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Mandatoriccio (Cosenza) - Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo...


di DON MICHELE ROMANO - Nella nostra vita ci consoli una certezza: Dio vuole la salvezza di noi tutti! Prova suprema ne è stata l'Incarnazione di suo Figlio, il suo farsi "prossimo" ad ogni uomo, assumendone pienamente la Natura. Questo è il più grande "Atto di Amore" (chiamata la "Filantropìa" di Dio) nei confronti di tutti gli uomini, di ogni tempo e di ogni luogo: "Per riconciliare noi peccatori col Padre e farci partecipi della natura Divina" (2Pt 1,4). Anche se oggi, purtroppo, in tanti non avvertono alcun bisogno di essere salvati, accecati come sono dal delirio di onnipotenza e dal potere delle scoperte scientifiche. Tuttavia, già gli antichi Greci dicevano: "Panta Rei", "Tutto scorre", Tutto passa, e Sant'Agostino conclude, dicendo: "Solo Dio resta!"
Ecco perché Gesù è disceso dal Cielo: "per la nostra salvezza" (Commuove l'idea, che nella notte di Natale, quando recitiamo nel Credo: "per noi e per la nostra salvezza discese dal cielo", siamo invitati a recitare queste parole "in ginocchio"): "Dio, infatti, ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui, non vada perduto, ma abbia la vita eterna" (Gv 3, 16). Siamo tutti inclusi in questo meraviglioso "Progetto di Amore", essendo diventati membra del corpo di Cristo, "figli nel Figlio":
"A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio" (Gv 1, 12a). Come non ricambiare "Uno", che ci ha tanto amati? La Salvezza è un dono che Dio porge a tutti, ma che può accogliere solo chi ha grande fede in Lui, e si sforza nel porgere mani e cuore, "svuotati" da ogni orgoglio e sicurezza umana. Così, tutti coloro che nel Vangelo, si sono avvicinati a Gesù: Zaccheo, il Samaritano lebbroso, il cieco di Gerico, la Donna peccatrice, ecc.! Tutti loro, hanno avuto in comune la Fede, la sola che li ha condotti alla Salvezza. Il Cristianesimo, infatti, non è una Religione, ma è la Fede in una Persona: Gesù Cristo, nostro Redentore. San Paolo proclama: "Dio ha inviato suo figlio..." (Gal 4, 4). È questa la Buona Novella: "Dio ha visitato il suo popolo, ha compiuto le sue Promesse...(Lc 17, 16). Ancor più, nella lettera ai Filippesi, uno dei testi più elevati di tutto il Nuovo Testamento, San Paolo proclama il mistero dell'Incarnazione: "Cristo Gesù..., pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l'essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile all'uomo..., umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di Croce" (Fil 2, 5-8). Ci chiediamo: Perché questa obbedienza? Perché questa umiliazione? Perché tanta sofferenza? La vera ed unica risposta, sono le parole che pronunciamo nel Credo: "Propter nos homines et propter nostra salutem" - "Per noi uomini e per la nostra salvezza"- discese dal cielo. Se Gesù, in tal modo, ha vissuto la sua "kènosi" ("abbassamento"), è perché il suo più grande desiderio, è farci "risalire" lassù, dove è Lui, ora, alla destra del Padre, per restituirci quella originaria dignità, che abbiamo perduto col Peccato: "Voglio che dove sono io siate anche voi" (Gv 14, 3b). Auguriamoci di fare, anche noi, come Paolo, autentica esperienza dell'Amore che Gesù, ha avuto per noi tutti, al fine di: "Comprendere..., l'altezza e la profondità e conoscere l'Amore di Cristo" (Ef 3, 18), che si è manifestato,
nell'umile capanna di Betlemme.  Segue...! A tutti, auguro, una serena giornata.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 05/09/2023

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