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Mandatoriccio (Cosenza) - Chi ha orecchi, ascolti


di DON MICHELE ROMANO - La "Parabola del Seminatore", del Vangelo di oggi, XV Domenica del T.O., è La prima e la più importante fra tutte le parabole, che ascolteremo nelle prossime Domeniche. Ci mette di fronte ad un grande interrogativo: dinanzi al Signore, siamo "folla" (anonima), o "discepoli" (suoi seguaci)? Non è certo una pagina che vuole: innalzare i perfetti e relegare tutti gli altri in una strada senza uscita. Gesù vuole soltanto dire, che ognuno di noi può essere, nei vari momenti della sua esistenza, tanto "terreno buono", quanto "strada", e che l'impegno è proprio nel cercare di divenire ogni giorno terra fertile (terreno "buono"), nonostante le aridità ("strada"), le infedeltà ("sassi"), e le tante preoccupazioni ("spine"). L'uso della parabola, a cui ricorre spesso Gesù, è sempre uno strumento efficace. Infatti Lui, da buon Rabbino, "siede" (non è sfuggente), perché sa insegnare, ed usare immagini concrete (non concetti astratti), che contengono una "morale", un insegnamento, che arriva a toccare nel profondo chi ascolta. In tal modo Gesù, ha rivoluzionato i criteri della predicazione "farisaica", perché non si è rivolto solo ai buoni o ai migliori (vedi il "terreno buono"), ma ha comunicato, con l'esempio di questa parabola, il messaggio di Dio ad ogni sorta di persone. Per questo è stato definito: l'amico dei peccatori (Mt 11, 19); che vede pubblicani e prostitute precederci nel Regno dei Cieli (Mt 21, 31-32); infine, ha dimostrato che anche il terreno più infruttuoso, può diventare "buono". Il successo, tante volte, nasce dall'insuccesso,
e dalla sofferenza, prova ne è la Croce, garanzia di Risurrezione. Sappiamo bene che il "seme", è la Parola proclamata, il "Seminatore", è Dio stesso, i quattro "tipi di terreno", rappresentano la tipologia dei nostri cuori, che possono essere: strada, sassi, spine, o terreno buono. Gesù, tuttavia, non cerca di seminare solo nel miglior terreno, per assicurarsi la migliore raccolta. Lui è venuto, affinché tutti abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza (Gv 10, 10). Per questo non risparmia di cospargere mangiate generose di seme, sia sulla strada (v 4), come sul luogo sassoso (v 5), o sulle spine (v 7), e (solo alla fine), sul terreno buono (v 8). La Parola di Dio, è viva, è seme fecondo, e chiede di piantarsi nel terreno della nostra esistenza, per fruttificare in opere buone. Il seme, però, spesso, si scontra con l'aridità del nostro cuore, e rischia di rimanere sterile. Quante volte, nella nostra esperienza cristiana, ci capita di sperimentare questa quadruplice possibilità: molte volte ci chiudiamo, e siamo più duri della "strada"; quando i "sassi" dell'incostanza ci caratterizzano, siamo solo persone superficiali: partiamo con l'accogliere "con gioia" la Parola, ma poi, ci basta un "sasso", e ci perdiamo; quante volte non ci decidiamo di appartenere con forza al Signore, lasciando che le "spine" in noi (ovvero tutte le preoccupazioni di questa terra), soffochino ogni nostro anelito verso la Luce; La gioia più grande, è quando accogliamo in noi la Parola (sempre confidando nell'aiuto dello Spirito Santo), e lasciamo che cresca, e porti frutti per noi e per gli altri. Oggi tocca a noi continuare l'opera del "seminatore", che deve abbracciare ogni persona, ogni "tipo di terreno", immagine di una Chiesa, che deve annunciare sempre con più forza e perseveranza la Parola di Dio, vincendo le difficoltà e le tentazioni del maligno, superando, così, tutte le difficoltà e le trappole della nostra mondanità, nella certezza che a noi toccherà seminare, sarà poi Dio, a far fruttificare ogni seme, nel cuore di ogni uomo. Certo, però, nei suoi tempi e nei suoi modi, a noi sconosciuti, ma per Lui, sempre rispondenti ad una logica "Sapienziale" di Salvezza. A tutti, una serena e Santa Domenica.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 16/07/2023

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