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Mandatoriccio (Cosenza) - Venite a me!


di DON MICHELE ROMANO - Il brano del Vangelo di questa XIV Domenica del Tempo Ordinario (Mt 11, 25-30), è una delle pagine più belle e consolanti del Vangelo di Matteo, in modo particolare, per tutti coloro che sono in cerca di sollievo: "Venite a me, voi tutti che siete stanchi ed oppressi..."(v 28). Gesù, sta vivendo un momento non facile per Lui: lo accusano di stregoneria ("scaccia i demòni in nome di Beelzebùl"); attaccano la sua reputazione ("è un mangione ed un beone"); le stesse città della Galilea, lo hanno deluso! Lui, tuttavia, risponde a tutto questo, innalzando al Padre, un
Inno di lode e di ringraziamento, che possiamo articolare in tre strofe! La prima è una benedizione "cosmica": "Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra..." (v 25a), che unito all'appellativo "Abbà", dice chiaramente come l'Onnipotenza, si coniuga con la Tenerezza. Infatti, la parola "Padre", in ebraico "Abbà", è il centro di tutta la Rivelazione Cristiana. "Abbà", è il primo balbettare del bambino, i piccoli ("nepios"), sono gli infanti, quelli che ancora non parlano, e Papà, è l'unica parola che conoscono, e attraverso questa parola, sanno di ottenere tutto: "Se non ritornerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli " (Mt 18, 3). Gesù, non va alla ricerca dei primi della classe, Egli privilegia i piccoli (Da non confondere, tuttavia, con gli ingenui!), perché sono coloro che riconoscono, di avere bisogno di Lui, che fanno esperienza della loro fragilità, ma soprattutto sanno di poter contare su un Padre, che si prende cura di loro. In una parola, sono coloro che si lasciano amare da Dio, e si abbandonano fiduciosi, a tutto ciò che Egli fa, nella loro vita. La seconda strofa, parla dei profondi rapporti che Lo legano al Padre: "Nessuno conosce il Figlio se non il Padre..." (v 27a). Ebbene sì, solo il Signore può rivelarci il Padre: "Io e il Padre siamo una cosa sola" (Gv 10, 30); E nell'ultima Cena, rispondendo a Filippo, dirà: "Chi ha visto me, ha visto il Padre" (Gv 14, 9). La terza strofa, di questo Inno di lode, contiene un appello a tutti i deboli e i poveri, perché si mettono alla sequela di Gesù (definito anche "detto giovaneo", per la sua "tipicità"): "Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi e io vi darò ristoro". Affaticati ed oppressi, al tempo di Gesù, erano soprattutto i "poveri", che non riuscivano a sostenere ed osservare il culto oppressivo della Legge ebraica, e tutte le sue (617) prescrizioni. A loro, Gesù, vuole dare sollievo, riposo, ("Anapàusis"), ovvero, riposo spirituale, che si può ottenere con l'acquisizione della vera Sapienza. Andare da Gesù, è andare ad una scuola di vita, una scuola dove si impara l'alfabeto della vita. Tuttavia, "stanchi ed oppressi", possiamo essere anche noi tutti, allorquando abbiamo esaurito le nostre migliori energie, per sostenere il nostro "ego", e ci ritroviamo esausti ed in solitudine. È proprio allora, nel momento in cui la vita con noi, è stata avara di soddisfazioni, che Gesù promette il suo "ristoro". Spesso, ahimè, oggi l'unico ristoro, agognato dai più, coincide con il benessere psicofisico: vedi, ad esempio, in questo tempo estivo, con quanto entusiasmo i "Battezzati", aspettano la Domenica per sollazzarsi tutto il giorno al mare, "dimenticandosi" della Santa Messa festiva! Vivere una vita "dimentichi" di Dio (Ma attenti, perché Dio non dimentica!), è solo un'illusione. Il ristoro che ci offre Gesù, è di tutt'altra natura. Esso comporta l'assunzione di un "giogo": "Prendete il mio giogo sopra di voi..."( v 29a). Il "giogo", era un pezzo di legno posto sul collo di una coppia di buoi, per arare i campi: entrambi andavano nella stessa direzione e, se uno si stancava, tirava l'altro. Gesù ci propone di camminare accanto a Lui, perché quando non ce la faremo, perché "stanchi ed oppressi", sarà Lui a trascinare per entrambi il giogo, che Lui ben conosce, perché, l'ha già portato per noi tutti, ossia la Croce. Da qui, nasce il termine che caratterizza oggi gli Sposi, chiamati appunto "Coniugi", dal latino "cum-iugum", ovvero, con lo stesso "giogo". In altre parole, Cristo ci sta offrendo un'immagine "sponsale", ovvero di legare la nostra vita alla sua, di camminare insieme con Lui, per condurci alla piena comunione col Padre. Solo così, il nostro carico sarà "dolce e leggero". Don Tonino Bello, sognava: "Siamo angeli con un'ala soltanto e possiamo volare solo se abbracciati a Cristo". Oggi constatiamo, purtroppo, che c'è tanta presunzione in giro. Come ai tempi di Gesù, Scribi e Farisei, persistono anche al giorno d'oggi, nella persona di tanti superbi e saccenti, che prediligono la religione "fai da te", la morale soggettiva, ed il relativismo, illudendosi di non avere alcun bisogno di Dio. Oscar Wilde, diceva: "Ci sono persone che presumono di sapere tutto, e purtroppo è tutto quello che sanno!" È proprio in questo scientismo, e nella superbia di un raziocinio esasperato, che si riscontrano le ragioni fondamentali del distacco da Gesù. San Paolo ci ammonisce: "La scienza gonfia, la Carità edifica" (1Cor 8, 2). Infine, Gesù ci invita ancora una volta: "Imparate da me...", ossia impariamo a non pretendere di fare cose strepitose, ma impariamo a vivere con quell'umiltà e quella mitezza di cuore, che hanno caratterizzato la sua Missione di Salvezza! Auguro a tutti una Santa Domenica.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 09/07/2023

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