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Mandatoriccio (Cosenza) - Le 7 Parole di Gesù sulla Croce, (4^) il grido sofferente dell'uomo


di DON MICHELE ROMANO - A mezzogiorno, concluse le operazioni della Crocifissione, si ode un grido di aiuto da parte di Gesù, che esprime tutta la sua sofferenza di Messia, Figlio di Dio, che sta affrontando il dramma della Morte, in una insostenibile solitudine: "Dio mio ("Eloì), Dio mio ("Eloì), perché mi hai abbandonato ("Lemà sabactàni")" (Mc 15, 34), perché abbandonato da quasi tutti i suoi amici, tradito e rinnegato da discepoli, attorniato da chi lo insulta, e si sente sotto il peso schiacciante di una Missione che, sa bene, deve passare per l'umiliazione e l'annichilimento. Perciò grida al Padre, e la sua sofferenza assume le parole dolenti del Salmo 22, dove il Re Davide, si chiede perché Dio lo avesse abbandonato, se ne stesse lontano, senza soccorrerlo. Questa 4° Parola (espressione) di Gesù sulla Croce, esprime il "grido" sofferente, dell'Uomo di ogni tempo e di ogni luogo. Tuttavia, vedremo, non è qualcosa di urlato contro Dio, ma gridato a Dio. Dalle parole di Cristo, traspaiono l'affetto, la conoscenza profonda e personale del Padre: "Dio mio...!" Il pronome "mio", è come una carezza, che la citazione biblica, fa avvertire al cuore "dell'Uomo dei Dolori", come definito il Messia, in Isaia 53, 3. Quel Dio, che nel Salmo 22 , l'orante, per ben tre volte, nel suo grido, chiama il Signore "mio" Dio, alla fine manifesta un estremo atto di fede e di fiducia in Lui. Nonostante ogni apparenza, capita a noi tutti, nei momenti di grave sofferenza o scoraggiante solitudine, credere che Dio sia lontano da noi, sembra che ci abbia abbandonati. Questo silenzio di Dio che "tace", lacera anche il nostro animo, nella ricerca instancabile di una sua parola, di un suo intervento nella nostra angoscia, intervento che sembra non arrivare! Eppure, il Signore, è sempre presente nella nostra esistenza, con una vicinanza e una tenerezza indescrivibile: "Sei proprio tu che mi hai tratto dal grembo, mi hai affidato al seno di mia Madre. Al mio nascere, a te fui consacrato" (Sal 22, 10-11a). Il lamento, diventa ora supplica accorata: "Non star lontano da me...( v 12). Queste immagini drammatiche, le ritroviamo nella sofferenza di Gesù sulla croce: L'arsura insopportabile che lo tormenta in questo momento, trova eco nella sua richiesta: "Ho Sete!" (Gv 19, 28). Ma come l'orante del Salmo, impellente, avanza di nuovo la richiesta di soccorso: "Ma tu Signore non restare lontano, mia forza, vieni presto in mio aiuto... Salvami (vv 20. 22a). È un grido, che proclama una fede, una certezza, che spazza via ogni dubbio, ogni buio e desolazione. È il lamento, che si trasforma in lode: "Tu mi hai risposto. Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, ti loderò in mezzo all'assemblea (vv 22c-23) È la vittoria della Fede che può trasformare la morte in dono della Vita: "Morte e Vita si sono affrontate, in un prodigioso duello. Il Signore della Vita era morto; ma ora, vivo trionfa" (Rm 8, 10-11). Gesù, pur nella sua indicibile sofferenza, si apre alla certezza della gloria: "Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare la sua gloria?" dirà da Risorto ai discepoli di Èmmaus" (Lc 24, 26). Così, anche noi, come quei discepoli, impariamo a discernere la vera realtà, al di là delle apparenze, riconoscendo il cammino dell'Esaltazione, proprio nell'Umiliazione, riscoprendo in ogni nostra angoscia (la nostra Croce), la nostra grande fiducia e speranza in Cristo, perché solo allora, il nostro "grido" di aiuto, si trasformerà in canto di lode! Ecco, perché Marco, quando scrive ha in mente, tutto il Salmo 22. Nello stile dell'Antico Testamento, anche lui ci riporta le parole iniziali del Salmo (Così come noi citiamo ad esempio: l'Ave Maria..., il Padre Nostro..., ecc.), ma è solo leggendo tutto il Salmo, fino ai versetti finali, che ne comprendiamo il vero fascino dell'abbandono, nelle mani di un Padre, che non si dimentica mai di nessuno, e si rende vicino a tutti! Attenti, però: pur nei suoi tempi, e nei suoi modi: "Del Signore è il regno..., Io vivrò per lui" (vv 29a . 30a). Registriamo, in tal modo, un passaggio meraviglioso: si passa dalla tragedia alla gioia, in un crescendo finale, che illumina l'intero arco della Passione, della Morte, e della Pasqua di Cristo! A tutti, una serena giornata, con il Cuore di Gesù.


di Rubrica autogestita dalla parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 20/06/2023

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