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Mandatoriccio (Cosenza) - Sei tu il Re dei Giudei?


di DON MICHELE ROMANO - Nelle tre scene che, oggi, ci presenta il Vangelo (Mt 26, 14-27.66):- Il tradimento di Giuda; - I preparativi per celebrare la Pasqua; - E la Cena con i Dodici, c'è un verbo insistito: "consegnare"
("paradìdomi" in greco), ripetuto ben sei volte, che funge da collegamento tra questi tre momenti: Quando Giuda "consegna" Gesù (2); La Pasqua, dove Gesù dà ("consegna") la sua vita (3); E l'ultima Cena, con la "consegna" di Gesù, che si adempirà sulla Croce. Ma è l'Ultima Cena, che ci interroga maggiormente! Proviamo ad immaginare lo stato d'animo, angosciato, di Gesù: "In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà" (v 20). Queste parole, consideriamole estese, anche a ciascuno di noi, oltre che a Giuda, perché ci invitano ad un serio esame di coscienza. Consapevoli della nostra personale responsabilità, davanti a Dio, chiediamoci: quante volte, e a che prezzo, anche noi, oggi, vendiamo Cristo? Interroghiamoci sulla purezza della nostra fede, sulla fedeltà alla sua Parola, sull'autenticità del nostro Amore ai fratelli. Una cosa è certa: agli altri possiamo nascondere i nostri peccati, ma non certamente a Dio, che vede nel
Segreto del nostro cuore, e sa tutto di noi. Solo quando, con umiltà e sincerità, avremo riconosciuto i nostri peccati, potremo guardare a Cristo, e chiedergli: "Sono io?" (v 22) Gesù ti risponderà: "...(Spazio per apporre il nostro nome, oltre quello di Giuda!), quello che vuoi fare, fallo presto" (Gv 13,27). Ma è interessante notare, come
l'Evangelista Giovanni, annoterà nel suo Vangelo: "Egli, preso il boccone, subito uscì. Ed era notte (Gv 13, 30). Dal momento che la Cena della Pasqua Ebraica, durava tutta la notte, sarebbe tautològico (ripetitivo), annotare: "Ed era notte!"
Se dopo il punto, Giovanni precisa questo, è perché vuol farci comprendere che le tenebre della notte, non erano solo all'esterno del Cenacolo, ma erano anche scese nel cuore di Giuda. Ora, quasi a voler "attualizzare", è come se Gesù, volesse dire ad ognuno di noi: Tu non fare come, purtroppo, ha fatto Giuda. Tu lasciati riconciliare con Dio, ritorna a Lui, non scadere nella disperazione..., solo così ritroverai te stesso! Giuda mi ha venduto per 30 monete di argento (Equivalenti a 120 denari, il prezzo di uno schiavo - Es 21, 32). Forse, in tal modo, intendeva forzare la mano, favorendo un incontro col Sinedrio, ma poi, di fronte all'arresto e alla condanna, ha toccato con mano il suo fallimento, e non ha trovato più la forza e il coraggio di ritornare a me, e, nella disperazione, ha pensato di farla finita. È vero! Con lui, si è "adempiuta" la Scrittura, ma io per la sua "grave scelta", ho espresso tutto il mio "rammarico": "Sarebbe stato meglio per lui se non fosse mai nato" (v 24b). Lui aveva questo debole per i soldi (Teneva anche, la cassa del Gruppo...!), tant'è che Giovanni, in una circostanza particolare, dirà di lui: "Non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro..." (Gv 12, 6). Ma tu (È sempre Gesù che parla !), non cedere all'avidità del denaro, perché "l'attaccamento al denaro, è la radice di tutti i mali" (1Tm 6, 10). La stessa domanda di Giuda: "Sono forse io, Signore?" (v 22), è indice di un sentire comune: ognuno di noi, quasi, si sente capace di tradire! Lo stesso rammarico di Gesù su Giuda, del v 24, non è da considerare una "profezia" sulla sua eterna dannazione, ma un invito ad esaminare la propria coscienza. La stessa risposta di Gesù, alla sua domanda, è emblematica: "Tu lo hai detto" (Risposta similare, data al Sommo Sacerdote), come a dire: "Scegli tu, Giuda, se continuare o meno, perché sei tu che dici di essere un traditore. Io non credo, dice, ancora oggi a noi, il Signore, ad ognuno di noi: non crederci nemmeno tu, non cedere allo scoraggiamento, non darla vinta al nostro comune "nemico"! i
In questa Settimana Santa, così intensa ed importante, "vigiliamo" su noi stessi, chiamati, oggi, nella Chiesa, ad essere coloro che hanno avuto la grazia e l'onore di essere stati "scelti", fra i discepoli, per seguire il Signore. Così come allora, Gesù è entrato a Gerusalemme, "cavalcando un asino" (Zc 9, 9), senza quindi astuzia, e violenza alcuna, ma con umiltà, "nel nome del Signore" (Mt 21, 9). Così, anche oggi, il "Re della Goria" (Sal 24, 7-10), desidera entrare anche nelle nostre città, e nelle nostre vite, perché Lui è "il vero nostro Re". Oggi la Folla, festante, lo acclama: "Osanna, al figlio di Davide, Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna...!" (Mt 21, 9), ma fra qualche giorno, la stessa Folla, griderà: "Sia Crocifisso..." (Mt 27, 22-23). Ed ancora: "Noi non abbiamo altro Re, che Cesare" (Gv 19, 15). Gesù, nostro Re (Di un Regno, che non è di questo mondo - Gv 18, 36a), non si impone, ma si offre: "Non viene con sfarzo o con lusso: "Non griderà nè alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce" (Is 42, 1), ma è mite e umile! Al suo "passaggio", oggi, forse converrebbe non lanciare rami di palma o di ulivo, né stendere tappeti o fiori, ma "spalancare" il nostro cuore, proprio come fecero i Bambini, ed i "poveri di Dio", (Gli Anawim!), i Pastori, che lo riconobbero, proprio come gli Angeli lo avevano annunciato"
(CCC n. 559).
A tutti, una Santa Domenica delle Palme!


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 02/04/2023

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