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E’ solo dalla profonda conoscenza, attuale ma anche storica, di ciascun territorio che può nascere un buon Piano strutturale comunale, uno degli strumenti urbanistici previsti dalla legge regionale n. 19 del lontano 2002. Su questo punto, nei giorni scorsi alla Casa delle Culture, ha incentrato la propria relazione l’architetto Saverio Putortì, Dirigente del Dipartimento Urbanistica e Governo del Territorio della Regione Calabria, aprendo i lavori del Laboratorio urbanistico, dopo il saluto dell’Assessore comunale all’Urbanistica Domenico Genise. “La legge regionale è arrivata tardi rispetto al resto d’Italia –ha detto Putortì-  Ciò nonostante, a distanza di nove anni, solo tre o quattro Comuni hanno prodotto un PSC, evidenziando peraltro grossi problemi interpretativi. Questo perché la legge, molto innovativa rispetto al vecchio Piano regolatore, è stata catapultata sul territorio senza prima essere spiegata, discussa, condivisa.” E che l’argomento sia di grande interesse lo ha testimoniato la Sala Gullo gremita da rappresentanti dei Comuni dell’area vasta, da tecnici, da esponenti della Sovrintendenza ai Beni Archeologici e degli Ordini professionali. Ristabilire il necessario collegamento tra Regione e Comuni è, dunque, l’obiettivo primario dei cinque Laboratori urbani che l’Assessorato regionale all’Urbanistica e Governo del Territorio ha organizzato in collaborazione con le città capoluogo per raggiungere tutti i soggetti interessati, ascoltarli, gettare le basi perché ognuno sia messo in grado di svolgere un buon lavoro. “Unico responsabile del PSC – ha sottolineato Putortì- sarà il Comune la cui autodeterminazione però dovrà essere supportata dalla capacità di fare le scelte più opportune.” “Il mio sogno – ha continuato l’alto dirigente- è che tutti i territori calabresi avanzino in maniera omogenea. Tutti i Comuni vanno messi in condizione di applicare correttamente e uniformemente la legge. Indicare le strategie forti da seguire spetta ai politici, i quali però potranno svolgere il loro compito solo se la dirigenza svolgerà puntualmente il proprio ruolo. Il nostro Dipartimento ha così istituito una Commissione formata non di consulenti ma di soggetti attivi sul territorio in quanto rappresentativi degli uffici tecnici dei cinque capoluoghi, con i quali si  è deciso di dar vita ai seminari”. Putortì è quindi arrivato al cuore del suo intervento.  “Per fare un buon lavoro – ha sostenuto- non si può prescindere dalla conoscenza storica del territorio, specialmente in una regione ricca di centri antichissimi che sono stati culla della Magna Grecia. Quindi, nella pianificazione diventa essenziale la figura del conservatore dei centri storici.” In conclusione, partendo dalla conoscenza del territorio e dall’ascolto della comunità  ciascun Comune potrà consapevolmente modulare il proprio Piano strutturale, che fra i suoi vantaggi ha quello di non condizionare la vita di una città per decenni come accadeva con il Prg, ma va periodicamente rivisto attraverso strumenti quali i Piani operativi temporali ed altri accorgimenti previsti dalla legge. Dopo la relazione dell’arch. Putortì, il tema della conoscenza e del valore del patrimonio storico da salvaguardare è stato ripreso dalla Dirigente del Settore Urbanistica del Comune di Cosenza Sabina Barresi che ha ringraziato tutti i Comuni che hanno accolto il suo invito a partecipare,  esortandoli a far sì che “le identità culturali uniche di ciascuno possano diventare valore comune per tutta la Calabria.” I lavori continuano con la presentazione dei documenti tecnici: il documento preliminare al PSC di Cosenza,  la Carta Archeologica della città, Servizi geomatici e telematici della Regione Calabria,  i PSC di Montalto Uffigo, Castrolibero e Rende, i PSA (Piani in forma associata) della Sibaritide e dell’Alto Jonio cosentino. Nel pomeriggio ci sarà anche il dibattito.