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Mandatoriccio (Cosenza) - 39 - Parabola della torre incompiuta


di DON MICHELE ROMANO - La "Parabola Della Torre Incompiuta" (detta anche: "Il Conteggio del Costo", o "Lasciare tutto per Cristo"), è raccontata nel Vangelo secondo Luca (14, 25-33), e contiene anche la "Parabola del Re Guerriero". Già la precedente Parabola del "Banchetto di Nozze (la n. 11), aveva dimostrato che un gran numero di invitati, avevano disertato l'appuntamento per tanti motivi, ovvero, non avevano saputo sacrificare qualcosa di proprio ("Buoi, Campi, Moglie...), per fare spazio all'invito ricevuto! Ora qui, Gesù, vuole risparmiare alla gente che lo segue, un'altra delusione o il ripetersi di un simile errore. Anche se la gente non lo sa, Lui è in cammino verso Gerusalemme, dove l'attende la Passione, la Morte e la Glorificazione. Chi vuole seguire Gesù, deve mettere in secondo piano, ogni altra persona o cosa, perché nessuno deve illudersi che la Salvezza sia "a buon mercato". Come è stata cara per Lui: "Siete stati comprati a caro prezzo" (1Cor 6, 20a; 7, 23a); "Siete stati liberati dalla vostra vuota condotta..., con il sangue prezioso di Cristo" (1Pt 1, 18-19), così sarà anche per colui che lo segue: "Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo" (v 27). Per seguire Gesù, occorre sacrificare qualsiasi legame, anche quello familiare: "Chi non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle..., (v 26a), ma occorre, altresì, essere pronti anche a morire: "E perfino la propria vita, non può essere mio discepolo" (v 26b). Dopo l'esperienza di Gesù, la Croce è divenuta il simbolo delle sofferenze, accolte e sopportate per il Regno di Dio. Umanamente parlando, la Croce non è un bene, tant'è che non piace né a Dio, né agli uomini, ma rimane sempre un mezzo indispensabile per non dispiacere a Dio e per piacere agli uomini. Le due Parabole, contenute in questo unico brano: quella della costruzione di una Torre, e della partenza di un Re per la guerra, rappresentano la spiegazione di ciò che precede! Esse ci insegnano che, prima di prendere delle decisioni, occorre riflettere molto, perché è meglio non intraprendere un'impresa, piuttosto che affrontarla con mezzi inadeguati, e fallire lo scopo! La "morale" di questa Parabola è tutta qui: Farsi discepolo di Gesù, è una scelta seria ed impegnativa, che coinvolge tutta la vita: "Nessuno che mette mano all'aratro, e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio" (Lc 9, 62). Con questo suo dire deciso e determinato, Gesù voleva impedire che si unissero a Lui, persone esaltate o facinorosi di facile Gloria, che di fronte a scelte di fede e di amore "serie", ed "inequivocabili", subito si stancano e, come diremmo noi, oggi: presto "buttano via la spugna". Infatti, leggiamo nel Vangelo di Giovanni: "Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: "Questo linguaggio è duro: chi può intenderlo?"
E Gesù: "Questo vi scandalizza...? Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui" (Gv 6, 66). Caratteristica fondamentale, quindi, è che il vero discepolo di Gesù, abbiamo visto, deve mettere tutto in second' ordine: le persone care, la propria vita, il proprio onore; a maggior ragione le cose che possiede. I beni di questa terra, infatti, fuorviano l'uomo, annebbiano la sua mente, i suoi pensieri, e la sua stessa vita. Ecco perché un giorno Gesù, ebbe a dire: "Non potete servire Dio e la ricchezza" (dio "Mammona")- (Lc 16, 13b). Siamo così giunti, al nucleo centrale della Parabola: L'unica "ricchezza" del discepolo di Gesù, è la sua "povertà", infatti: "Gesù, da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà" (2Cor 8, 9b). L'unica forza del discepolo di Cristo, è la sua debolezza: "Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze (dirà San Paolo)..., sofferte per Cristo; infatti quando sono debole, è allora che sono forte" (2Cor 12, 10). La povertà, è il volto concreto dell'Amore: chi ama dà tutto se stesso, diversamente si rischia di rimanere "tiepidi": "Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo nè caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca" (Ap 3, 16). Solo la Grazia del Signore, ci può liberare dalle schiavitù demoniache terrene, che ci impediscono di aderire pienamente alla Sua sequela; ma il Dono della Grazia, appunto perché Dono, come tale deve essere desiderato, per essere accolto, richiesto con quella Preghiera continua, insistente: "Perseverate nella preghiera e vegliate in essa..." (Col 4,1a), che "impietosisce" Dio Padre, e lo muove in soccorso di tutti noi suoi figli: solo così, con la nostra forza di volontà, unita al Suo aiuto e alla potenza salvifica del suo Santo Spirito, potremo essere certi di adempiere in modo "completo e perfetto", la nostra Vocazione Cristiana. Grazie a voi tutti, con l'augurio di una serena giornata.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 20/11/2023

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