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Pescara (Pescara) - Nasce il Comitato abruzzese “Vota sì per fermare il nucleare”


Obiettivo 25 milioni. Mentre il Comitato nazionale “VOTA SÌ per fermare il nucleare” lancia la sua sfida referendaria per portare al voto almeno 25 milioni di cittadini e far prevalere il sì, in Abruzzo si punta almeno a 600mila.   Con queste premesse è stata annunciata ieri alla stampa la costituzione del Comitato regionale referendario “Vota sì per fermare il nucleare”: una coalizione di oltre 25 associazioni che abitualmente – riferisce testualmente una nota -  si battono per la tutela del territorio, e che da oggi faranno fronte comune in vista del referendum del 12 e del 13 giugno 2011, in particolare per la voce che dà la possibilità di abrogare la norma per la “realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare”.   Inutile, rischioso e controproducente: sono questi i principi alla base del Comitato “Vota si per fermare il nucleare” che opererà per promuovere capillarmente sul territorio il diritto di partecipazione democratica a questa scelta del Paese. Secondo il comitato, infatti, il nucleare non serve all’Italia, dal momento che il Paese ha una potenza elettrica installata di più di 100.000 megawatt, mentre il picco di consumi oggi non supera i 57.000 megawatt.   Ma il nucleare non ridurrebbe neanche la dipendenza energetica dall’estero, perché l’Italia sarebbe costretta ad importare l’uranio, oltre alla tecnologia e ai brevetti. La scelta dell’atomo continua, poi, ad essere rischiosa: anche per i reattori di terza generazione EPR in costruzione sono emersi, infatti, gravi problemi di sicurezza, come hanno denunciato, a novembre 2009, le Agenzie di Sicurezza di Francia, Regno Unito e Finlandia. Senza considerare che ancora non è stato risolto il problema di dove depositare in modo sicuro e definitivo le scorie. L’energia nucleare è infine costosa e controproducente per le tasche dei cittadini e per l’economia del Paese. Per tornare all’atomo, infatti, bisognerebbe ricorrere a fondi pubblici e garanzie statali, quindi alle tasse e alle bollette pagate dai cittadini. Tutte risorse importanti, sottratte ai finanziamenti per la ricerca, per l’innovazione tecnologica, alla diffusione dell’efficienza energetica e le energie rinnovabili, quindi ad investimenti più moderni e incisivi da un punto di vista ambientale e occupazionale. Secondo il Comitato non c’è bisogno di nuova energia nucleare, ma semplicemente di incentivare la crescita delle fonti rinnovabili in sostituzione di quelle fossili: solo con la nascita di una vera e propria rivoluzione energetica, capace di contrastare i cambiamenti climatici, di innovare processi e prodotti sarà infatti possibile dare risposte concrete alla crisi economica.

di Redazione | 25/03/2011

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