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Mandatoriccio (Cosenza) - La Croce


di DON MICHELE ROMANO - Il brano Evangelico di oggi (Mc 8, 34 - 9,1), chiude l'ottavo capitolo di Marco, e ci introduce al successivo, che pure contiene altri 4 brani, sui quali mediteremo. La Parola di oggi, consegnata ai Discepoli, e ad  un gruppo di persone, convocate "ad hoc" (Senza le solite controversie,  con coloro che,   in continuazione, avversavano Gesù, in modo particolare Scribi e Farisei),  fà riferimento ad un linguaggio, che non lascia spazio a interpretazioni.  Con grande autorevolezza, il Signore, non solo chiarisce chi è veramente,  mostrando subito dopo, nella Trasfigurazione, i suoi lineamenti "gloriosi" (Mc 8,  31), ma presenta qual'era il suo "Progetto di Salvezza", spiegando a tutti, in cinque brevi sentenze, quali sono i criteri e la misura per un discepolato maturo. Ma ahimé, quante volte, anche noi, ingabbiati come siamo, in un materialismo imperante (" Impegnati a guadagnare il mondo intero"-  Mc 8, 36),  o prigionieri di un retaggio Religioso, che rifugge ogni contatto con la Croce (Mentre il Signore dice: " Prenda la sua Croce e mi segua" - Mc 8,34b),  meritiamo proprio, la grave definizione di:  "Generazione adùltera e peccatrice"! È necessaria una vera "Conversione", per accettare la Croce, perché è solo là, che potremmo inchiodare le nostre debolezze, i nostri egoismi, e i nostri vuoti protagonismi.  Convertirsi, è "rinnegare" se stessi, imparare a "servire" il prossimo, "scendere: dal piedistallo dell'arroganza, considerandoci "ultimi", fra i tanti, che il Signore ci pone accanto: "Chi non prende la propria Croce, e non mi segue, non è degno di me" (Mt 10,38). Ma non è certo Dio, che ci  manda le "Croci", spesso per noi sono inevitabili, o ce le creamo noi ad arte, con le nostre scelte sbagliate. Tuttavia, Dio "permette" certe nostre sofferenze, per "migliorarci".  Qualche volta ci "pota", perché portiamo più frutto, in quanto,  incredibilmente, si fida di noi, e vuole ad ogni costo, renderci capaci, di portare più frutti (Gv 15, 2). Il significato più profondo della Messianicità di Cristo, rimane sempre la Croce,   il supplizio degli Schiavi (La Legge affermava che qualsiasi "Crocifisso", doveva essere considerato un "maledetto da Dio"- Dt 21, 22- 23), perché La Crocifissione era la peggiore umiliazione per una persona, ed un'ignominia per la Famiglia del condannato), ed invece Gesù la trasformerà in strumento di Salvezza, per l'intera umanità. Come cristiani, dobbiamo avere il coraggio, pur "vivendo nel mondo", di essere "diversi dal mondo", senza la paura di "vergognarci" di Lui, col rischio  di essere derisi ed odiati (Gv 15,   18-25),  soprattutto, per essere "simile a Dio", anche  perché, nel giorno del giudizio finale, non saremo giudicati, secondo le massime del mondo, ma secondo il Vangelo di Cristo: "Chi si vergognerà di me e delle mie parole...,Anche il Figlio dell'Uomo si vergognerà di lui"! Invece, ci ricorda San Paolo: "Se moriamo con lui, con lui anche vivremo" (2Tm 2,  11). A noi  in definitiva, la scelta:  "Guadagnare" la Vita, o perderla?";  "Guadagnare" il mondo intero, o perdere l'Anima?";  "Vergognarsi" del Vangelo, o professarlo pubblicamente?" Troppo spesso, la logica del mondo, ci propone una sorta di "idolatria" di noi stessi,  presentandoci la Croce come "autolesionismo". Gesù ci propone di più,  dicendoci:  "Realizzi te stesso, se la tua vita diventa Dono, accoglienza, perché il vero "paradosso" del ritrovarsi, è "perdersi" per gli altri, specie se sono Ultimi e Poveri (Mt 25,  40.45). Una santa giornata a tutti.


di A cura della Parrocchia "San Giuseppe" Mandatoriccio Mare | 18/02/2022

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