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Mandatoriccio (Cosenza) - Abbiamo visto il Signore!


di DON MICHELE ROMANO - Il Vangelo di questa II Domenica di Pasqua (Gv 20, 19-31), racconta che Gesù apparve in mezzo ai suoi nel Cenacolo, entrando a porte chiuse (esclusivo di Giovanni), in quanto temevano di subire rappresaglie, e per questo vivevano nel terrore. Il saluto Messianico che rivolge loro: "Pace a voi" (v 19), è espressione comune presso gli Ebrei, ma qui acquista un significato particolare: è l'augurio della Salvezza, operata dal Redentore. Il Vangelo, poi, si conclude, specificando lo scopo a cui mira: "Perché crediate che Gesù è il Cristo, il figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome" (v 31). Con la sua Risurrezione, Gesù ha mostrato di essere vero Dio, Signore della vita e della morte. Il Risorto, poi, affida ai suoi discepoli, la missione di essere suoi messaggeri, come Lui lo è stato del Padre (v 21). Per questo, vista l'importanza di questa "Missione", sarà sigillata col dono dello Spirito Santo: "Soffiò..." (v 22). Questo "soffio" (la "Rùah Jahvè"), richiama l'azione creatrice di Dio, quando "soffiò" nelle narici di Adamo, l'alito della vita (Gen 2, 7). Anche nel libro di Ezechiele, troviamo un parallelo: lo Spirito di Dio, darà vita alle ossa aride, soffiando su di esse (Ez 37, 9). Con questo Dono, lo Spirito Santo, che li consacra alla Missione, i discepoli ricevono anche il potere di rimettere i peccati: "A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati, a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati" (v 23). Giovanni, dopo aver descritto il primo incontro di Gesù con i suoi, la sera di Pasqua, si premura di precisare che: "Tommaso..., non era con loro quando venne Gesù" (v 24). A quest'uomo molto semplice (per questo, detto "Dìdimos") e concreto (vedi paralleli di Gv 11, 16; 14, 5), gli parlano di Gesù Risorto, ma lui vuole essere sicuro di persona: "Se non vedo e non tocco, io non credo" (v 25). Otto giorni dopo, Gesù esorta Tommaso, non senza un velato rimprovero (perché la vera fede, dovrebbe prescindere dal vedere e dal toccare!), lo invita a toccare le sue ferite, perché possa credere. Questa esortazione a "non essere incredulo, ma credente" (v 27b), trova la risposta nella meravigliosa "professione di fede", di Tommaso, che riconosce in Gesù il Signore Dio: "Mio Signore e mio Dio" (v 28). San Tommaso d'Aquino, la definirà: la più alta professione di fede nella Resurrezione, di tutto il Nuovo Testamento. Lo stesso aggettivo "mio", davanti a Signore e Dio, denota un accento di amore e di appartenenza. Le ultime parole di Gesù: "Beati coloro che pur non avendo visto, crederanno" (v 29), costituiscono il vertice delle Apparizioni del Risorto, perché il messaggio di questa, che è definita la "nona Beatitudine", è importante per tutti i cristiani di tutti i tempi. Ma, ahimè, quanti Cristiani, ancora oggi, purtroppo, cercano con una frenesìa insaziabile: apparizioni, prodigi, messaggi celesti! Dio si è manifestato in modo autentico nella Sacra Scrittura, e così come insegna la "Dei Verbum": Non dobbiamo aspettare nessun'altra rivelazione pubblica, prima della venuta finale del Signore (DV, 4). Infine, ricordiamoci, che questa Domenica, completa l'Ottava di questo Tempo Liturgico (è una delle due "Ottave", insieme a quella di Natale), e per volontà del Papa, San Giovanni Paolo II, viene chiamata Domenica della "Divina Misericordia" (vedi la sua Enciclica: "Dives in misericordia!"). Questa parola "Misericordia", proviene da due parole della lingua latina: "Miser" e "Cor", a dire che, Dio accoglie la nostra "Miseria", frutto del Peccato, nel suo "Cuore" di Padre, di cui Gesù è la massima espressione: "Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (Gv 3, 16a), affinché, grazie alla sua morte, noi fossimo salvati: "Per riscattare lo schiavo ai sacrificato il tuo Figlio ("Exsultet" della Veglia Pasquale). Ci separano, ormai, circa 50 giorni dalla Pentecoste, che sia il tempo opportuno per la nostra Riconciliazione con Dio, approfittando della Confessione, accogliendo così, il "potere di perdonare i peccati", che il Signore Risorto ha affidato alla sua Chiesa. È il modo migliore, per recarci alla fonte stessa, della Divina Misericordia! Anche noi siamo invitati, ogni qualvolta partecipiamo alla santa Eucarestia, a ripetere (nel silenzio del nostro cuore!): "Mio Signore e mio Dio", perché tramite questa professione di fede: alta e sincera, riconosciamo Gesù: il Cristo e il Figlio di Dio, e "perché credendo, abbiamo la Vita nel suo nome! Auguro a tutti, una serena e Santa Domenica.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 07/04/2024

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