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Macerata (Macerata) - Con una mostra e una giornata di studi Unimc celebra 45 anni di ricerche in Libia


Dal 1968 l’Università di Macerata, grazie all’impegno di Antonino Di Vita (foto) - nel 1962 Adviser del governo libico per le antichità della Tripolitania e poi, fino al 2011, professore di Unimc e fondatore del “Centro di ricerca e documentazione sull’archeologia dell’Africa settentrionale” - ha svolto scavi, ricerche e restauri monumentali in Libia, soprattutto nelle città di Leptis Magna e  Sabratha, in stretta collaborazione con il governo libico e con il Ministero degli Affari Esteri.   Proprio per celebrare i suoi 45 anni di attività archeologica in Libia, l'Ateneo ha organizzato  una mostra e una giornata di studi.   La prima, visitabile dal 12 al 24 marzo nella galleria Antichi Forni, è stata curata dalla professoressa Maria Antonietta Rizzo e dall’architetto Gilberto Montali, con il contributo del Dipartimento di Studi Umanistici di Unimc e del Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con Maceratarcheo e con la Biblioteca Statale di Macerata. L'inaugurazione si svolgerà mercoledì 12 marzo alle ore 18.30 e verrà preceduta dalla presentazione del libro di Liliana Madeo "I racconti del professore. Antonino Di Vita" alle 17 alla Biblioteca Statale di Macerata. Presenta il prof. Gianfranco Paci, direttore del Centro “Antonino Di Vita”.   Martedì 18 marzo, dalle 9.15 alle 18.30 in Aula Magna, invece, si svolgerà il convegno "Macerata e l'archeologia in Libia. 45 anni di ricerche dell'ateneo maceratese", Alle 12 il "Centro di ricerca e documentazione sull’archeologia", situato in vicolo Barnabiti, sarà ufficialmente intitolato ad Antonino Di Vita. Il Centro raccoglie migliaia di documenti, foto e disegni d’epoca ed è un indispensabile strumento di ricerca per chiunque si occupi dell’archeologia italiana in Africa. La collaborazione con la Libia ha riguardato anche progetti di formazione di archeologi e tecnici libici, che hanno partecipato a corsi di restauro e frequentato il Dottorato di Macerata, unico in Italia, sull’archeologia dell’Africa settentrionale.   L'attività di ricerca dell'Ateneo ha consentito la ricostruzione di alcuni tra i più importanti monumenti dell’intera Africa settentrionale: il grandioso Mausoleo B di Sabratha, che con i suoi 23 metri di altezza costituisce uno dei massimi esempi dell’architettura “barocca” tardo-ellenistica, scavato e rialzato fin dalle fondamenta dopo un lunghissimo lavoro di recupero dei blocchi crollati e dispersi su una vasta superficie; l’area sacro-funeraria di Sidret el-Balik, che con i suoi 180 mq di pareti affrescate, crollate nel terremoto del 365 d.C. e rialzate con un paziente lavoro di anni, con scene di città, animali domestici e feroci, cavalieri e cacce, amorini tra pergolati, costituisce il più grande complesso pittorico dell’Africa tardo-romana; il monumentale arco quadrifronte innalzato a Leptis Magna in onore dell’imperatore Settimio Severo e della sua famiglia (originari della città) e che finalmente, dopo lunghe e complesse opere di anastilosi e restauro, è stato portato a termine ed accoglie, così come nell’antichità, i visitatori all’ingresso della città. Molti sono poi stati gli studi dedicati a rendere noti alcuni tra i più importanti edifici delle città di Tripolitania scavati dagli Italiani prima della guerra, e tra essi i templi e gli edifici del Foro vecchio, l’arco di Traiano, l’anfiteatro e il circo di Leptis Magna, l’anfiteatro e le tombe dipinte di Sabratha. Alle tombe dipinte di Sabratha, patrimonio straordinario da tutelare e conservare, sono dedicati i più recenti interventi di restauro e valorizzazione tuttora in corso.

di Redazione | 08/03/2014

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