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Rossano (Cosenza) - Il fascino discreto di Sofia


di LETIZIA GUAGLIARDI - Sofia non è certo tra le capitali europee più gettonate, eppure sono appena tornata e posso affermare che, invece, merita di essere visitata. Non le manca niente: i quartieri bohémien, l’archeologia romana, le vestigia sovietiche e l’influenza dell’Impero Ottomano.

Ho passeggiato lungo Vitosha Boulevard, nel centro della città, la strada dello shopping e della movida. Qui ci sono tanti negozi eleganti, ci si può fermare per un delizioso brunch in uno dei tantissimi locali, sorseggiare un dissetante drink nel pomeriggio e, la sera, cenare in uno degli innumerevoli ristoranti, tutti molto belli e con personale accogliente.

Ho visitato anche le librerie, naturalmente, e i libri hanno tutti copertine molto creative. Ne ho acquistato uno, è in bulgaro ma sono stata attratta dalle immagini e dalla grafica!

Sono entrata nella moschea di Banja Bashi (ho indossato il velo e ho tolto le scarpe) e ho visitato la cattedrale e le chiese, sia cristiane che ortodosse. Ho passeggiato nei parchi – pieni di verde e di fontane – ho visto i resti archeologici e i tanti monumenti, le istituzioni universitarie e ho attraversato il Mercato delle donne. Qui davvero è possibile farsi un’idea della vita della gente locale: stand, botteghe, street food… è tutto un brulichio di voci, di odori, di colori.

Tra i musei ho scelto di visitare il Museo d’Arte Nazionale, il Museo delle Illusioni e l’Appartamento Rosso, la casa di una famiglia media che mi ha fatto scoprire com’era la vita quotidiana dei bulgari ordinari durante la Guerra Fredda: lavoro e tempo libero, scuola e vacanze, mangiare e bere, guardare la TV, festeggiare e fare le faccende domestiche. In pratica, come si facevano queste cose ai tempi di Reagan e di Gorbachev. Un interessante viaggio indietro nel tempo nella Bulgaria comunista degli anni ’80.

Sofia è antica ma anche moderna e vivace, cosmopolita ed elegante. Puoi vederla attraverso alcune delle mie tantissime foto:

La splendida cattedrale Aleksandr Nevskij.

CURIOSITA’:

Il simbolo della Bulgaria è la rosa. La leggenda narra che nei secoli scorsi le donne bulgare ogni venerdì (il giorno di Venere, la dea della bellezza) consumavano solo prodotti a base di rosa per dedicarsi consapevolmente alla propria bellezza in modo naturale! E allora ho acquistato tanti saponi alla rosa, infusi e una buonissima marmellata di petali di rosa.

Per i Bulgari scuotere la testa vuol dire sì e, al contrario, annuire significa no. Quindi, se non sai il bulgaro e nemmeno l’inglese, non pensare di comunicare a gesti perché lì non funziona.

Sofia è la terza capitale più antica d’Europa, dopo Atene e Roma.

La cucina è buona: zuppe, piatti di carne cucinati nei tipici recipienti di coccio e insalate. Anche la birra e il vino sono molto buoni. Il pane è ottimo.

Passeggiando puoi notare campanili, cupole a cipolla e minareti: a Sofia sono attivi locali di culto di quattro fedi diverse, compresa quella ebraica. Sono tutti concentrati nel raggio di un chilometro.

Sofia, l’attuale nome, significa “saggezza”. Prima ha avuto altri cinque nomi.

La moneta è il lev, che significa “leone”. Per sapere quanto spendi basta che dividi l’importo per due.

C’è addirittura Plostad Garibaldi, cioè una piazza dedicata a Giuseppe Garibaldi, con la sua statua. Perché? Mi sono informata: Garibaldi espresse ammirazione e rispetto per le ribellioni dei bulgari all’Impero Ottomano e nella spedizione dei Mille – dicono – c’erano alcuni garibaldini bulgari.

Per entrare in Bulgaria è sufficiente la carta d’identità valida per l’espatrio però, dal momento che non fa parte dell’area Shengen, il documento viene controllato come se si uscisse fuori dall’Europa.

Sofia, insomma, mi è piaciuta davvero tanto perché ha fascino, è eclettica, è piena di storia, di arte e di cultura. Soprattutto, è autentica.

Scoprire culture e modi di vivere diversi dai nostri, assaggiare piatti nuovi, staccare la spina dal lavoro, rinunciare al quotidiano per lo straordinario, parlare (o soltanto ascoltare) una lingua che non è la nostra…questo e altro ancora ci fa avere più fiducia in noi stessi e ci insegna a superare i nostri limiti.

Viaggiare – soprattutto – ci fa essere grati per l’esperienza vissuta e al ritorno ci fa apprezzare ciò che abbiamo.

“Non smetteremo mai di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di  partenza per conoscerlo per la prima volta” (S. Eliot).


di Letizia Guagliardi | 30/08/2023

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