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Rossano (Cosenza) - “A tutto c’è un limite”. Nota dell’Arcivescovo a margine dei fatti di cronaca di Corigliano


 <<Alla luce dei fatti di cronaca che hanno riguardato il nostro territorio la settimana scorsa, fatti che necessitano di maggiore chiarezza, non si può rimanere indifferenti e tantomeno affrettarsi in facili giudizi che potrebbero nuocere a persone innocenti. Certo è che quanto acclarato dalla Magistratura rivela un mal-essere che attraversa e attanaglia la nostra società e che non deve solo portarci all’indignazione facile ma a comprendere le radici di un disagio culturale che ci sta avvelenando. La negazione del valore della vita a tanti livelli, l’esaltazione del principio economico, l’annullamento della persona a mero bene di scambio, sono dati facilmente riscontrabili nella nostra quotidianità. Dobbiamo riappropriarci di una “cultura del limite”. Oggi più che mai, nessuno vuole sentir parlare di limiti, o meglio, di essere limitato. Limite evoca spesso il concetto di ostacolo, tabù, divieto, proibizione, mortificazione della gioia di vivere, inutile e penoso ostacolo alla propria realizzazione. E’ strano, ma andando all’etimologia della parola limite (limes) si presenta una realtà di maggiore respiro quale: viottolo, linea che fa chiarezza, tracciato dirimente e, dunque, consapevolezza delle proprie possibilità. E’ proprio quello che leggiamo nel testo del Deuteronomio: “Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male” (Deut.30,15). “Abitare il limite” credo sia l’imperativo etico educativo a cui ci si debba convertire, imparando uno stile di sobrietà e di verità, quella verità inscritta nella natura delle cose che legittima una libertà autentica, ovvero una libertà che sa bene di essere limitata proprio perché creata e donata ad ogni uomo come bene primario. In tal senso, abitare il limite diviene atteggiamento positivo di chi desidera misurarsi con sé stesso e con la realtà, a partire da quello che realmente è e può divenire, non coltivando “allucinazioni” impossibili e distruttive; diviene capacità di accoglienza e interazione con la libertà dell’altro, con la quale posso costruire un futuro possibile per tutti. Abbiamo bisogno di riscoprire una dimensione di vita meno “frenetica” e più ricca di riflessione imparando a scorgere il “limite” di ogni cosa.  Scegliere tra bene e male, tra vita o morte è il percorso che da sempre attende l’uomo, sapendo cogliere dai limiti reali le prospettive in cui collocare il proprio cammino. Tutte le agenzie culturali sono interpellate da fatti come quelli di Corigliano, per rilanciare l’agire responsabile di un vivere relazionale, sociale, rispettoso ed equilibrato, autenticamente civile, capace di  costruire cammini di vita luminosi, sottraendoli alla facile tentazione di scelte affrettate, relative o, peggio ancora, strumentali ed asservite a logiche individuali ed egoistiche. E’ bello sfidare i nostri limiti per scoprire le potenzialità del vivere ma facciamo attenzione a non rimanervi imprigionati e derubati della nostra dignità di esseri umani>>. X Giuseppe Satriano -  Arcivescovo di Rossano - Cariati

di Redazione | 31/01/2015

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