We're sorry but our site requires JavaScript.

 


Mandatoriccio (Cosenza) - Gesù, un amico da amare


di DON MICHELE ROMANO - Nel capitolo 15 del Vangelo di Giovanni, troviamo l'essenza del Cristianesimo: "Come il Padre ha amato me, anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore...! Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici... Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa..., ma io vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che udito dal Padre mio l'ho fatto conoscere a voi" (Gv 15, 9.12, 15). Siamo nel cuore dei "Discorsi d'Addio, siamo, cioè, nel cuore del "Testamento Spirituale" di Gesù. In questi pochi versetti, per ben nove volte, risuona la parola "amore/ amare", e per tre volte la parola "amici". Certo, sappiamo tutti di essere "mendicante d'amore", perché solo l'Amore, quale esperienza più importante della nostra vita, è capace di colmare la nostra sete di felicità. La "Bella Notizia", che Gesù ci comunica nel suo Vangelo, è che ognuno di noi è Amato: "Così io ho amato voi..., perché la vostra gioia sia piena" (v 11). Nel suo comandamento, Gesù ribadisce,  dal principio alla fine dei versetti 12.17, sia i soggetti dell'amore, "gli uni gli altri", e sia il modo, "come io vi ho amati". Tuttavia, quello di Gesù, non è un semplice invito ad amare, perché tante volte si può "amare" per dipendenza, necessità, tornaconto. Supera, persino, l'amare gli altri come amiamo noi stessi (Secondo la spiritualità ebraica!), perché sa bene, che tante volte, ci sono persone che non si amano più, o si amano poco, ecco perché ci comanda di amare, "come Lui ci ha amato". Chiaramente, questo è in riferimento alla "lavanda dei piedi"..., "Amare", infatti, è voce del verbo "Servire", dove Amare, vuol dire: reciprocità, comunione, l'amore, cioè, non si trasmette con una dottrina, ma solo attraverso gesti che comunicano vita (Mi torna in mente l'espressione di Don Tonino Bello, quando diceva che dovremmo essere tutti "la Chiesa del grembiule"). Questo comando di Gesù, non è in aggiunta, tutt'altro, è un comandamento "nuovo" (Kainòs),   "nuovo", nel senso di qualità, che, cioè, soppianta tutto ciò che c'era prima. Ci viene chiesto di amarci "come" Lui ci ha amati. Stiamo, perciò, attenti, Gesù non dice: amate "quanto" me, cosa impossibile, ma "come" me!
È proprio questo "come", la peculiarità del Cristianesimo. Se le nostre Comunità Parrocchiali, prendessero sul serio questo "come", allora sì che si respirerebbe tanta gioia e tanta pace, e si metterebbero da parte risentimenti e frustrazioni. Senza amore vicendevole, non saremo mai "comunità cristiane", perché l'amore rimane sempre il segno contraddistintivo, della vera identità di un cristiano: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli se avete amore..." (Gv 13, 35). È fonte di gioia, comprendere che quel "come", ci svela, altresì, che Gesù è, sia il modello, che la fonte dell'amore: Modello, perché ci mostra ciò a cui dobbiamo tendere; Fonte, perché è il suo Amore, ad essere la ragione del nostro amare. La nostra vita cristiana, quindi, è fare esperienza di questo Amore "gratuito" (Senza cioè, nessun merito da parte nostra!), che mi interpella e rende feconda la mia vita, e quella della Comunità dove vivo. C'è, però, solo un problema: accogliere questo Suo Amore, lasciarsi "trovare" da Dio, che dalla "terrazza del cielo", scruta ogni giorno l'orizzonte, speranzoso in un nostro ritorno a Lui (Leggi la Parabola del "Padre Misericordioso"-Lc 15, 11-32). Chiediamoci ancora: Ma in cosa consiste il "come" di Gesù? Ci risponde Lui stesso: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici (v 13). Spesso questa immagine, è stata distorta, pensando che fosse richiesto un "morire" per gli altri. Nel Vangelo "amare", è tradotto sempre con "dare", e Giovanni usa il termine "psichè", che vuol dire psiche, vita interiore, anima! È questo che Gesù ci chiede: Dare ai propri amici, ciò che si ha dentro, tirando fuori il meglio di noi stessi! Mi piace concludere questa breve riflessione, considerando l'audacia di Gesù, nel dire: "Non vi chiamo più servi..., ma amici (v 15), andando così, a reinterpretare il rapporto tra Dio e il credente, tracciato da tutte le Scritture prima di Lui. Nella Bibbia, infatti, il titolo di "servo", è qualcosa di importante, perché, ad esempio, tutti i profeti, sono chiamati "servi di Dio". Chiamare "Amici" i discepoli, è un salto di qualità enorme, se pensiamo che finora, questo appellativo, è stato dato solo a due persone: Abramo e Mosè! Il vero Cristiano oggi, è chi sa "ricambiare" questo Amore, che Gesù ha per ciascuno di noi! Questo dovrebbe costituire, il motivo della nostra gioia più grande! A tutti, una serena giornata, con il cuore di Gesù.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 29/06/2023

Pubblicità

vendesi tavolo da disegno Spazio pubblicitario disponibile


Testata Giornalistica - Registrazione Tribunale di Rossano N° 01/08 del 10-04-2008 - Nessun contenuto può essere riprodotto senza l'autorizzazione dell'editore.

Copyright © 2008 - 2024 Ionio Notizie. Tutti i diritti riservati - Via Nazionale, Mirto Crosia (CS) - P.IVA: 02768320786 - Realizzato da CV Solutions

Ogni forma di collaborazione con questo quotidiano on line è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita - E-mail: direttore@ionionotizie.it