We're sorry but our site requires JavaScript.

 


Mandatoriccio (Cosenza) - Chi accoglie voi accoglie me


di DON MICHELE ROMANO - Il Vangelo di questa 13.a Domenica del Tempo Ordinario (Mt 10, 37-42), può sembrare "categorico", e perché no, lasciarci anche un po' perplessi, quando parla, ad esempio, del "distacco" dai familiari: "Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me" (v 37). Di certo Gesù, non vuole insegnarci il disprezzo per i nostri consanguinei, non è geloso di nessuno, non vuole essere nostro "rivale in amore", ma semplicemente ci invita a non anteporre nulla al suo Amore, stabilendo così la giusta priorità nella nostra vita. I legami familiari non possono asservire o soffocare la vocazione alla quale il Signore ci ha chiamati..., occorre tanto coraggio a saper lasciare il "nido" familiare, per affrontare le esigenze della vita e la Sua chiamata, che ci invita a seguirlo: "Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me" (v 38). Certo l'Amore rinnova il cuore della vita cristiana, verso tutti, senza escludere i membri della nostra famiglia, perché essendo a noi più vicini, costituiscono il nostro primo "prossimo", ma nondimeno occorre che sappiamo accogliere anche tutti gli altri, sapendo riconoscere in loro, Cristo stesso: "Chi accoglie voi accoglie me" (v 40). Accogliere lo splendido messaggio del Vangelo di oggi, ci sprona a diventare veri ed instancabili testimoni. Sappiamo bene che, essere "discepoli" di Gesù, non è certo cosa facile o naturale: Si è Cristiani per "scelta", e non solo perché siamo nati in una Famiglia Cristiana, che ci ha assicurato il Catechismo ed i Sacramenti. Oggi, nella maturità della Fede, siamo chiamati a "formarci", ovvero, conoscere in profondità i motivi della nostra fede, per poi testimoniarla con entusiasmo e forza, anche a tanti che ancora sono lontani da essa. Questo significa anche dare il giusto valore alla Carità, non fantasticando o rimanendo immobili, perché l'Amore viene prima di tutto: "Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli..., non perderà la sua ricompensa" (v 42). Bellissima anche questa precisazione di Gesù: dare l'acqua "fresca", quella, cioè, che ognuno teneva per sé in casa, ben protetta (al fresco appunto!), perché tutti davano con facilità l'acqua "calda" del giorno. A noi Gesù, chiede di dare ciò che ci costa, questo ha valore ai suoi occhi, e non magari ai poveri dell'Africa, o al raduno di tanti bisognosi nelle  mense Caritas delle nostre Parrocchie, ma al nostro fratello più prossimo, e magari più bisognoso, che, guarda caso, potrebbe anche essere il nostro vicino di casa! Certo: "Dare, dà più gioia che ricevere" (At 20, 35), e non parliamo necessariamente del "dare" denaro o oggetti di valore, ma della gioia di donare noi stessi agli altri, condividendo con loro i nostri talenti e le nostre qualità, soprattutto con la vicinanza ai più poveri ed abbandonati, sapendo riconoscere il Signore nel bisognoso, nel derelitto, nel forestiero, nella certezza che: "Dio ama chi dona con gioia" (2Cor 9, 8). Ancora una volta Gesù ci ricorda che, chi comincia a entrare nella logica dell'Amore, è chiamato ad andare fino alla fine, addossandosi le conseguenze ultime della sua scelta, ossia la "Croce", come è avvenuto per Lui. Ma sia ben chiara una cosa: Dio non manda la Croce..., e la Croce, sappiamo, non fa piacere a nessuno. La Croce è frutto di tante circostanze della vita, ce la dà la salute, gli altri, le nostre stesse scelte sbagliate. Ma Dio no! Un Padre come Lui, non può volere il male, di noi suoi figli! Possiamo, tuttavia, come dice Gesù: far diventare la Croce, un'occasione di crescita, una possibilità di andare all'essenziale, nella nostra vita. Anche per Gesù, del resto, la Croce non è stata frutto delle sue scelte, né conseguenza di eventuali suoi errori, tuttavia, Egli la trasfigurerà in strumento di Salvezza. Per questo ci dice: "Chi non prende la propria croce...", ovvero, non ci dice di "portare", ma di "prendere" la propria Croce, cioè, accogliere quella parte di noi più scomoda, di eventi più complessi, misteriosi, e dolorosi della nostra esistenza, e "viverli" come una "scheggia" di quella Croce, affidata a ciascuno di noi, e che Lui ha portato tutta intera, per la salvezza dell'umanità. Domanda: ci sarà una ricompensa per tutto questo? Certo che avremo la ricompensa, certamente non legata alla logica del calcolo umano: "Do ut des!", ma nell'azione liberante e vivificante dello Spirito Santo, che darà a ciascuno la sua forza, quando ognuno di noi, svuotato di ogni sua sicurezza, riceverà la gioia di una vita presente e futura nel Regno di Dio. A tutti, una santa Domenica, nel nome del Signore!


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 02/07/2023

Pubblicità

vendesi tavolo da disegno Spazio pubblicitario disponibile


Testata Giornalistica - Registrazione Tribunale di Rossano N° 01/08 del 10-04-2008 - Nessun contenuto può essere riprodotto senza l'autorizzazione dell'editore.

Copyright © 2008 - 2024 Ionio Notizie. Tutti i diritti riservati - Via Nazionale, Mirto Crosia (CS) - P.IVA: 02768320786 - Realizzato da CV Solutions

Ogni forma di collaborazione con questo quotidiano on line è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita - E-mail: direttore@ionionotizie.it