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Mandatoriccio (Cosenza) - 35 - Parabola dell'amico importuno


di DON MICHELE ROMANO - Anche questa "Parabola dell'Amico Importuno" (o "Dell'Amico di notte"), molto simile alla Parabola del "Giudice iniquo", è contenuta solo nel Vangelo secondo Luca (11, 5-8), dove un amico, malgrado l'ora tardi, ed i tanti inconvenienti, concorda nell'aiutare un vicino, non tanto perché le sue richieste sono continue, ma perché i due sono amici. La scena che viene descritta in questa Parabola, ci fa pensare a due cose: la presenza di una casa contadina, dove l'intera famiglia dormiva insieme, nella medesima stanza, e l'arrivo dell'amico che viaggia da solo di notte, per evitare l'eccessivo caldo del giorno. La richiesta dell'ospitalità, è un dovere sacro nell'antichità, per tutto il mondo orientale. Questa Parabola, segue alla recita del Padre Nostro, e quindi, può essere vista come una prosecuzione dell'insegnamento di Gesù, sulla necessità della perseveranza nella Preghiera, mentre i versetti successivi, spiegano il significato profondo della Parabola: "Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché gli chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto" (Lc 11, 9-10). Il viandante che giunge a mezzanotte, a casa dell'amico, che a quell'ora non aveva nulla da dargli da mangiare, poiché in Palestina non era in uso fare provvista di pane per più giorni (ogni mattina si cuoceva solo quel tanto che bastava per la giornata), preso alla sprovvista, si reca da un suo amico, sperando che abbia pane avanzato: "Amico prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli (v 6). La richiesta di "tre pani", a noi oggi, sembrerebbe esagerata, ma così non è! Infatti, allora, tre pani costituivano il pasto per una persona, dal momento che il pane, ancora oggi, simile a quello del tempo di Gesù (tra l'altro, da presentarsi sempre intero e non rotto), è costituito da una pagnotta rotonda, larga circa 20 cm e alta 2. Sarebbero bastate anche due pagnotte, ma doveva restarne un poco, per vedere come l'ospite era gradito ed onorato. Abbiamo visto come l'amico, in primo acchito, ha risposto duramente: "Non m'importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti
i pani" (v 7). Ma Gesù stupisce tutti, affermando che se quest'ultimo, non si deciderà a darglieli in gesto di amicizia, alla fine si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono, per porre fine alla sua invadenza, e alla sua insistenza, nel cuore della notte. Così, ci dice Gesù, anche la nostra confidenza, che dobbiamo avere con Dio, deve essere fondata sulla sua qualità di Padre, perché se già l'uomo malvagio sa dare cose buone ai suoi figli, quanto più Dio, infinitamente buono, saprà dare cose buone ai suoi figli, che lo pregano intensamente e con fiduciosa perseveranza! Solo Dio può colmare le nostre aspettative, ed esaudire ogni nostro desiderio, con la certezza nella fede, che Egli ci dà "molto di più di quanto possiamo domandare o pensare" (Ef 3, 20). La Parabola, poi, rispecchia anche il modo di vivere e le condizioni di vita dei villaggi di quel tempo. Certo, non vi erano negozi di generi alimentari, dove acquistare il pane: erano le donne, che ogni mattino, cuocevano il pane per la famiglia. Chiedere del pane in prestito ad un amico, era una cosa del tutto normale (questo avveniva, fino a qualche anno fa, anche dei nostri paesini, dove non vigeva "l'economia di mercato") e l'ospitalità era un dovere sacro ed un onore (vedi le storie di Abramo - Gen 18, 1-10; e di Giobbe - Gb 31, 16-23), dove l'ospite è visto come un inviato di Dio! Per questo, in ogni famiglia, nei villaggi Palestinesi (denominati "Kibbuz" - "Grappolo"), c'era una stanza per gli ospiti, da usare in caso di bisogno, e che a turno, era tenuta pulita dalle donne del villaggio. L'amico vicino di casa, a cui si rivolge, nottetempo, l'uomo della Parabola, alla fine gli presta quanto gli viene richiesto, più che per un motivo nobile, o per amicizia, ma piuttosto per la sua insistenza, per liberarsi di quell'importuno, ma (c'è da sottolineare), soprattutto per la sua "mancanza di vergogna" ("Anaidea" - "Sfrontatezza", "Impertinenza"), ovvero, perché vuole essere "senza vergogna" di fronte agli altri, perché secondo l'uso del tempo, l'ospite, non è solo ospite di una famiglia, ma dell'intero villaggio, per cui agire male con lui, è rendersi disonorati verso tutti. Ecco dunque, il grande insegnamento della Parabola: Dio è un Amico talmente grande, che possiamo "importunarlo" sempre, con Lui, possiamo osare tutto, perché sicuramente ci ascolta! Nella Preghiera, possiamo chiedere ogni cosa al Signore, soprattutto nella consapevolezza della nostra "indigenza" (in fondo siamo tutti "mendicanti"), e di fronte a Lui, mostrarci sempre molto umili, pregandolo con fiducia, sapendo che Dio risponde sempre: nei suoi tempi, e nei suoi modi, ma sempre per il nostro bene! Dio, non è come l'uomo della Parabola, che si sente infastidito: Il Signore è sempre pronto (l’insistenza nel Pregare, non serve a "svegliare" Dio, ma dice quanto noi teniamo alle cose che chiediamo!), pronto ad aprire a chi bussa, e a dare a chi chiede. Dio certamente esaudisce le Preghiere di chi si rivolge a Lui con Fede, perché Egli agisce sempre da Padre amorevole, verso le richieste di tutti noi suoi figli, perché Lui sa, cosa è meglio per noi: Questa, miei cari, si chiama Fede! Giunga a voi tutti, l'augurio sincero, di una serena giornata.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 15/11/2023

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