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Mandatoriccio (Cosenza) - 24 - Parabola del servo senza pietà


di DON MICHELE ROMANO - Ancora una volta, in questa Parabola, che troviamo solo in Matteo (18, 23-35), Gesù illustra le caratteristiche del Regno dei Cieli. Il grande insegnamento, verte sull'importanza del "Perdono" al fratello: Come il Padre perdona agli uomini, così anch'essi devono perdonarsi gli uni gli altri! La narrazione si sviluppa in tre scene: 1)- Il primo debitore davanti al Padrone, la sua supplica e il condono del suo debito; 2)- Il secondo debitore incontra il servo, la sua supplica e la risposta spietata del primo debitore; 3)- Il meritato castigo del primo debitore. Notiamo subito, che il primo servo ha un debito insanabile verso il suo Padrone: "gli doveva diecimila Talenti" (v 24), pari a 10.000 giornate lavorative, un debito che mai avrebbe potuto estinguere. Ma questo Padrone generoso: "Ne ebbe compassione...,  lo lasciò andare, e gli condonò il debito" (v 27). Ma quando il servo, ha di fronte il suo simile, il quale ha con lui un debito, che è di poco conto ("appena 100 denari"- v 28a), imparagonabile al debito che gli è stato appena rimesso, reclama ciò che è il suo diritto, con grande violenza: "lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: "Restituisci quello che devi" (v 28b), dimenticando il bene appena ricevuto dal suo Padrone, che nei suoi confronti aveva avuto grande bontà e Misericordia. Una prima riflessione si impone: mentre l'atteggiamento di Dio verso tutti gli uomini, è caratterizzato dalla Misericordia, noi uomini, reclamiamo subito il nostro diritto al risarcimento, il soddisfacimento del nostro senso umano di giustizia, per nulla paragonabile alla meravigliosa Giustizia di Dio, e Gesù ci ammonisce: "Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli, perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe" (Mt 6, 14-15). Dio è sempre pronto a rimettere i nostri debiti. Allora bisogna che anche noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6, 12). "Perdonare", è impresa ardua, ma richiesta da Dio: perdonare chiunque ci ha offeso, ogni nostro prossimo, perfino il nostro peggior nemico, a imitazione di Gesù, che non ha esitato a pregare anche per i suoi crocifissori: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23, 34a). All'inizio della Parabola, troviamo la domanda di Pietro a Gesù: "Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte? (e il numero 7 è l'universalità, è la totalità, è il numero della Creazione). La risposta di Gesù è chiara: "Fino a 70 volte 7"(v 22), un modo per dire "sempre!” Pietro pensava di essere stato generoso, dicendo fino a sette volte, dal momento che i Rabbini, sulla scorta degli insegnamenti del Talmud (Joma 87), suggerivano di perdonare per "tre" volte, perché questo, asserivano, era anche l'agire di Dio, descritto nell'Antico Testamento, come leggiamo nel libro di Àmos: "Per tre misfatti di Damasco e per 4 non revocherò il mio decreto di condanna" (Am 1, 3a); "Per tre misfatti di Moab, e per 4 non revocherò il mio decreto di condanna" (Am 2, 1a). Ma con Gesù, in netto contrasto con l'insegnamento Rabbinico, tutto cambia: Lui non accetta tale norma, e la moltiplica enormemente, parlando di perdono illimitato, superando così la famosa Legge del Taglione: "Occhio per occhio, dente per dente" (Lev 24, 20). Gesù ci insegna che la misura del perdono, è il perdono senza misura! Ricevere "perdono", è fare esperienza di essere amati, accolti, di avere dignità, al di là di tutto ciò che si è fatto, pensato, detto! Ma per ricevere perdono, bisogna "aprirsi", cioè, bisogna lasciare che l'Amore di Dio ci entri dentro. Per questo, occorre tanta umiltà: AccoglierLo (Lui sta alla porta del nostro Cuore, e "bussa"...), ed accettare
che Dio ci ami, nonostante tutto. È da qui che parte la vera "conversione", pensiamo a: Zaccheo, alla pecccatrice, alla prostituta..., Dio non ha detto loro di chiedere scusa, ma di lasciarsi amare da Lui. Se non "apriamo" la porta del nostro Cuore, non percepiamo niente. È un po' come ricevere una telefonata, ma non alzare la cornetta, non sentiamo nulla! Questo dovrebbe farci riflettere: abbiamo troppo insistito sulla Confessione Sacramentale, che è finita per diventare solo un atto esteriore, senza Cuore: "Se non perdonerete di cuore..." (v 35). Oggi le persone vengono, si confessano, e così "si sentono a posto". Ma poi nulla cambia nella loro vita! Quante Assoluzioni abbiamo ricevuto, eppure non è cambiato nulla, nella nostra esistenza. Occorre perdonare di Cuore. Il Cuore, è l'organo che ha bisogno di sentire l'Amore, chiediamo pertanto a Dio, che ci conceda un "Cuore nuovo", capace, cioè, di farci rapportare in maniera nuova, con i nostri fratelli, dove non prevalga più la Giustizia, ma la Misericordia. A tutti, Auguro, una serena giornata.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 31/10/2023

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