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Rossano (Cosenza) - Fecondazione assistita, il tema al centro del dibattito Ugci


“Sara: La maternità come dono di Dio”. L’effetto della “Visita divina” che rende fecondo l’amore coniugale rimasto fino a quel momento infecondo. Eva e Sara, le prime madri nella storia dell’umanità. Racconti 3nella Bibbia di donne liberate dalla sterilità, situazioni angosciose che l’intervento divino trasforma in esperienze di gioia. Questo il tema affrontato nel primo incontro formativo del nuovo anno dall’Unione Giuristi Cattolici Sezione di Rossano - che ha appena eletto il nuovo presidente, avv. Graziella Guido - alla luce delle recenti pronunce della Cassazione, che amplia il raggio di azione della Legge 40 e che ha reso possibile, anche in Italia, la fecondazione eterologa.   All’incontro, tenutosi presso il seminario Arcivescovile nel Centro Storico di Rossano sono intervenuti, oltre allo stesso neo Presidente Guido (foto), che ha relazionato sulla delicata tematica, dopo il saluto del presidente uscente avv. Michele Marincolo, l’Arcivescovo della Diocesi Rossano-Cariati, Mons. Giuseppe Satriano, al quale sono state affidate le conclusioni ed il consulente delegato Mons. Pino Mustaro che ha introdotto la giornata formativa. Al termine degli interventi è seguito il dibattito, che ha visto la partecipazione di molti soci, tra i quali la Docente del Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università della Calabria, Anna Lasso.   La maternità è un dono di Dio – ha esordito l’avvocato Guido dopo aver ringraziato i presenti, esprimendo soddisfazione per il nuovo incarico e per il grande lavoro svolto dal Presidente uscente - “Ho acquistato un uomo dal Signore” esclama Eva dopo aver partorito Caino e, con queste parole, il libro della Genesi (4.1) ci presenta la prima maternità della storia dell’umanità, appunto come momento di grazia e di gioia che scaturiscono dalla bontà del Creatore. La maternità di Sara, poi, viene presentata come frutto della misericordia di Dio che dona la vita al di là di ogni umana previsione, sottolineando l’effetto della “Visita divina” che rende fecondo l’amore coniugale rimasto fino a quel momento sterile. Ci sono altri racconti nella Bibbia di donne liberate dalla sterilità, situazioni angosciose che l’intervento divino trasforma in esperienze di gioia. Ciò che va sottolineato è che nel porre in primo piano la condizione di donna sterile, si vuole esaltare ancora di più l’intervento divino e soprattutto la totale gratuità della maternità appunto come dono. Se però nella prospettiva biblica l’idea di attendere un figlio è legata all’idea di Dio che benedice la coppia – ha evidenziato il neo Presidente dell’UGCI Rossano - oggi tutto è cambiato. E’ cambiato il concetto di famiglia, è cambiato il desiderio di un figlio. Purtroppo sovente il figlio non è più un dono ma un peso; per questo si decide di averlo in base al benessere economico o si decide di non averlo, oppure si decide che bisogna averlo in quel momento. In poche parole, spesso oggi si vuole controllare l’opera creatrice di Dio sottomettendola ai nostri desideri. Si sottolinea molto il concetto di “diritto ad avere il figlio” come se fosse  l’oggetto per la propria felicità e si calpesta il diritto del figlio alla vita e alla dignità della persona. Sostituire l’espressione l’amore coniugale con un’attività di tipo tecnico, di laboratorio equivale ad una sorta di produzione della persona. Solitamente poi, chi produce si sente anche in diritto di dare un giudizio sul risultato. La logica della “produzione della persona” è una distruzione della dignità della persona in quanto nega che ogni singola persona sia di una irripetibile preziosità. Dio ha creato l’uomo col compito di “dominare la terra”. In questa signoria rientrano anche la scienza e la tecnica che sono preziose alleate per l’uomo quando si pongono al suo servizio e ne promuovono lo sviluppo integrale a beneficio di tutti. Scienza e tecnica, quindi  dovrebbero essere al servizio della persona umana, dei suoi diritti inalienabili e del suo bene vero. A noi giuristi nonché ai medici, politici, in ragione del nostro ruolo, – ha concluso Guido - la Chiesa rivolge il suo appello affinché esercitiamo il nostro influsso positivo a che nella famiglia e nella società sia accordato il dovuto rispetto alla vita e all’amore. Scoprire di essere sterili arreca alla coppia un grande dolore e una infinita sofferenza. Il desiderio di maternità e paternità è strettamente collegato alla coniugalità. Qualora la scienza scopra situazioni di sterilità è giustificato il massimo impegno nella diagnosi e nella cura. Se tali interventi non sono sufficienti  sta alla nostra coscienza non ricorrere a tecniche che, dobbiamo ricordarlo, promuovono la vita ma ne uccidono e ne sacrificano molte altre.   Il tema oggetto del dibattito – ha detto la Dott.ssa Lasso nel corso della discussione seguita alle relazioni - ha notevoli riflessi etico-giuridici. Nelle Sacre Scritture la maternità si prospetta come dono che il Signore fa alla donna, la quale è chiamata all’amore profondo verso la propria creatura, al ricordo riconoscente di quanto concesso da Dio e al sentimento di pietà nei confronti del figlio. Il diritto non sempre offre risposte univoche rispetto all’esigenza, eticamente avvertita, di valorizzare a fondo il ruolo della madre nella società. L’interruzione volontaria della gravidanza – ha scandito - le sempre più moderne tecniche di fecondazione assistita e il diffondersi di pratiche come la maternità surrogata, dimostrano quanto sia necessario spostare la riflessione sul piano dell’accertamento della meritevolezza, alla stregua dei valori, degli interessi coinvolti. D’altro canto, però si registra un’apprezzabile tendenza del legislatore e dei giudici, i quali  affermano l’imprescindibilità del ricorso, in tema di maternità, ai principi fondamentali dell’ordinamento giuridico. Il rispetto della dignità – ha concluso la Docente dell’Unical - e la tutela della persona umana devono costituire i limiti alle distorte applicazioni della scienza.

di Redazione | 27/02/2015

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