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Rossano (Cosenza) - Il Codex Purpureus Rossanensis


di LETIZIA GUAGLIARDI - Quest’anno, finalmente, a scuola sono ripresi i viaggi e le gite e ho voluto cominciare con la visita guidata al Museo Diocesano di Rossano (Cs) con una delle mie classi – la 3 A Meccanica dell’ITI “E. Majorana”. Qui è protetto un capolavoro che tutto il mondo ci invidia. È il Codex Purpureus Rossanensis, il prezioso manoscritto del Nuovo Testamento, ricco di splendide miniature. Il testo è di straordinaria bellezza, scritto con raffinati caratteri d’oro e d’argento. Si chiama purpureo perché è un manoscritto di lusso scritto su pergamena sottilissima di agnello, pura, di ottima qualità, superbamente lavorata, tinta in porpora con una mistura di carminio e azzurro.

Il suo fascino deriva anche dal fatto che è avvolto dal mistero. Da dove proviene? Chi lo ha scritto? Come è arrivato a Rossano? Sono anni che numerosi studiosi propongono le proprie teorie. Quasi tutti concordano nel datarlo intorno alla metà del secolo VI.

La mia 3 A Meccanica (ITI “E. Majorana” .-Rossano)

Comunque sia, è un evangelario di inestimabile valore che ha affrontato incendi, rapine e poi l’oblio, per tanti anni. Ora merita il posto d’onore nel Museo diocesano di Rossano (Cs) e nel 2015 è stato dichiarato patrimonio dell’Unesco.

Un selfie della mia collega Anna Morrone, i nostri studenti e, alla mia destra, lo splendido Codex

La nostra bravissima guida – Rosa Urso – ci ha poi accompagnati nel resto del museo, ricco di altri capolavori: antichi manoscritti, dipinti, argenti e oggetti rari e preziosi.

Finita la visita al Museo, tutti fuori per iniziare il percorso bizantino.

Fatti pochi metri, siamo entrati nella Cattedrale di Maria Santissima Achiropita ed è proprio qui, all’interno della sacrestia, che nel 1879 fu ritrovato il Codex, portato a Rossano probabilmente da qualche monaco in fuga dall’oriente durante l’invasione araba del VII secolo o al tempo delle persecuzioni iconoclaste dell’VIII secolo.

Il percorso si snoda poi fra le chiese bizantine del centro storico, l’Oratorio di San Marco e la Panaghìa, entrambe del IX-X secolo. Questi edifici sono la testimonianza visiva di quelle che furono le maestranze normanno-bizantine: entrambi i luoghi di culto conservano resti di antichissime e preziose pitture murali. L’Oratorio di San Marco, capolavoro architettonico bizantino su uno sperone di roccia, è dedicato ai monaci asceti che vivevano nelle grotte di tufo sottostanti.

In tutto il mondo esistono solo 7 codici miniati orientali ma il Codice purpureo è il più bello, il più prezioso, il più ampio e… ce l’abbiamo noi, qui a Rossano!

Se ti ho invogliato con questo mio articolo, programma una visita a Rossano per ammirarlo da vicino. Rimarrai incantato dal suo fascino e dal suo mistero.


di Letizia Guagliardi | 27/04/2022

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