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Mandatoriccio (Cosenza) - 41 - Parabola del chicco di grano


di DON MICHELE ROMANO - Questa Parabola "Del Chicco di Grano", narrata nel Vangelo secondo Giovanni (12, 24- 26), ci parla della "Necessitas" della Passione e Morte di Gesù, e della sua Croce: "Se il chicco di grano caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (v 24). La sua Morte, è una "semina", nella quale il "seme" (Gesù), è caduto a terra, è stato sotterrato, ma ha dato origine a una nuova pianta (la Chiesa), che moltiplica i semi nella spiga. Gesù "legge" così, la propria morte e desidera che anche noi, uomini e donne alla sua sequela, sappiamo "morire" a noi stessi, sotterrando i nostri orgogli e protagonismi, fino a "scomparire", per portare frutti copiosi. La morte del seme, obbedisce ad una legge biologica, ma è altresì, anche il segno di ogni esperienza spirituale: la vera morte, è la sterilità di chi non sa donare, di chi non spende la propria vita per gli altri, ma vuole conservarla gelosamente ed egoisticamente, con risultato di "rimanere solo" (v 24c). In uno sguardo d'insieme, notiamo anche, che quasi tutte le Parabole di Gesù, da attento osservatore, sono ispirate alla natura: ha parlato di vite e di tralci, di vigna, di gregge, di seme, di spighe, di tramonti, di pioggia, di alberi, di fiori dei campi, di uccelli, ecc. Era il mondo in cui si è "Incarnato", e dal quale ha saputo cogliere lo spunto ideale, per i suoi tanti insegnamenti. Ma soprattutto, ha saputo cogliere la logica nascosta nella Natura: il nascere, il maturare, il fruttificare, il morire, il ricominciare!
È sempre la logica del "ripartire", che permette di rinnovare e prolungare nel tempo, la Vita su questa terra. Tuttavia, premessa al "rinascere", si impone il "Morire": occorre un "sacrificare", per avere una nuova realtà: così è per il Bruco, che muore perché nasca la farfalla; così è per la Vite nella potatura, che dà nuova energia ai tralci; così è per i semi, che marciscono, per avere vita moltiplicata. Sicuramente Gesù, tante volte avrà visto i contadini, spargere nei campi, semi di grano, la lenta maturazione degli steli, i campi dorati di spighe, i giorni dedicati alla mietitura. Quante volte avrà posato lo sguardo, ammirandone la bellezza dei vari momenti della crescita. E' così che, poi, ha assunto la legge di Natura: "del morire e rinascere", e l'ha fatta propria: "Il seme se muore..., produce molto frutto" (v 24b). lo dice immedesimandosi nella logica del seme, e la sua stessa Missione, è "gettare il seme" del Vangelo.
E questo, Lui lo fa a piene mani, dovunque passa, chiunque incontra (anche nel cuore della Samaritana, che lo ha "accolto"), perché il "Seme" della Parola di Dio, se trova il terreno adatto (un cuore disponibile!), produce molto frutto. L'immagine cara a Gesù, è quella della spiga di grano  carica di chicchi...! "Chicco e Spiga", sono inseparabili: Lui è il -"Chicco", che muore, per divenire "Spiga" che sazia! È qui che Gesù trova il "simbolo", per descrivere la sua Missione, ed il senso della propria vita, nei due punti focali della Parabola: Il produrre molto frutto; e il trovare la Vita eterna! Il "Seme" che sprofonda nell'oscurità della terra, dai primi Padri della Chiesa, è stato interpretato, quale allusione simbolica all'Incarnazione del Figlio di Dio. Come, infatti, sembra che nel terreno, la forza vitale del seme sia destinata a perdersi, perché il seme marcisce e muore, ma ecco che c'è poi la sorpresa della natura: solo quando in estate biondeggiano le spighe, viene svelato il segreto profondo di quella morte; così Gesù, sa che la morte, sta per incombere sulla sua persona, ma per Lui contiene una forza segreta, tipica del parto, un mistero di fecondità e di vita. In questa ottica, comprendiamo la sua espressione: "Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna" (v 25). Chi pensa "di amare la propria vita", come una fredda proprietà, da vivere nel proprio egoismo, è come un seme chiuso in se stesso, e senza prospettive di vita. Chi invece "odia la sua vita", (un'espressione semitica alquanto incisiva!), per indicare la rinuncia a realizzare unicamente se stessi, facendo della propria esistenza, una "donazione" agli altri, solo così la vita acquista valore ed è creativa, fonte di gioia, di vita, e di pace! In fondo, è questa la realtà del seme che germoglia. Gesù è consapevole che la sua "Ora" (Gv 13, 1), quella Pasquale, è vicina, e dice a tutti noi suoi discepoli, di affrontare anche noi la nostra "ora" della morte e dell'abnegazione, con la certezza che essa approderà alla Vita eterna, vale a dire, alla piena comunione con Dio: "Se uno serve (e segue) me, il Padre lo onorerà" (v 26b). Giunga a voi tutti, l'augurio di una serena giornata.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 22/11/2023

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