We're sorry but our site requires JavaScript.

 


Mandatoriccio (Cosenza) - 27 - Parabola del figlio prodigo


di DON MICHELE ROMANO - Questa Parabola, è tra le pagine più belle e famose di tutto il Nuovo Testamento. È presente solo nel Vangelo di Luca (15, 11-32). Oggi, piuttosto che del "Figlio Prodigo", si preferisce chiamarla "Parabola del Padre Misericordioso", perché il vero protagonista non è il Figlio "prodigo" (che letteralmente significa: "spendaccione"), ma il Padre, che usa Misericordia ad entrambi i Figli. La storia è famosissima: C'era un uomo che aveva due figli. Un giorno, il minore dei due, ha chiesto al Padre di ricevere anzitempo, la propria parte di eredità. Il Padre lo accontentò! Il ragazzo, ricevuto il denaro, andò via da casa, e si trasferì in un paese lontano, dove visse da dissoluto, dandosi, come si suol dire, alla "pazza gioia". Ma poi, si sa, i soldi finiscono, e per giunta quel paese, fu colpito anche da una carestia. Per sopravvivere, dovette cercarsi un lavoro e, sfortunatamente, l'unico che trovò, fu quello di pascolare i maiali. Un lavoro non solo umile, e sotto certi aspetti, addirittura umiliante (gli ebrei, infatti, consideravano i maiali, animali impuri, cfr Mc 5, 11-12), e per di più mal retribuito (giunse a desiderare di mangiarsi le carrube dei maiali). Così decise di ritornare a casa, da suo Padre, che mai lo aveva dimenticato, e che confidava sempre nel suo ritorno. Che Festa, al suo arrivo a casa: abbracci, baci, vestiti nuovi e belli, anello al dito, calzari ai piedi, e finanche venne ucciso il "vitello grasso", che era riservato per le grandi occasioni (vedi le Nozze). Ma, il figlio (cosiddetto) "maggiore", non gradì tutto questo, nonostante a lui, per diritto di primogenitura, spettasse la gran parte dell'Eredità: al figlio minore, infatti, spettava solo un terzo dell'eredità (ma solo dei beni mobili), il resto, compreso il patrimonio immobiliare, toccava integralmente al primogenito ( Dt 21, 17); Lev 25, 23-35). Appresa la notizia del ritorno a casa del fratello "spendaccione", lui si rifiutò di entrare in casa. Ma il Padre, con santa pazienza, uscì di nuovo, nel tentativo di convincerlo a entrare e partecipare alla Festa, ma lui reagì con una
"arringa", a di poco "scandalosa" ( vv29-30). Sotto molti aspetti, il figlio maggiore della parabola, è l'emblema di tutti questi Farisei, Scribi e Dottori della Legge, che si reputavano "giusti" agli occhi di Dio, solo perché rispettavano alla lettera, tutti i precetti "esteriori" della Legge Mosaica. Ma Gesù, in una sua diatriba con loro, citando Isaia, avversò il loro "legalismo": "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me" (Is 29, 13-14); Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini" (Mc 7, 8). Con questo suo comportamento, il figlio maggiore (che, alla fine, non sappiamo nemmeno se è entrato in casa), ha dimostrato di non aver mai amato, né tantomeno compreso, suo Padre. Per non parlare del suo atteggiamento sprezzante verso il fratello minore, da lui definito "Questo tuo figlio...", come se non fosse suo fratello! Il Padre di questa meravigliosa Parabola, lo sappiamo bene, simboleggia Dio. Entrambi i figli simboleggiano gli esseri umani: a noi la scelta di riconciliarci o meno col Padre. Che cosa non fa Dio-Padre, per tutti noi, che siamo il "Figliol Prodigo": fa festa! Mentre il figlio maggiore, al par dei Farisei e Scribi (servi di Dio, ma non figli), dimostra di essere una persona davvero "piccola", quando dice al Padre: "Io ti servo da tanti anni e tu non mi hai mai dato un capretto...!" Ma se tutto ormai era suo! Atteggiamento davvero "puerile", tipico di una Religione che attende sempre l'autorizzazione da qualcuno, perché incapace di saper sorridere e di far festa, perché corroso dentro ("Egli si indignò..." - v 28a). Tutti, indistintamente, siamo chiamati a ritornare dal Padre, per fare esperienza del suo perdono! Non basta andare a Messa la Domenica, ricevere i Sacramenti, fare qualche opera buona, per acquisire il "diritto" alla salvezza. Questa era la falsa convinzione del Fariseo al Tempio, che Gesù condanna: O Dio, ti ringrazio che non che non sono come gli altri uomini..." (Lc 18, 11s). Abbiamo tutti bisogno, di ritornare da Dio, un Padre che sempre ci ama, con l'affetto e la tenerezza di una Madre. A tutti, giunga l'Augurio, di una serena giornata.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 06/11/2023

Pubblicità

vendesi tavolo da disegno Spazio pubblicitario disponibile


Testata Giornalistica - Registrazione Tribunale di Rossano N° 01/08 del 10-04-2008 - Nessun contenuto può essere riprodotto senza l'autorizzazione dell'editore.

Copyright © 2008 - 2024 Ionio Notizie. Tutti i diritti riservati - Via Nazionale, Mirto Crosia (CS) - P.IVA: 02768320786 - Realizzato da CV Solutions

Ogni forma di collaborazione con questo quotidiano on line è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita - E-mail: direttore@ionionotizie.it