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Cosenza (Cosenza) - Il pensiero del consigliere regionale Bevacqua sull'area urbana


 Il dibattito in atto sulla città unica merita da parte dei gruppi dirigenti locali  un’attenta analisi. La proposta è oggettivamente condivisibile, ma l'approccio metodologico utilizzato dai vari interventi che si sono susseguiti sulle pagine dei giornali negli ultimi giorni, non rappresenta unbuon inizio per discutere di un progetto di questa portata. Non credo, innanzi tutto, che sia una buona idea quella di individuare come punto di partenza una proposta di legge datata 2004 che prevedeva al suo interno il ricorso al referendum.La gente ha bisogno di avere risposte certe e la politica, quella buona, deve farsi carico di elaborarle, sciogliendo i nodi preliminari in un approccio serio e responsabile.   Mi faccio portatore da più tempo di due quesiti sui quali vorrei si incardinasse il dibattito: a cosa serve e a chi serve l'Area Urbana? Quali sarebbero effettivamente i vantaggi per i cittadini residenti e non? Sono queste le due questioni ineludibili che, per prime, devono ricevere risposta. Continuando ad aggirare l’ostacolo, si rischia di confondere i cittadini, impedendo che sorga  nei medesimi quel necessario entusiasmo che un cambiamento di questo tipo richiede. Cosenza e Rende rappresentano due modi differenti di concepire lo status di Città. Le diverse storie, che ne caratterizzano la nascita e l'esistenza, hanno giustificato nel tempo e giustificano ampiamente, ancora oggi, quell'antagonismo che appare, a prima vista, insuperabile. La realtà dei fatti dimostra che Cosenza, nel corso degli ultimi decenni, ha subito un’emorragia di cittadini a tutto vantaggio della città limitrofa. Rende si è arricchita di residenti, grazie alla migliore urbanistica e alla vitalità garantita dal polo universitario: in questo contesto, a buon diritto, ha tesaurizzato la linfa vitale derivante dalla formazione dei giovani calabresi ma, nel contempo, ha mancato di predisporre i necessari centri di aggregazione indispensabili per recepire favorevolmente un siffatto fenomeno.  Si commetterebbe, in effetti, un grave errore nel ridurre il problema della città unica a una pianificazione incentrata sulla mera distribuzione dei problemi di una città su una area urbana più vasta che, invece, ha potenzialitàe futuro da spendere. Un progetto di questa portata, al contrario,  dovrebbe presentarsi come la sintesi del meglio delle realtà che intendono conurbarsi.  Non vi è dubbio che, nel nuovo contesto urbano allargato, debba essere riconosciuto a Rende un ruolo di primissimo piano, perché lo ha conquistato sulcampo grazie al lavoro dei vari amministratori succedutisi. La qualità dei servizi che Rende è stata in grado di offrire ai residenti e non, una pianificazione urbanistica di avanguardia e una macchina amministrativa efficiente rappresentano obiettivi punti di forza della città,  altrove non rinvenibili. Rende ha una centralità che, all’interno della possibile e auspicabile Area Urbana, non può e non deve perdere, giacché rappresenta un modello di buona amministrazione da imitare. Ecco perché  ritengo indispensabile uno scatto d'orgoglio da parte dell'attuale amministrazione comunale, finalizzato non solo a svolgere un ruolo attivo nel dibattito e nei processi inerenti l'Area Urbana, ma anche a rivendicare con determinazione la propria storia, la propria identità e vitalità culturale, progettuale e urbanistica. Se dovesse mancare questa consapevolezza, che per la verità colgo in tanti esponenti istituzionali, Rende rischia di diventare la succursale di un'Area Urbana ancora evanescente e priva di contenuti e ciò non farebbe bene a nessuno, compresi quanti si affannano a sostenere il progetto della città unica. Facciamo, quindi, prevalere la buona politica: analisi, confronto e preminenza del bene comune.

di Redazione | 03/02/2015

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