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Rossano (Cosenza) - Ss 106, i sindaci chiedono un confronto con la Regione


Ammodernamento e nuova Statale 106, chiesto un tavolo tecnico trattante alla Regione Calabria e al presidente Mario Oliverio. È necessario individuare, da subito, il bacino da cui attingere le risorse necessarie alla realizzazione dell’opera e stabilire insieme ad Anas un unico megalotto che comprenda l’intera fascia del basso Jonio cosentino da Sibari a Cariati. Data la rilevanza e l’urgenza della questione, sono stati chiesti tempi certi. Con il supporto autorevole dei rappresentanti politici regionali bisognerà promuovere un’azione forte di sensibilizzazione sul Governo centrale affinché si impegni ad inserire, nel piano prioritario degli interventi, la realizzazione della nuova arteria. Così come previsto nel progetto preliminare del 2001. I lavori di messa in sicurezza della “strada della morte”, in atto nel tratto ionico cosentino, ad oggi, si stanno rilevando peggiorativi rispetto alle esigenze della viabilità.   È quanto stabilito nel corso dell’assemblea dei sindaci dell’Area urbana Corigliano-Rossano, del basso Jonio e della Sila greca, convocati dal sindaco Giuseppe Antoniotti e riunitisi stamani (giovedì, 5 marzo) presso la sala Giunta del Palazzo di Città per discutere riguardo alle problematiche della Statale 106. Al termine del proficuo incontro è stato sottoscritto un documento unitario, che farà da corollario e presentazione al corpo delle delibere approvate dai singoli comuni che nelle prossime ore saranno inoltrate alla Regione Calabria, ad Anas SpA, al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e alla Commissione europea per le Infrastrutture.   Presenti al tavolo, oltre al primo cittadino di Rossano, per il Comune di Corigliano, l’assessore all’Urbanistica Raffaele Granata ed il consigliere comunale delegato alle problematiche della Statale 106 Antonio Ascente, i sindaci di Calopezzati - Franco Cesare Mangone, Cariati – Filippo Sero, Crosia – Antonio Russo, Mandatoriccio – Angelo Donnici, Paludi – Domenico Baldino, Terravecchia – Mauro Santoro, i rappresentanti delle Amministrazioni comunali di Bocchigliero e Longobucco, ed una rappresentanza dell’Associazione “Basta vittime sulla Statale 106”,  guidata dal presidente Fabio Pugliese.   Nei diversi e numerosi interventi che si sono susseguiti è emersa la necessità, non più procrastinabile, di avviare da parte dei quindici Comuni del comprensorio, con il supporto essenziale della Regione Calabria, un’azione di sensibilizzazione proficua, principalmente presso l’Unione europea ed il Governo centrale, affinché la realizzazione della nuova Statale 106 nel tratto ionico cosentino ritorni ad essere una priorità nel piano delle infrastrutture nazionali. Il confronto con le istituzioni regionali, nazionali ed internazionali europee – così come ha ribadito Antoniotti – servirà a formulare proposte modulate secondo i tempi necessari al raggiungimento dell’obiettivo che può e deve essere, appunto, l’ammodernamento di questa arteria, nel tratto compreso tra Sibari e Cariati e così fino a Crotone. Un impegno – ha aggiunto – nel quale coinvolgeremo anche i rappresentanti politici del territorio. Tra le necessità – ha aggiunto il sindaco di Cariati Sero – c’è anche quella di rimodulare i megalotti creandone uno che comprenda l’intero tratto del basso Jonio cosentino, così da poter dare un’idea più omogenea al progetto. Il primo cittadino di Crosia, Russo, in questo senso, ha ribadito inoltre l’essenzialità di studiare nel complesso il progetto preliminare di ammodernamento, ormai datato, così da poter chiarire gli aspetti urbanistici integrativi sopraggiunti negli tempo e pervenire, quindi, ad un prossimo tavolo trattante con Anas ed il Ministero, con un’idea progettuale concreta e attinente alle esigenze dei territori. Entrando nel merito dello stato attuale della principale arteria comprensoriale, il sindaco di Mandatoriccio, Donnici, ha invece puntualizzato come i lavori di messa in sicurezza avviati da Anas lungo la Statale 106 jonica, tra Sibari e Crotone, sono penalizzanti per il territori perché rallentano la mobilità, arrivando anche a danneggiare imprese ed attività di un comprensorio già economicamente fragile.

di Redazione | 06/03/2015

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