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Mandatoriccio (Cosenza) - 12 - Parabola dei talenti


di DON MICHELE ROMANO - Nel racconto di questa "Parabola dei Talenti" (Mt 25, 14-30), presente anche in Lc 19, 12-27 (detta similmente: "Parabola delle Mine"), Gesù parla di un uomo che parte per un viaggio, e affida i suoi beni ai suoi servi. Ad un servo affida cinque Talenti, ad un secondo due Talenti, e a un terzo un Talento. I primi due, sfruttando la somma ricevuta (e non è cosa da poco, se pensiamo che un solo Talento, è l'equivalente di 25,80 kg di argento, pari al valore di 6.000 giornate lavorative), riescono a raddoppiare l'importo; il terzo invece, va a nascondere il Talento ricevuto e lo sotterra. Volendo attualizzare la Parabola, diciamo subito che ciascuno di noi è stato dotato da Dio, di particolari Doni, Prerogative e Risorse, che lo differenziano dagli altri, essendo ognuno di noi, unico ed irripetibile ai suoi occhi. Nella sua Saggezza, Dio, ha distribuito in modo equo e proporzionato questi Talenti, secondo le competenze e le possibilità di ognuno (Un simpatico proverbio, dice: "Dio manda il freddo, secondo i panni!"), tenendo conto della capacità di ognuno, e alla nostra personale abilità di investimento e gestione. L'ultimo servo, che ha ricevuto un solo Talento, in "ultima ratio", poteva almeno consegnare il prezioso in  Banca, dove il padrone (Dio), ne avrebbe riscosso gli interessi. Ma il Signore, non condanna le sue limitate capacità di investimento, bensì l'ignavia, l'apatia, e la pigrizia. Noi tutti disponiamo di Talenti preziosi per l'intera Comunità: Chi è chiamato ad un Servizio, chi dà il meglio di sé nella Preghiera, chi è più incline all'Apostolato, chi nell'Animazione, chi nella promozione delle Opere di Carità, chi nell'attività intellettuale, ecc. !
Solo questo attivo impiego nel bene dei nostri Talenti, ci otterrà il plauso di Dio, come ai primi due servi. Tuttavia ogni Talento, pur rimanendo un "Dono", per noi credenti, diventa un "Dovere", ovvero, ci rende responsabili, perché consapevoli che la Fede non è un semplice "lasciapassare" per il Regno di Dio, ma è anche una grave responsabilità. Prova ne è l'atteggiamento del servo, che ha ricevuto i cinque Talenti: "Subito..., andò ad impiegarli, e ne guadagnò altri cinque (v 16). Tutto questo ci impegna ad una coerente vita cristiana, operosa e creativa: non possiamo accontentarci della semplice "appartenenza" alla Chiesa, sol perché siamo iscritti nel registro del Battesimo, o perché partecipiamo alla Santa Messa domenicale, sentita come un "dazio!" Occorre, invece, mettere seriamente a frutto, tutte le capacità che il Signore ci ha donato, "sapendo fiorire, là dove Lui ci ha seminato!" Non possiamo nasconderci nell'anonimato o nella mimetizzazione del vivere "mondano", ma vivere la nostra testimonianza, senza puntare allo sterile protagonismo, o al proselitismo bieco. Dobbiamo impegnarci col nostro buon esempio, affidandoci alla forza del "contagio", in un dialogo capace di "osare", e solo così vinceremo lo spettro di una Chiesa che, ahimè, sta diventando sempre più paurosa e conservatrice". Gesù ci chiede di andare "oltre", perché la mediocrità è bandita dal suo Regno, perciò occorre superare la Legge vetero- testamentaria, basata sul "Dio Timore", ancorata al servilismo del "Non": "Non rubare, Non commettere atti impuri, Non dire falsa testimonianza, Non desiderare la donna d'altri, Non desiderare la roba d'altri..., per abbracciare finalmente, la nuova Legge del "Dio Amore" (bello, quanto Sant'Agostino scrive: "Ama, et fac quod vis" - "Ama, e fai ciò che vuoi!"  Non si tratta solo di evitare il male, ma occorre impegnarsi nel bene. Questo sarà la vera garanzia, per il nostro ingresso nel Regno di Dio, diversamente accadrà anche per noi, lo stesso destino di quel servo che, pensando di "preservare" e "nascondere per paura", in realtà ha perso tutto! Segue...! A tutti, Auguro, una serena giornata.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 17/10/2023

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