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Mandatoriccio (Cosenza) - La correzione fraterna: un'esigenza di carità


di DON MICHELE ROMANO - Nel brano Evangelico di questa XXIII Domenica (A), del Tempo Ordinario (Mt 18, 15-20), l'Evangelista Matteo, sviluppa l'iniziativa della correzione fraterna, e della preghiera concorde. Ripetuta ben due volte, l'espressione: "tuo fratello" (vv
15.21), manifesta l'intento teologico dell'Evangelista: La chiesa è (e tale dovrebbe essere!), una Comunità di Fratelli. Nel discorso che Gesù sta facendo, in tutto il capitolo 18, sul comportamento di una Comunità, che sia veramente Chiesa, cioè il riflesso del suo Amore, farà di tutto per recuperare i fratelli ("Così dice il Signore: Figlio dell'uomo io ti ho costituito sentinella..., tu li avvertirai da parte mia...! (Ez 33, 7-9), fratelli cosiddetti "piccoli", con i quali è necessaria una chiara pedagogia evangelica, fatta di tanta umiltà e dolcezza: curando relazioni fraterne per evitare scandali (v 7), non perderne neppure uno (v 14), aiutare chi sbaglia con la correzione fraterna(vv 15
-17), pregare insieme (vv 19- 20), perdonare sempre (vv 21- 22), consapevoli di quanto Dio perdona a noi (v "Diecimila Talenti"= 60 milioni di Denari. Pensiamo che un solo Denaro, era l'equivalente della paga di una giornata lavorativa...!)- vv 23- 35). Nel Vangelo di oggi, Gesù consiglia anche una metodologia comportamentale, che deve esprimersi in una triplice gradazione: se il colloquio col fratello che "sbaglia" (e poi vai a vedere chi di noi, non sbaglia!), da solo a solo, non porta il frutto sperato, si potrà fare appello ai Fratelli, e solo in ultima istanza, si deve ricorrere a tutta la Comunità. Questo nostro "sforzo", di riportare, cioè, nella Comunità colui che se n'è allontanato, alla luce della parabola precedente ("la pecora smarrita" - vv 12-14), è una traduzione umana della pazienza di Dio. Chi poi, oppone ostinatamente il "Rifiuto", deve essere considerato come "un pagano e un pubblicano"(v 17b) ossia, persona di fronte alla quale ci si trova impotenti, ma ancor di più, come cristiani, abbiamo il dovere di affidarlo alle mani del Padre, perché consapevoli che l'aiuto di cui ha bisogno, sorpassa totalmente le nostre possibilità. Si sa, che dove falliscono gli uomini, può riuscire solo Dio, perché è lui il vero "Pastore", che va sempre in cerca della pecora perduta. Certo, la correzione non deve mai essere forma di superbia o priva di dolcezza, ma deve avere i connotati della delicatezza e dell'umiltà, propri di chi sa di non essere affatto superiore a chi si corregge, ma vuole solo esprimere stima e amore. Il nostro compito deve essere solo quello di incoraggiare e mai deprimere. È vero, ogni volta che riceviamo una "correzione fraterna", sul momento sentiamo la ribellione della nostra superbia, ma poi (come Il "figliol prodigo"!), quando sappiamo "rientrare" in noi stessi, viene solo da dire "Grazie" a chi ci ha usato tanta carità. Anche se costa, la "correzione" è necessaria! È un coraggio che a volte, manca anche nelle Famiglie, dove si ha paura di "perdere i figli", con una correzione (ah, se penso a quanti schiaffi e punizioni, hanno dato a noi i Genitori, quando eravamo piccoli - e di questo li ringrazieremo sempre - comportamenti che oggi sono inaccettabili, e che costituiscono solo oggetto di denuncia!), correzioni, che in ogni Genitore (o Educatore, a qualsiasi livello), devono essere testimonianza di carità e di vita!
E così che, poi, un giorno, i figli malederanno i Genitori, per non averli avvertiti del male, che sarebbe seguito alle loro scelte sbagliate. È un coraggio, che a volte manca anche a noi, Chiesa. Abbiamo perso il "coraggio profetico" (E il Battista "docet"...), per denunciare tanti "scandali" (non di meno "ad intra!"), di un mondo che vorrebbe addirittura cancellare Dio, dall'orizzonte umano. Purtroppo sono tutte viltà che pagheremo care: "Della morte del tuo fratello..., chiederò conto a te" (Ez 33, 8). L'Amore autentico non ama assistere passivo, a chi si ama. Tutto l'insegnamento biblico dei Profeti, rivela questo grande Amore che Dio aveva per il suo Popolo, che spesso diveniva avvertimento, e quindi correzione, quale invito alla "conversione", ovvero: lasciare le vie sbagliate, per tornare alla retta via! Lo stesso Gesù, non ha avuto nessuna paura, quando si è trattato di "usare la frusta" ("Guai a voi... ipocriti!"- Mt 23, 23 ss), per sradicare il male dalle radici. È vero, la pagò cara! Ma fu la nostra Salvezza! Infine, l'espressione che chiude il brano del Vangelo di oggi: "Io sono in mezzo a loro" (v 20), ci richiama: sia all'inizio del Vangelo di Matteo: Gesù è "l'Emmanuele" - "il Dio con noi" (Mt 1, 23), che la fine: "Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20). È in tal modo che l'Evangelista, ci indica dove possiamo trovare Dio (nei fratelli: "Dove due o tre..."), ma anche come fare un'autentica esperienza della sua Presenza: Dove c'è la comunità "riunita nel suo nome", lì c'è Dio! Con questo, auguro a tutti, una serena e Santa Domenica.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 10/09/2023

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