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Lamezia Terme (Catanzaro) - Svolto il primo Festival delle Erranze e della Filoxenia


Erano in tanti, la scorsa domenica, 27 giugno, fra San Mazzeo di Conflenti e Monte Faggio, nel Gruppo del Reventino-Mancuso, in Calabria, per il primo evento del Festival delle Erranze e della Filoxenia: la passeggiata comunitaria con messa celebrata nella faggeta sommitale del Monte Faggio a 1329 metri di altitudine. Innanzitutto c’era la comunità ecclesiale della Chiesa di Sant’Anna di San Mazzeo, la grande conca lacustre del Quaternario che si apre fra i monti Reventino ad est e Mancuso ad ovest e che fu un importante transito storico fin dalla romana Via Popilia. La conca di San Mazzeo è disseminata di borghi e frazioni di Lamezia Terme, Martirano Lombardo e Conflenti, dove vivono centinaia di famiglie, a 900 metri di quota, su un territorio assai ampio, tipico delle aree interne dell’Appennino, circondato da fitti ed estesi boschi di querce, castagni, faggi, pini, abeti. La folta comitiva, che comprendeva famiglie intere, gruppi scout della Zona del Reventino, camminatori provenienti da tutta la Calabria ed anche una troupe del Giffoni Film Festival è partita alle 9 dall’area attrezzata della Spernuzzata, copiosa e gelida sorgiva intubata durante l’epopea dei rimboschimenti, nell’immediato dopoguerra. Il lungo serpentone colorato è salito lungo sentieri e sterrate sino alla cima di Monte Faggio, da dove si gode di una magnifica vista che spazia sino al Golfo di Sant’Eufemia, sul Tirreno, e a quello di Squillace, sullo Ionio. Durante il percorso sono stati letti e commentati da don Andrea Latelli, pastore della comunità di San Mazzeo, e da Francesco Bevilacqua, avvocato e scrittore, ideatore del festival, brani dall’enciclica di Papa Francesco “Laudato Si’”, ispirata al famoso Cantico delle Creature di San Francesco d’Assisi. Poi, nell’ombra della faggeta, don Andrea ha celebrato messa avendo come altare un tronco d’albero e conversando con i fedeli sul senso di essere comunità in una realtà rurale come quella di San Mazzeo, falcidiata dallo spopolamento, ma dove, nonostante la mancanza di servizi ed i disagi, tante famiglie e tanti giovani hanno scelto di restare, qualcuno anche occupandosi di piccole imprese vocazionali. Si è discusso di civiltà rurali, di accoglienza, di apertura verso il mondo esterno, di conoscenza ed amore per i luoghi, di senso della storia e della memoria, di cura, custodia e servizio verso la Terra, della necessità di riannodare il filo reciso fra gli uomini e i luoghi. 


di Redazione | 30/06/2021

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