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Mandatoriccio (Cosenza) - Tu sei invidioso perché io sono buono?


di DON MICHELE ROMANO - lL Vangelo di questa XXV Domenica (A) del T.O., ci narra la "Parabola degli Operai", chiamati a lavorare nella "Vigna". Nel Padrone della parabola, è facile riconoscere Dio, e negli Operai, gli uomini, chiamati a "lavorare" per Lui. Con i "primi operai" (i discendenti di Abramo, il "Popolo eletto", che si sono sempre scandalizzati delle aperture di Gesù ai pubblicani e stranieri, considerati "indegni"), ingaggiati all'alba, il Padrone concorda la paga di un denaro, per la giornata lavorativa; poi ne chiama altri (tutti noi, oggi!) nelle ore successive, sino alle cinque del pomeriggio, impegnandosi a dar loro il giusto compenso. Alle sei, finita la giornata, dà ordine al fattore di dare a tutti la paga, cominciando dagli ultimi. Tutti ricevano un denaro, ma "i primi", si lamentano: "Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo" (v 12). A vedere bene, è l'immagine parallela del fratello maggiore, della parabola del Padre misericordioso (Lc 15, 29, 30). Avranno anche pensato, che forse era meglio rimanere disoccupati, accecati com' erano, dalla gelosia. Il loro spirito meschino, contrasta notevolmente con la generosità del Padre, che "vuole che tutti gli uomini siano salvati" (1Tm 2, 4), ed è per questo che chiama "tutti", a lavorare nella sua Vigna: "Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature" (Sal 145, 9). "Un Dio Padre, che non si stanca mai di passare nelle piazze degli uomini, fino all'undicesima ora, per riproporre il suo invito d'Amore" (Papa Francesco). Certo che, se a quei tempi ci fossero stati i Sindacati, qualsiasi Sindacalista avrebbe inoltrato la stessa vibrante protesta nei confronti del Padrone della Vigna. In effetti, secondo la logica umana, "sembrerebbe" una palese ingiustizia, ma vedremo che è solo una sublime lezione di Amore, da parte di Dio, che supera i nostri criteri umani, anche quelli che sembrerebbero i più legittimi: "Le vostre vie non sono le mie vie" (Is 55, 8). Mentre in noi uomini, c'è solo il "calcolo": "Pensarono che avrebbero ricevuto di più" (v 10a), in Dio c'è la Misericordia e l'Amore: "Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?" (v 15b). San Bernardo, soleva dire che: "La misura dell'Amore, è quella di non aver misura!"
Ma in Dio, provvidenzialmente per noi, coesistono Misericordia e Giustizia: "Quello che è giusto ve lo darò" (v 4b). Certo, Dio ci tratta da persone libere e intelligenti, la sua Giustizia superata dall'Amore, va al di là dei nostri schemi. Diversamente, per il nostro stato di peccatori, per pura Giustizia, non meriteremmo alcuna
"Redenzione". Tutto è Grazia! Ne è esempio luminoso, il "Buon Ladrone", operaio dell'ultima "ora", che nel suo pentimento finale, è riuscito ad "accaparrarsi" anche il Paradiso (Stupendo! C'è chi lo ha, simpaticamente definito: "ladro sino alla fine!"). Solo Dio sa coniugare perfettamente Amore e Giustizia! A noi, questo non è dato. Ma non dovremmo mai dimenticare, che Dio con noi, non ha applicato la Giustizia, ma ci ha sempre usato Misericordia. Ecco perché ci raccomanda: "Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso"
(Lc 6, 36). Oggi questa meravigliosa parabola, nella sua "attualizzazione", ha un'importanza primordiale, anche sotto il profilo sociale. Il Padrone, è definito "Buono e Giusto". "Giusto", perché ha rispettato il contratto con i "primi"; "Buono", perché non sopporta che esistano delle persone disoccupate: "Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?" (v 6b). Anche nella nostra società, c'è bisogno di recuperare il grande insegnamento che questa parabola vuole trasmetterci: "La dignità della persona e le esigenze della Giustizia, richiedono che, soprattutto oggi, le scelte economiche e sociali, non siano ispirate al mero arricchimento di pochi eletti, ma che si persegua come priorità assoluta, l'obiettivo dell'accesso al lavoro per tutti" (Benedetto XVI, Caritas in veritate", nn 83 e 32). Ultimo elemento, che mi colpisce in questo brano, è che i "primi" mormorano, senza, cioè, avere nemmeno il coraggio di dire al Padrone: "A quelli delle cinque del pomeriggio, devi dare di meno!" Non dicono, cioè, quello che pensano. Certo sarebbe stato più onesto. Comportamento da pavidi e "calcolatori": chiedono per gli altri la fame! Fanno i forti, ma con i più deboli! Che questo sia di lezione anche per tutti noi..., che non ci accada mai di trovarci a vivere in questa "falsità!" A tutti, auguro, una santa domenica.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 24/09/2023

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