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Mandatoriccio (Cosenza) - 42 - Parabola della vite e dei tralci


di DON MICHELE ROMANO - Questa Parabola "Della Vite e dei Tralci", riportata nel Vangelo secondo Giovanni (15, 1- 11), ci rimanda all'immagine della "Vigna" che ha molte radici bibliche, ed è impiegata abitualmente nell'Antico Testamento, per simboleggiare l'azione di Dio sul Popolo eletto, paragonato spesso ad un Vigneto, che viene curato da Dio con grande attenzione, al fine di produrre "vino buono" per la Salvezza. Nella Sacra Scrittura, la Vite è simbolo della vita stessa, significa: abbondanza, prosperità, sacrificio, fede, ma anche saggezza. Oggi è la Chiesa la Vigna del Signore, i servi mandati dal Padrone (Dio), sono i Profeti inviati da Lui, mentre il figlio è figura di Gesù. In questa similitudine della Parabola, Gesù afferma qualcosa di rivoluzionario: "Io sono la Vite..., voi i Tralci - siamo, cioè, prolungamento dello stesso ceppo, siamo composti della stessa materia, come gocce dell'oceano, come il respiro nell'aria.
Gesù-Vite, spinge incessantemente la linfa verso l'ultimo mio tralcio, che io dorma o vegli, perché vuole che io sia sempre più vivo e fecondo. Un Dio meraviglioso, questo Padre "Vignaiolo", un Dio che si fa contadino, che mi circonda di tante cure ed attenzioni. Tuttavia, non impugna lo scettro, ma la zappa; non siede sul Trono, ma sul muretto della Vigna! E poi, nella sua infinita Sapienza, ogni tralcio che porta frutto (Lui sa riconoscerci, ed ha fiducia nelle nostre potenzialità), "lo porta, perché porti più frutto" (v 2b). La potatura, tanto spesso necessaria, proprio come "il fuoco per purificare l'oro, sul momento provoca una grande sofferenza (lo stesso tralcio "piange", e le sue lacrime sono le gocce di linfa che fuoriescono dopo il taglio!), ma Dio sa, che tutto questo è un "dono" per la Vite. Il vero obiettivo di Dio, è togliere il superfluo nella nostra vita, e dare forza; ha lo scopo di eliminare il vecchio, e far rifiorire quanto di più bello e promettente pulsa in ognuno di noi. Tra il ceppo e i tralci della Vite, la comunione è data dalla linfa che raggiunge anche la punta dell'ultima foglia. Così nel mondo, c'è bisogno di questo Amore, che deve circolare lungo i ceppi di tutte le Vigne (i Popoli), nei filari di tutte le esistenze, per far ripartire e dare speranza, a tante famiglie e persone che hanno bisogno di ripartire e rifiorire. G. Vannucci, ha scritto: "Siamo immersi in un oceano di amore e non ce ne rendiamo conto!" Dio è sempre una sorgente inesauribile, a cui tutti possiamo attingere, sicuri che non verrà mai meno. È commovente pensare anche alla grande umiltà di Dio: Noi abbiamo bisogno di Dio (la Vite), ma anche Dio (E a pensare che Lui è il Signore, Padre, e Creatore di tutto!), ha bisogno anche di noi (i Tralci), per portare frutti! Ma occorre sempre restare "innestati" a Cristo, da cui prendiamo la nostra linfa vitale, senza la quale siamo tralci secchi ed inutili: "Chi non rimane in me viene gettato via..., poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano" (v 6). Se invece "rimaniamo" veramente in Gesù, allora la linfa del nostro Amore, raggiungerà anche i nostri fratelli (tralci della stessa Vite), come dono e come servizio. Questa è la gloria del Padre: "In questo e glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli" (v 8). E altrettanto significativo, che il brano di questa Parabola, inizi proprio con la solenne affermazione: "Io sono": Soggetto (Io) e Verbo (Sono), che ci richiamano il nome di Dio: Jahvè ("Io Sono": "Colui che fa essere", il "Realizzatore"). Nella mia vita, questo nome di Dio: "Jahvè - Io Sono", che nella Bibbia è ripetuto all'infinito, l'ho sempre raffigurato al tronco di un grande Albero, da cui partono tanti rami, che rappresentano la ricchezza delle infinite e maestose qualità di Dio: "Io Sono il Signore; Il Dio vivente; Il Signore degli eserciti; il Santo: l'Altissimo; l'Onnipotente! Lo stesso Gesù, arriccherà "l'Io Sono", di altri titoli ed attributi: L'Emmanuele; il figlio di Dio e Figlio dell'uomo; il Messia e il Maestro; la Via, la Verità e la Vita, ecc.! 
Ed infine, riflettiamo sui due Verbi, che si ripetono con molta frequenza, in questa Parabola": "Portare frutto", e "Rimanere"!
Tra loro sono interdipendenti, ovvero, solo "rimanendo", è possibile "portare frutto". Gesù collega questo verbo "rimanere", a quella particella "in me" (v 7a) Allora mi chiedo: ma io sono "in", cioè, sono dal di dentro, nella relazione con Dio, vivo nella continua e profonda ricerca del Signore, oppure sono "al di fuori", in una vita caratterizzata dalla superficialità e quindi lontana da un rapporto di intimità con Lui? Faccio spazio all'ascolto della sua Parola? Mi lascio trovare nella Preghiera, voce del Signore che mi parla sempre con premura, e amore di Padre? Se il Signore dice: "Io sono", non è per umiliarci, ma è per dire ad ognuno di noi: Anche "Tu sei"...: Sei il mio capolavoro nel Creato, il Tralcio che nutro con la linfa della mia Parola e dell'Eucarestia, sei la persona per cui ho dato la mia vita per la tua Salvezza. Ora aspetto che tu "porti i frutti in ogni opera buona" (Col 1, 10). Pertanto, non deludere le mie aspettative: "Egli aspettò che producesse uva, ma essa fece uva selvatica" (Is 5, 2). impariamo allora a Pregare, in modo nuovo, dicendo: Signore, "Tu sei"... tutto per me!" Giunga a voi tutti, l'augurio di una serena giornata.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 23/11/2023

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