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Rossano (Cosenza) - La donna nei tuoi occhi


di LETIZIA GUAGLIARDI - L’Istituto di istruzione superiore “E. Majorana” di Rossano, domani, 8 marzo, Giornata internazionale della donna, presenterà nell'aula magna della suola “La donna nei tuoi occhi”.

Nella locandina a corredo di codesto articolo ci sono i nostri volti, siamo solo alcune delle tante insegnanti di questa scuola. Domani, insieme agli altri colleghi, agli studenti e al dirigente scolastico, Saverio Madera, concentreremo la nostra attenzione sul motivo di questa giornata.

Certamente, domani, dappertutto, ci saranno tanti mazzetti di mimosa da donare alle mamme, alle colleghe, alle mogli e alle fidanzate. La prima domanda che dobbiamo porci è: è un gesto consapevole o solo rituale?

Seconda domanda: perché proprio la mimosa? Perché in Italia, a marzo, in campagna si trova facilmente e se si vuole comprarla dal fioraio non è un fiore costoso. E anche perché sembra delicata, invece è tenace e resistente. Come le donne. 

A questo proposito, credo che noi donne abbiamo una grande responsabilità in quanto mamme, insegnanti, ecc.: dobbiamo fare di più, oggi più che mai. Dobbiamo educare i nostri figli, alunni e nipoti a diventare uomini perbene. Il che significa, fra le altre cose, insegnare loro ad amare, a rispettare le donne, tutte (mamme, figlie, sorelle, insegnanti, colleghe, fidanzate, mogli…) e a non avere su di loro nessun tipo di pregiudizio. Più di tante prediche, insegniamo loro con il nostro esempio: amiamoli e rispettiamoli e loro faranno altrettanto. Una bella responsabilità, certo, ma un onore, anche.

Oltre al mazzetto di mimosa – che è comunque sempre ben accetto – bisogna fare di più, molto di più per le donne. L’8 marzo serve per ricordare sia le conquiste sociali, economiche e politiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono ancora oggetto in ogni parte del mondo.

Per quanto riguarda le conquiste sociali e politiche voglio indicare le tre donne che oggi sono alla guida dell’Europa: Ursula von der LeyenChristine Lagarde e Roberta Matsola. Tutte e tre con un unico obiettivo: la sua ripresa. E voglio anche menzionare Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio, e Margherita Cassano, la prima donna presidente della Corte di Cassazione, nominata lo scorso 1 marzo.

Per quanto riguarda il passato voglio ricordare due donne, fra le tante, che hanno cambiato la storia:

Rosa Parks. L’ha fatto con un semplice “No” su un bus. Nel 1955 lei, donna di colore, rispose così all’autista che le intimava di cedere il suo posto a un bianco. Conseguenza? Questo suo semplice ma coraggioso gesto diede il via alla protesta civile e politica contro la segregazione razziale in America. “Le persone dicono sempre che non ho ceduto il mio posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente o non più di quanto non lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro. Non ero vecchia, anche se alcuni hanno un’immagine di me da vecchia allora. Avevo 42 anni. No, l’unica cosa di cui ero stanca era subire” (“Rosa Parks: My Story”).

Marie Curie. La prima donna a vincere ben due premi Nobel (nel 1903 per la Fisica e nel 1911 per la Chimica), la prima docente femmina a insegnare alla prestigiosa Università Sorbona di Parigi, con una cattedra in fisica generale; la prima, insieme al marito, a scoprire l’esistenza di due elementi, il radio e il polonio. Non solo: inventa la parola "radioattività" per descrivere l’emissione di radiazioni da parte della materia.

Ok ai mazzetti di mimosa l’8 marzo… purché siano donati con la consapevolezza che c’è ancora tanto da fare.

Per le donne che subiscono violenza verbale e fisica in casa, per quelle uccise in quanto donne, per quelle che si vedono negati i diritti più importanti al lavoro, per le bambine che ancora subiscono l’infibulazione e per quelle obbligate a sposarsi e per le ragazze uccise perché hanno rifiutato un matrimonio imposto.

Per le donne che ancora oggi, in tanti Paesi del mondo, hanno meno diritti degli uomini perché qualcuno considera normale che una donna guadagni meno di un uomo che fa il suo stesso lavoro o che sia costretta a scegliere se lavorare o avere dei figli.

Per le donne alle quali viene impedito di studiare, che non possono guidare un’automobile, votare e persino amare chi preferiscono.

Per le donne che vengono giudicate o addirittura punite per aver indossato una gonna o dei jeans o persino per aver messo il rossetto.

Bastano come esempi?

Grazie, quindi, per i ramoscelli di mimosa… purché rappresentino un gesto sincero che guarda al futuro e immagina amore e rispetto verso tutte le donne.

Soprattutto, non solo un giorno all’anno, altrimenti è un giorno inutile.


di Rubrica autogestita da Letizia Guagliardi | 07/03/2023

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