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Rossano (Cosenza) - Quelle parole che fanno la differenza


di LETIZIA GUAGLIARDI - Il 13 Novembre, in tutto il mondo si è celebrata la Gentilezza. È una delle mie parole preferite, insieme a Bellezza, Gratitudine e Felicità. Sono convinta che tutte e tre siano strettamente correlate. La gentilezza è un punto di forza, insieme al coraggio, un valore oggi ancora più necessario. Non si tratta solo di buone maniere, di educazione, di cortesia e di galateo (anche perché certe norme variano da una cultura all’altra) e non è solo salutare quando si entra in un luogo, per esempio.

È, piuttosto, una predisposizione naturale che abbiamo tutti ma che non emerge in tutti. Un mix di cura, amore e attenzione verso noi stessi, verso gli altri e verso tutto ciò che è intorno a noi, di solidarietà, altruismo, generosità, pazienza, lealtà e compassione, umiltà e fiducia. Bisogna predisporsi all’ascolto, all’accoglienza, all’accompagnamento, al coinvolgimento e all’empatia, tutto possibile allenandoci ogni giorno.

Essere gentili non è un segno di debolezza, come qualcuno pensa. Chi è arrogante, presuntuoso e maleducato non è forte, dal momento che è solo perché fa il vuoto intorno a sé. Chi è gentile, invece, attira tante persone e questo produce forza.

Ma c’è un problema: in un mondo in cui si va sempre più di fretta, in cui si vuole tutto e subito e in cui prevale il motto “il tempo è denaro” c’è tempo per la gentilezza? Siamo davvero troppo occupati per essere gentili? In molti ambienti di lavoro viene richiesto di essere agguerriti e performanti e ciò causa stress, ritmi frenetici, competitività e routine. Ma, anche in presenza di questi fattori, la gentilezza deve prevalere anche se richiede un po’ di tempo in più.

Ecco alcune situazioni tipiche:

potrei mandare un messaggio breve ma pratico: “inviami il documento che mi serve”. Ci vuole poco per digitarlo o pronunciarlo. Ma non è la stessa cosa se decido di praticare la gentilezza: “Ciao, (nome). Come stai? Puoi inviarmi, per piacere, quel documento che mi serve? Grazie! A presto.” Per dire o scrivere questo messaggio serve più tempo, in effetti.

Sono al supermercato e prendo un prodotto da uno scaffale. Poi continuo a girare per i vari corridoi ma, all’improvviso, decido che quel prodotto non lo voglio più. Lo lascio sul primo ripiano che mi capita? Oppure ritorno al suo scaffale e lo rimetto al suo posto? La prima opzione, in effetti, mi farebbe risparmiare tempo e…fatica!

Sempre al supermercato: sono in fila alla cassa e il mio carrello è pieno. Dietro di me c’è una persona che ha solo uno o due prodotti in mano. La faccio passare davanti a me, anche se non me lo chiede, oppure la ignoro e metto sul nastro tutti i miei prodotti?

Entro in ascensore ma, mentre la porta sta per chiudersi, mi accorgo che sta arrivando qualcuno. Faccio finta di niente e salgo? Oppure blocco la porta e lo aspetto?

Potrei continuare con tantissimi altri esempi e, come vedi, non si tratta di semplice educazione.

I risultati?

Migliora la qualità della nostra vita perché migliora l’umore e, quindi, ci sentiamo più calmi e sereni;

si trovano prima le soluzioni ai problemi perché si riducono i conflitti;

c’è più produttività;

si creano connessioni inaspettate;

aumenta lo spirito di squadra.

Infatti, la radice della parola gentilezza viene dal latino gentilis, che significa “appartenente alla stessa gens”, ovvero “della stessa stirpe, parente”, concetto che si può estendere fino a “della stessa nazione, compatriota”. Gentilezza, dunque, vuol dire appartenenza a un medesimo gruppo di persone e sul lavoro significa fare squadra, collegarsi (per questo mi piace la parola collega) per avere la stessa visione, cioè gli obiettivi che si sono stabiliti. Non c’è un “io” ma un “noi” e questo vale sia per i successi che per i fallimenti.

La gentilezza è una risorsa strategica fatta di piccoli ma importanti gesti che ci permettono di partecipare al benessere della comunità in cui viviamo e lavoriamo e di creare un ambiente inclusivo, accogliente e confortevole.

“La gentilezza è la catena forte che tiene legati gli uomini” (Johann Wolfgang Goethe)

L’addestramento per essere gentili è continuo, ogni giorno non mancano le occasioni per mettere in pratica la gentilezza. A un certo punto, diventerà un’abitudine, uno stile di vita e non una forzatura.

Chi sperimenta la gentilezza sa quanto fa bene e quanti benefici apporta quindi, nei tempi che stiamo vivendo, non è più una scelta ma qualcosa di essenziale.

È essenziale creare in casa, al lavoro e in qualsiasi altro luogo in cui ci troviamo a interagire con gli altri un ambiente gentile in cui ognuno di noi si sente accolto e rispettato. È uno scambio reciproco di atti gentili, spesso piccoli, ma che possono produrre grandi cambiamenti. Grazie, come stai, posso aiutarti e tutte le altre parole gentili che ho inserito nel collage che ho realizzato per questo post sono brevi ma potenti, davvero capaci di fare la differenza.

“Una risposta dolce allontana l’ira, ma una parola aspra suscita rabbia.” – Proverbi 15:1

La gentilezza fa bene a noi e fa bene agli altri. E i risultati si vedono: in casa (migliora le relazioni), sul lavoro (aumenta la produttività perché sprona a dare il meglio di sé), a scuola (rende più efficaci le interazioni e favorisce la collaborazione). Perché gli atti di gentilezza ci fanno bene? Perché influiscono positivamente sul buonumore, di chi li fa e di chi riceve. E quindi si dorme meglio, aumentano le amicizie, diminuiscono i conflitti, si affrontano meglio i problemi, insomma…benessere del corpo, del cuore e della mente..

Alcune manifestazioni di gentilezza?

Fare volontariato.

Comunicare e condividere le proprie conoscenze.

Non inquinare l’ambiente e proteggere gli animali.

Riciclare, riutilizzare e riparare.

Rispettare le diversità.

Valorizzare il posto in cui si vive.

Usare un linguaggio gentile, anche online.

Donare libri.

I vantaggi sono anche economici:

nelle aziende, quando il datore di lavoro è gentile, il clima è sereno, tutti lavorano meglio e quindi aumenta il rendimento;

in un negozio, se i commessi sono gentili, ci ritorniamo volentieri.

La gentilezza si diffonde per contagio. Se io sono gentile, anche chi mi sta di fronte prova ad esserlo.

Se hai letto tutto il mio post, anche questo è stato un gesto gentile e te ne sono davvero grata.

Facciamo in modo che ogni giorno sia la Giornata della Gentilezza!

 


di Letizia Guagliardi | 15/11/2023

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