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Milano (Milano) - “L’INTERVENTO” Principia Bruna Rosco: Presentato il libro di Michele Ianne, “Non c’e’ niente da ridere. E’ tutto vero”


<<Lo scorso 5 dicembre, presso la prestigiosa Università Unitre – Milano di Via San Calocero n.16 in Milano, sono stati presentati diversi libri e, tra questi, “Non c’è niente da ridere. E’ Tutto vero” di Michele Ianne. Prima di parlare del libro, mi corre l’obbligo di far conoscere l’autore, il quale, non è solo scrittore, ma un personaggio del nostro tempo. Ho incontrato il Generale Michele Ianne ad una interessante mostra di pittura della nota artista Lilly Nardi, ora sua moglie, tenuta nel prestigioso Palazzo Cusani nei locali del Circolo Ufficiali di Presidio dell’Esercito di Milano, voluta dal Comandante l’Esercito Lombardia Generale di Brigata Camillo de Milato.  L’incontro è stata un’occasione per togliere il velo dei vincoli sociali e culturali tra il Mondo Civile e quello delle Forze Armate, che ora sono definite Forze di Pace, per favorirne l'integrazione, indispensabile per una reciproca conoscenza ed una proficua collaborazione. Ma chi è Michele Ianne? Michele Ianne è nato a Venezia da genitori calabresi. Conseguita la maturità classica al liceo “Marco Polo”, ha lasciato la città lagunare nel 1955 per intraprendere la carriera militare nell’Esercito. Ha frequentato l’Accademia di Modena (’55-’57) e svolto il suo servizio, prevalentemente, nelle unità e nei comandi operativi del nord-est (’60-’70); successivamente, in vari istituti di formazione professionale delle Forze Armate, presso lo Stato Maggiore della Difesa ed il Centro Alti Studi della Difesa. Laureato in Scienze Strategiche presso l’Università di Torino si è congedato con il grado di Generale di Divisione. Di certo è uomo non comune, con un carattere gioviale derivato dall’esistenza spesa brillantemente nell’Esercito Italiano dove ha fatto una sfolgorante carriera e dove la sua vita ha acquisito senso e vigore. La sua missione di vita si è estrinsecata nel mondo militare ma, nella sua poliedrica potenza, avrebbe potuto fare benissimo qualsiasi cosa perché nella sua natura c’è la gioia di vivere. Con la pubblicazione di questo interessante libro: “Non c’è niente da ridere. E’ tutto vero” Editrice TOTEM, Michele Ianne, che è al suo esordio letterario, si è inserito alla grande nel mondo della cultura e della scrittura perché apprezzato dalla critica e dai lettori per la maturità e ricercatezza di scrittura. Il mio cuore e la mia mente sono rimasti favorevolmente colpiti da questi ironici ventitre racconti che viaggiano tra autobiografia e fantasia, dove l’autore mostra i rituali della nostra società contemporanea, centrando uno sguardo acuto – da generale – sul Mondo. E’ un Mondo denso di fibrillazione esistenziale, mai sottomessa, rassegnata, disperata, ma dove si sente intensamente la “voce” dell’essere umano, di uomini messi di fronte a se stessi, non onnipotenti. Dalla sua penna fluiscono domande colme di appaganti risposte che donano certezze e, ogni “scena” descritta, costituita da situazioni di ogni giorno, viene fissata profondamente, facendoci partecipe della sua esistenza. E’ la narrazione di un uomo che ama l’uomo, di un uomo e scrittore che ha raggiunto il livello di consapevolezza umana e intellettuale, che si avvicina alle persone con rispetto, anche per il tramite della scrittura. Infatti, sfogliando questo libro si sente forte e chiaro il messaggio che lo sospinge verso gli altri esseri umani. Il suo piacevole filosofare suscita uno stupore incredibile perché dentro vi si trova l'insopprimibile spontanea necessità di estrinsecare la sua volontà felice, che sembra non conoscere la tristezza. Il libro, suggestivo e spiritoso, nel quale ognuno si ritrova, ci fa sorridere dal primo racconto all’ultimo, richiamando le atmosfere che ha saputo dare il grande Giovannino Guareschi. Il senso delle sue autocritiche – chiaramente indicate nel titolo - ci seducono e ci stupiscono per spontaneità, autenticità, eleganza e sobrietà di stile e linguaggio che si fondono mediante un lessico preciso, puntuale e spiazzante, ma sempre con composta esposizione dei fatti, dove si evince la curiosità, vi troviamo l’anima, la sensibilità e l’acutezza dell’Autore, ma anche il suo percorso culturale. L’autore, come testimone della storia, rappresenta la cultura, l’educazione, l’economia, il senso del tempo; il tutto lo descrive con il sorriso, con l’autoironia, la saggezza, soffusi di freschezza e con la simpatia della sua anima. Nella sua mente c'è stato un lavorio lungo con uno squisito invito ad amare il prossimo con la gioia e con il dolore, con l'attesa e con la perdita e, pertanto, ha generato composizioni con grande intelligenza logica e rigore metodologico dove si sentono, forti e chiari, gli urli cromatici dei suoi sentimenti. Nell’andamento narrativo, l’autore, si mette in gioco nella sua totalità di uomo e di letterato, pertanto, le metafore, le allusioni, seppur messe di fronte a una valanga di naturalezza, non disdegnano il lirismo aulico per giungere al massimo della comunicabilità. C’è da sottolineare che questo libro ha una forza abbastanza strana, in qualche modo trasmette la catarsi individuale nell’evoluzione positiva, mantenendo validi gli aspetti dei contenuti sempre equilibrati pur nelle svariate situazioni della narrazione. Nei racconti, filtrati dal suo sguardo obiettivo nella soggettività dell’argomento, passano i fotogrammi della sua vita e del tempo che scorre. I pensieri della memoria sensoriale sono tratteggiati con poche rapide, immediate, essenziali parole dallo stile sobrio e perfetto. La reinvenzione delle esperienze da lui vissute, pertanto, si alimentano di odori, sapori, suoni, impressioni viste, toccate, sentite, percezioni realistiche valorizzate dal ritmo compiacente della descrizione logica e naturale, mai fine a se stessa. Questi racconti, che si possono definire a grappolo, contengono la spontaneità del flusso della memoria funzionale allo spessore del libro, dove ogni frammento è narrato coinvolgendo il lettore senza mediazioni superflue che ricreano la situazione di vita e, pertanto, ogni episodio è il frammento di un tutto che acquista un senso nell’intero tramite tasselli armonizzanti tra loro per lo stile e per il contenuto. Si può parlare di un “intero” che diventa opera musiva quando la narrazione, seppur frammentata in racconti, costituisce un continuo come questo libro che ha scritto Michele Ianne. L’originalità dell’opera sta nel fatto che l’autore ha raccontato aneddoti del passato, attualizzandoli, per trovare in quel vissuto un significato concreto, particolare e universale come valore in sé e con il desiderio di volerli fermare per eternizzarli nella memoria storica, senza rimpianti nè rammarichi.  Per effetto dei suoi personaggi e di ciò che trasmettono, trovo che Michele Ianne abbia scritto qualcosa più di semplici racconti, essi ci offrono il “codice” per essere autocritici e ridere delle nostre debolezze. Michele Ianne, dunque, ha un personalità creatrice dove racchiude un nucleo irripetibile, un valore e una vocazione per il futuro. E allora ci chiediamo quanti altri tesori tiene nascosto nel fondo dello scrigno segreto della sua mente? Sbirciando nella sua mente, ho “visto” che si sta dedicando alla stesura di un nuovo e divertente libro e, presto, lo leggeremo totalmente sbocciato nel presente e nel futuro, ma sempre scritto con lo sguardo che sorride alla vita che cresce, che avanza in ogni angolo della sua memoria e che ci fa capire di spendere bene la nostra vita. Altra nota bella, degna di attenzione, è la stupenda opera pittorica riprodotta sulla copertina del libro “La tempesta” dipinta dalla famosa pittrice Lilly Nardi>>. Principia Bruna Rosco      

di Redazione | 15/01/2011

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