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di KATIA FILICE e DESIRÉ CHIRICO – Dopo un lungo anno di attesa, ansia e timori sul famigerato esame di maturità, si è finalmente concluso il primo vero esame della vita. Tra caldi pomeriggi trascorsi sui libri e notti insonni,  i ragazzi hanno fatto i conti con l’esito dell’esame di stato, qualcuno è rimasto soddisfatto, qualcuno ha avuto le prime delusioni ma tutti hanno ben compreso che il cammino della vita è intervallato da momenti di verifica, più o meno importanti, più o meno influenti sul prosieguo. E’ tempo di vacanza ma anche di scelte di vita. Evidentemente solo un lavoro di orientamento ben fatto prima, in ambito scolastico, può garantire scelte universitarie o professionali che rispecchino e mettano in risalto le capacità e le potenzialità di ogni singolo ragazzo. In tal senso lo stesso orientamento universitario non si può certo ridurre ad una mera scelta della facoltà ma va visto alla luce di quanto fino a questo punto appreso per essere capaci poi di proiettarsi in un tessuto sociale sempre più ampio. Si può affermare che l’orientatore ha in tal senso una grande responsabilità. Deve essere empatico e capace di ascoltare, deve conoscere le tante possibili scelte universitarie o professionali ed essere una buona guida e un buon sostegno soprattutto per quanti, non avendo le idee chiare, brancolano ancora nel buio.  Quando si parla di orientamento il pensiero di tutti va subito  ad una scelta di tipo geografico, ad una bussola, a dei punti cardinali. L’orientamento scolastico, universitario e professionale, del resto, non è poi così diverso: la metafora di un luogo fisico rende bene l’idea del raggiungimento di un obiettivo, infatti, soltanto attraverso scelte consapevoli che tengano conto di capacità, sogni e aspettative, si può raggiungere una serena realizzazione di vita.