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Crosia (Cosenza) - Enciclica papale “Caritas in veritate”, relazione magistrale del Vescovo di Noto al Circolo culturale


Ha suscitato vivo interesse l’incontro tenutosi presso il Circolo Culturale di Mirto sull’enciclica di Benedetto XVI  “Caritas in veritate”. Dopo i saluti di Franco Rizzo, Presidente del Circolo, e l’introduzione musicale del pianista Giuseppe Madeo, il coordinatore dell’incontro, Iginio Carvelli, scrittore e poeta di Scandale, ha presentato il relatore  della serata, mons. Antonio Staglianò, Vescovo di Noto (SR), ricordando tratti del suo ampio curriculum - lauree in teologia ed in filosofia,  docenza presso l’Istituto Teologico Calabro e la Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, teologo consulente della Cei - e la sua attività di saggista, scrittore e poeta. Carvelli ha anche sottolineato come l’enciclica, oggetto della discussione, cerca di risolvere la dicotomia fra questione economia e questione sociale, da sempre in conflitto. Mons. Staglianò ha approcciato l’argomento in modo molto originale richiamando i grandi temi contenuti nella lettera di Benedetto XVI con palpitanti riferimenti al vissuto quotidiano delle nostre Comunità. Dopo aver osservato che la crisi attuale va oltre l’economia perché è anche e soprattutto crisi culturale, etica, umana, ha denunciato i comportamenti barbari di tanti attori umani verso altri esseri umani e si è detto contento che al centro dell’incontro sia stato posto il tema del “bene comune” e della “giustizia”. Ha quindi notato come oggi parole come giustizia, amore, pace sono pronunciate da tutti, ma spesso restano termini vuoti ed evanescenti perché non tradotti in decisioni ed azioni concrete. Conseguenza questa anche del tramonto delle ideologie che ha provocato un grave decadimento ideale e culturale. Mons. Staglianò, definita la giustizia come “il dare a ciascuno il suo”, si è poi chiesto: ma oggi che cosa è “il suo di ciascuno”? La risposta, ha continuato il Presule, ce la dà l’enciclica nei suoi vari passaggi a cominciare dalle cose più elementari, come ad esempio, l’acqua per continuare con la diffusione solidale delle conoscenze scientifiche necessarie per  la difesa della vita in tutte le sue varie fasi ed il rispetto della dignità del lavoro umano. Ha quindi concluso affermando che l’umanità risplende nel dono e nella gratuità e quindi all’interno di una logica di fraternità, di solidarietà  e di sussidiarietà, che va impiantata nei processi economici se veramente si vuol perseguire lo sviluppo integrale dell’uomo. Sviluppo integrale che comunque non può realizzarsi escludendo Dio ma solo in un proficuo intreccio fra fede e ragione. Paolo Tramonti, segretario generale di CISL-Calabria, ha osservato che la crisi odierna è dovuta all’imperversare di una finanza senza regole, mentre l’economia reale è stata imbrigliata in mille orpelli che la hanno affaticata fino all’asfissia. Ha poi notato che nell’ambito della responsabilità sociale dell’impresa vanno corrette le distorsioni generate da mobilità e precarietà disordinate, riorientando il tutto verso “il bene comune”. Rosario Branda,  direttore di Confindustria Cosenza, ha suo malgrado dovuto confessare che l’impresa sta mutuando dalla politica tanti vizi che non le erano propri e che le stanno facendo perdere il senso del “bene comune”. Si collabora poco e, nella crisi, spesso le aziende più forti giocano imprudentemente in proprio così indebolendo le aziende più deboli – vedi i ritardati pagamenti delle forniture – con la conseguenza di un generale indebolimento del sistema nel quale, alla fine, perdono tutti. Il parlamentare Cesare Marini, infine, ha voluto distinguere fra i comportamenti poco etici delle grandi imprese, che mirano solo al profitto, e quelli dei piccoli imprenditori che vivono l’azienda come una famiglia. Ha quindi affermato che l’etica è essenziale per una buona politica, che, altrimenti, diventa un’inutile ripetizione di atti autoreferenziali. Ha concluso osservando che, dopo la “Rerum Novarum”, la più significativa e lungimirante delle encicliche sociali della Chiesa resta la “Populorum Progressio” di Paolo VI, mentre la “Caritas in veritate” può essere considerata una summa del pensiero già organicamente esposto da Paolo VI e da Giovanni Paolo II. Ha concluso la serata un puntuale intervento, sui passi più significati dell’enciclica, di Antonio Romano, Presidente dell’Azione Cattolica di Mirto.  

di Redazione | 12/04/2010

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