Evangelii Gaudium, n . 199). Educare: significa responsabilizzare, non solo istruire. “In una società caratterizzata dalla molteplicità dei messaggi ed alla grande offerta di beni di consumo,  il compito più urgente come comunità cristiana è educare a scelte responsabili ” ( c f Educare alla vita buona del Vangelo, n. 10) . Trasfigurare: è la conclusione del percorso seguito senza saltare nessuno dei cinque verbi. Una trasfigurazione, cioè, uno stile nuovo di umanità è frutto di una seria ed intensa esperienza di Dio fatta di preghiera, di vita liturgico – sacramentale, di testimonianza dell’amore. Strada nuova ed insieme strada antica. Preparata, cercata e vissuta cosi, fuori dal sepolcro del male, del  peccato, dell’egoismo, di forrme di vità poco o per nulla evangeliche, la Pasqua risulterà veramente un’esperienza di trasfigurazione determinante per la vita di ciascuno. Un itinerario ascetico come questo sarà una cura spirituale che lascia segni evidenti e certamente, nel concreto della propria vita, quella di qest’anno risulterà la più bella « ’Affruntata» mai celebrata e vissuta  cosi proficuamente. Auguro a tutti che la Pasqua di Risurrezione con Gesù significhi per ciascuno il recupero di relazioni interpersonali indicative di una umanità ricuperata e che, con l’aiuto della Madonna, madre dei discepoli, l’amore possa trionfare sull’odio, la misericordia sul peccato, il bene sul male, la verità sulla menzogna, la vita sulla morte. Alleluia! Gesù è veramente risorto! Buona Pasqua>>.

di Redazione | 05/04/2015

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