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Mandatoriccio (Cosenza) - San Lorenzo: Diacono e Martire


di DON MICHELE ROMANO - Oggi, la Chiesa celebra la Festa del Martire romano, San Lorenzo, "la cui vita è stata una vera testimonianza di coerenza, che ogni cristiano deve essere disposto a dare ogni giorno, anche a costo di sofferenze e di grandi sacrifici" (San Giovanni Paolo II). Lui ha preferito accettare la morte, anziché fare il gesto idolatrico, di bruciare incenso davanti alla statua dell'Imperatore.
Come amò Cristo nella vita, così lo imitò nella morte, meritando la corona del martirio: "Chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna" (v 25b). Nella Nuova Alleanza, i Martiri sono testimoni inappellabili della santità della Legge morale, senza eccezioni o adattamenti, che oggi, soprattutto nel nostro tempo, ci spingono inevitabilmente verso le sabbie mobili del "relativismo morale", dove tutto può essere negoziato o giustificato. La piccola parabola del seme, narrata oggi nel Vangelo (Gv 12, 24-26), che cade nel terreno e muore, è assai espressiva e semplice: "Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" (v 24).
Il seme è Gesù che, come il chicco di grano, deve morire, per diventare sorgente di vita per noi tutti. La strada percorsa dal Maestro, deve essere la stessa, che deve percorrere il discepolo, perché solo partecipando alla sua morte, si raggiunge la gloria della vita. Quanti dubbi, quante preoccupazioni, che diventano freno ed ostacolo alla piena donazione: timore di perdersi in questo mondo, attaccamento a se stessi, che alimenta il compromesso, mentre la piena maturità, consiste nella capacità di saper amare, e nella donazione, che diventa servizio ad ogni fratello. È quello che ha vissuto Lorenzo, Diacono a Roma, nel terzo secolo, allorché il Prefetto dell'Imperatore Valeriano, gli intimò (Dopo aver condannato a morte Papa Sisto II), di consegnargli tutti i Beni e le Ricchezze, insomma tutti i Tesori della Chiesa. Lorenzo obbedì, ed in maniera "strategica" ("Distribuì tutti i Beni ai Poveri!), facendosi beffa di ogni minaccia (Preludio, purtroppo, al suo Martirio), portò, dopo alcuni giorni che gli erano stati concessi, di fronte al Prefetto, tutti i poveri di cui si occupava, dicendo: "I poveri sono e restano sempre i veri Tesori della Chiesa". Ecco la grande lezione di vita per noi tutti: non gli ori delle Chiese, non le opere d'arte, o le tante attività, e la perfetta organizzazione, ma la capacità di rendere presente Cristo nel volto degli ultimi, questa è la vera e grande sfida che ci attende! Nella Chiesa, pertanto, è sempre meglio da preferire, la salvezza del Povero, allo sfarzo delle Celebrazioni. Lorenzo, "Stella" che ancora brilla (E non solo nella "Notte delle Stelle"), ci ricorda che nella Chiesa, non contano i protagonismi e le parate, ma prima di ogni altra cosa, deve prevalere la Carità e il servizio del prossimo. Noi, oggi, (Ahimè), discepoli della poltrona e delle pantofole (Altro che "la Chiesa del grembiule"- Don Tonino Bello - "Docet"), abbiamo tutti, per la nostra fede, un debito di gratitudine verso tanti fratelli e sorelle che, come Lorenzo, hanno testimoniato l'Amore al Signore, col sacrificio della propria vita. Chiediamo anche noi, a Cristo Signore, la forza di accettare le tante "graticole", che arroventano la nostra vita, perché solo rimanendo in Lui, potremmo liberarci da ogni vaneggiamento terreno, per imparare a non temere, di "perdere" la vita per Lui, nella certezza che ce l'ha "restituirà in pienezza", nel suo Regno. Una serena giornata.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 10/08/2022

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