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Cosenza (Cosenza) - È il cortometraggio di Alessandro Sammarra il migliore realizzato sulla leggenda di Alarico


Tutti apprezzabili e realizzati con grande impegno e professionalità ma, come in ogni competizione, alla fine uno solo vince. È l’Alarico di Alessandro Sammarra ad aggiudicarsi il primo premio (seimilacento euro) del concorso “Ho visto un Re Corto”, che ha portato sul tavolo della commissione – presieduta dalla dirigente Maria Rosaria Mossuto – sette cortometraggi di altrettanti registi-videomakers cosentini, dedicati alla figura leggendaria del re goto. Si è consumata così alla Casa delle Culture l’ultima manifestazione organizzata nell’ambito delle iniziative bruzie per celebrarne i 1600 anni dalla morte. Non ha fatto mancare la sua presenza l’assessore allo spettacolo Francesca Bozzo che ha ripercorso le tappe del progetto, avviato nell’estate del 2010 con il Festival delle Invasioni, per concluderlo con un filmato che, in assenza di altri materiali, rimanga comunque come primo capitolo di un racconto su un momento della storia del nostro territorio avvolto dalla leggenda. Nelle parole di Antonello Antonante, componente di commissione insieme alla dirigente del servizio spettacolo Giuliana Misasi, la motivazione per la quale Alessandro Sammarra ha avuto la meglio sugli altri sei partecipanti, che menzioniamo tutti: Fabrizio Nucci, Alessio Gioia, Antonietta Fabiana Lupo, Luigi Simone Veneziano, Orazio Garofalo e William Gatto. Il corto di Sammarra, nella valutazione della commissione, risponde in maniera efficace ai tre punti dell’art. 1 del bando, ovvero tema della sceneggiatura, ambientazione e genere cinematografico al quale attenersi.  E ancora, si legge: “Un viaggiatore del tempo e dello spazio ci guida e ci accompagna in visita ai luoghi, alla storia, alla poesia della città. Immagini del MAB introducono e collegano la città nuova al centro storico, testimoniandola continuità della tradizione culturale di Cosenza. L’immaginario collettivo riaffiora dalle acque dei fiumi, dagli scorci di antiche mura, da viottoli scoscesi, da panorami familiari, conosciuti, ma sempre nuovi e che ci permettono ad ogni nuova visione di riscoprire nuove emozioni. Sono mute le pietre, ma ricordano, ri-narrano un passato che deve e può indicarci nuovi e migliori sentieri da ri-percorrere nel presente, oggi, e nel futuro, domani. Alarico e la sua eredità”. Nel corso della manifestazione è stata anche presentata l’ultima fatica letteraria di Bruno Castagna che, negli anni, ci ha regalato volumi interessanti, in particolare sulla figura di Alfonso Rendano. Questa volta Castagna si è lasciato affascinare dalla figura di Alarico che gli ha ispirato un bel racconto, “una biografia con le regole del verosimile – scrive lo storico Martirano nella prefazione -  che in mancanza di una documentazione dell’epoca diventa la più attendibile”.

di Redazione | 21/02/2011

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