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di KATIA FILICE e DESIRÉ CHIRICO -  Si parla spesso di rapporto scuola – famiglia, è all’interno di queste due macro aree, infatti, che il ragazzo si forma, è a partire da queste due istituzioni che si identifica man mano come persona. E’ un processo lungo, fatto di mille strade che convergono tutte in due più grandi, più dritte, più piene: l’educazione e la cultura. Elementi tra loro strettamente legati fino a poter dire che non ci può essere l’una senza l’altra. E’ nella famiglia, prima forma di società assoluta, che il bambino inizia ad apprendere i comportamenti sociali e culturali. E’ qui che comprende il valore della cultura: lo scaffale pieno di libri, il giornale, la lettura, l’ascolto della musica, l’utilizzo di giochi elettronici, la tv che segue alcuni programmi e non altri, tutto converge in modo semplice alla formazione e poi all’esplicazione di una coscienza critica. La scuola dal canto suo accoglie questo bambino e lo accompagna nella crescita, lo educa a una buona comprensione del testo. Utilizza a tal fine metodi più tradizionali quali i riassunti e le mappe concettuali ma anche strumenti digitali quali tablet e LIM che solleticano la curiosità dell’alunno. E’ una tempesta di cervelli in azione necessaria per sottrarre il ragazzo a un analfabetismo funzionale che gli impedisce la comprensione di un testo, rende difficili semplici calcoli matematici, compromette la conoscenza di fatti storici, politici e sociali non troppo lontani nel tempo.  E’ questo il lento e graduale processo necessario perché il ragazzo acquisisca degli strumenti che gli consentano di determinare attivamente e consapevolmente ciò che gli accade e gli accadrà.