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Mandatoriccio (Cosenza) - No al possesso! Tutto è dono


di DON MICHELE ROMANO - Nella Parabola che Gesù racconta nel Vangelo di questa XXVII Domenica (A) del T.O. (Mt 21, 33-43), andiamo a cogliere innanzitutto, il simbolismo degli elementi che la caratterizzano: la vigna è il simbolo del popolo di Israele; i vignaioli sono i loro Capi: essi rifiutano la visita del Signore, e scartano così, la "pietra angolare"; i servi che vengono mandati dal Padrone (Dio), sono i Profeti, i quali richiamavano il popolo d'Israele, perché desse frutti di Santità e di Giustizia. Anche oggi il Signore si aspetta frutti. Ma quali? Certamente frutti di giustizia, quella giustizia biblica, che altro non è, se non vivere secondo la volontà di Dio. Ognuno di noi, da buon servo disponibile, dovrebbe poter dire:"Mandami Signore, a lavorare nella tua vigna, concedimi di collaborare nella costruzione della tua Chiesa, rimanendo fedele al Ministero che mi affidi". Certo, conosciamo bene la storia di Israele: ancora oggi Israele non riconosce in Gesù, né un profeta, né tantomeno il Figlio di Dio. Ma Gesù si è scelto 12 Apostoli per inviarli in tutto il mondo a predicare il Vangelo, e costruire un popolo che coltivi la sua Vigna, e ne consegni i frutti. Ma la vera Vigna, oltre Israele e la stessa Chiesa, è il mondo intero, con tutte le persone, oggetto dell'amore del Signore, per le quali non ha esitato a dare la sua vita. Come seguaci di Gesù,  anche noi siamo chiamati a portare il Vangelo, fino agli estremi confini della terra, perché tutti devono avere la possibilità di conoscere Gesù. Tuttavia anche coloro che non lo hanno conosciuto, saranno giudicati in base alle loro opere di bene, che hanno compiuto nella loro vita: "Ho avuto fame...sete...ero forestiero, malato, carcerato, mi avete accolto e visitato?" (Sì o No?). Così il brano Evangelico di oggi, verte, non tanto sulla produttività della vigna, quanto sul rapporto tra la vigna e i lavoratori, e tra i lavoratori e il Padrone della Vigna. Lui, il Padrone, ha affidato la sua Vigna a dei vignaioli, con molta fiducia. Ma alla consegna dei frutti, avviene una cosa strana: i vignaioli, non solo non consegnano il frutto dovuto al Padrone, ma tradiscono anche la sua fiducia. Si mettono insieme d'accordo per bastonare, lapidare, e addirittura uccidere, sia dei Servi, sia il Figlio del Padrone. In tal modo, volevano diventare padroni della Vigna, dimentichi che la vigna appartiene al Padrone, e apparterrà sempre. Si sono scordati di rimanere lavoratori, ossia beneficiari, del dono della fiducia del Padrone, ecco perché Gesù poi dirà: "A voi (al pari della Vigna), sarà tolto il Regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti" (v 43). Chi vuol lavorare nella Vigna del Signore, deve rispettarne le regole, dettate dal Padrone, non si può agire di testa propria: un innesto si fa secondo le possibilità autentiche della Vigna, rispettando l'identità dei bisogni autentici della vite, diversamente Il rischio è quello di farla diventare selvaggia, come dice la prima Lettura: Is 5, 1-7), o addirittura di farla seccare. Applicando tutto questo alla nostra vita concreta, ci chiediamo: "Noi conosciamo i bisogni reali della Vigna del Signore? Per farla crescere, siamo consapevoli che i modi di nutrire la Vigna, sono stati delineati dal Padrone, e non possiamo alterarli, sol perché noi ci consideriamo "più moderni". La Vigna è del Signore, non dimentichiamolo mai, è Lui a consigliarci i metodi più idonei, per come va lavorata, in modo che produca uva buona, non acini acerbi. Alla base, comunque, della produttività della Vigna, vera icona del Regno di Dio, rimane sempre la Fede. Se manca la Fede, il Regno non progredisce, anzi i suoi messaggeri, verranno massacrati ed uccisi, proprio come hanno fatto i "Vignaioli omicidi" con Gesù, ed oggi, con tanti Cristiani della Chiesa perseguitata. A tutti, Auguro, una serena e Santa Domenica.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 08/10/2023

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