We're sorry but our site requires JavaScript.

 


Mandatoriccio (Cosenza) - 30 - Parabola del fattore infedele


di DON MICHELE ROMANO - Questa Parabola "Del Fattore Infedele" (conosciuta anche, come la "Parabola dell'Amministratore Disonesto o Astuto), è una Parabola di Gesù, riportata solamente nel Vangelo secondo Luca (16, 1-8). È una Parabola che genera diversi interrogativi, per la presentazione di un uomo disonesto, come modello da cui imparare. Alcuni commentatori si rifanno alle usanze ebraiche dell'epoca, secondo cui gli amministratori dei proprietari terrieri, non venivano stipendiati, ma ricavavano i loro guadagni dall'amministrazione della terra, tolto il profitto pattuito per il proprietario. Ma questo non convince tanti, che pensano invece, che l'amministratore si sarebbe comportato da usuraio verso i contadini, gonfiando di molto il dovuto. Minacciato, poi, di licenziamento, pensò che, solo diminuendo le quote, avrebbe richiesto ciò che era giusto, assicurando il giusto profitto a sé, e al proprietario. Ma la spiegazione di questa apparente contraddizione, sta nel contestualizzare la Parabola, con la Tradizione ebraica dell'Anno Sabbatico o del Giubileo, descritto nell'Antico Testamento. Secondo la Legge, al termine dell'Anno Sabbatico (che cadeva ogni sette anni), e del Giubileo (che cadeva ogni 49 anni), ogni debito che un ebreo avesse nei confronti di un altro, veniva automaticamente cancellato: "Alla fine di ogni sette anni celebrerete la remissione. Ecco la norma...: ogni creditore sospenderà il suo diritto relativo al prestito, fatto al suo prossimo" (Dt 15,13); "Si sono impegnati con giuramenti a camminare nella Legge di Dio data a Mosè..., a lasciar riposare la terra ogni settimo anno, e "a rimettere ogni debito" (Ne 10, 31). In questa Parabola Gesù, sa di rivolgersi a un pubblico Ebreo, e che quindi ben conosceva la Legge. Qui il Padrone, è consapevole del rischio di perdere tutto, nei confronti dei suoi debitori, se fosse giunto (ed il contesto ci autorizza a pensarlo, anche imminente!") l'Anno di "remissione"! Il fattore, a questo punto, avrebbe dovuto premurarsi di restituire lui, quanto il padrone aveva prestato! Quindi, con abilità, prontezza, ed astuzia, decide di abbassare il debito a ciascuno, in modo tale che potesse riscuotere immediatamente qualcosa. In tal modo, ottenne due risultati: 1)- Il favore, presso i poveri debitori, perché si trovano a saldare il debito, con meno di quanto gli spettava all'inizio; 2)- Un riacquistato favore presso il Padrone, che minacciava il suo licenziamento, perché così evitò di perdere tutto. Ora, il grande insegnamento di Gesù, vuole spronarci: Ad essere avveduti e non sperperare i beni; Ad usare le ricchezze di questa terra, per aiutare i bisognosi, quale "caparra" per il Regno dei Cieli; Ad essere fedeli amministratori di quando il Signore ci ha affidato; Ad essere consapevoli che Dio (da lassù) ci guarda, e ci affiderà i nostri beni, solo se saremo fedeli con i suoi beni; A servire solo Dio, e non il piacere egoistico delle ricchezze! Nella Parabola, chiaramente, è importante capire ciò che sarebbe successo al fattore, "dopo" il suo licenziamento...! Per tutti noi, nella nostra vita, il nostro avvenire, è "dopo" la morte! Quindi, è importante capire l'agire di quest'uomo, che sapendo che la sua vita come fattore stava per finire, per il suo avvenire, sapeva che aveva bisogno di essere accolto. Perciò, con astuzia ed avvedutezza, usò tutti i mezzi che aveva per prepararsi. Il Padrone lodò l'agire del suo fattore, non certo per la sua disonestà, e neppure perché lo aveva frodato, ma perché aveva agito con "avvedutezza", che vuol dire: "comportarsi con saggezza", in modo prudente. Questa situazione "terrena" della Parabola, vuole mettere in evidenza una grande verità "spirituale": spesso i figli di questo mondo agiscono con più avvedutezza dei "figli della luce", che sanno che non finisce tutto qui sulla Terra, ma che abbiamo tutta l'eternità davanti a noi. Quindi, comprendendo correttamente la Parabola, il Padrone lodò il fattore per la sua "scaltrezza", per il fatto cioè, che si era dato da fare per il suo avvenire. Non lo lodò certo per il "modo", ma per l'impegno e l'avvedutezza di preoccuparsi per il suo futuro! C'è da porsi una seria domanda: Come sarebbe la Chiesa, se i credenti fossero così alacremente impegnati nelle cose eterne, come lo sono i figli di questo mondo, riguardo alle cose di questa terra?
Su questa Terra siamo tutti "fattori", che un giorno dovremo rispondere a Dio, per come abbiamo usato quello che Egli stesso ci ha dato in questa vita. Ringraziamolo sempre il Signore, che ripone in noi la sua fiducia, investiamo al meglio tutto ciò che Lui ci ha affidato, utilizziamo tutto per la maggior gloria di Dio, per poter sentire un giorno, anche per noi, quelle meravigliose parole del Vangelo: "Vieni servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore" (Mt 25, 21). A voi tutti, giunga l'augurio, di una  serena giornata.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 09/11/2023

Pubblicità

vendesi tavolo da disegno Spazio pubblicitario disponibile


Testata Giornalistica - Registrazione Tribunale di Rossano N° 01/08 del 10-04-2008 - Nessun contenuto può essere riprodotto senza l'autorizzazione dell'editore.

Copyright © 2008 - 2024 Ionio Notizie. Tutti i diritti riservati - Via Nazionale, Mirto Crosia (CS) - P.IVA: 02768320786 - Realizzato da CV Solutions

Ogni forma di collaborazione con questo quotidiano on line è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita - E-mail: direttore@ionionotizie.it