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San Benedetto Ullano (Cosenza) - Il tritone alpino per la prima volta in un corto


Ecco il tritone alpino (Triturus Alpestris Inexpctatus), pesce preistorico rarissimo che da millenni popola lo specchio d’acqua del Laghicello, circondato dai faggeti secolari, nel territorio di San Benedetto Ullano. Per la prima volta è tra gli attori protagonisti di un corto, Me Shëndet (Con salute), il progetto commissionato dalla locale Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco Rosaria Capparelli alla regia di Marco Caputo e Davide Imbrogno.

 Proseguono le riprese del corto girato in ben sei lingue (arbëreshë, nigeriano, pakistano, francese, inglese ed italiano). La storia scritta da Imbrogno prende man mano forma e raggiunge il suo obiettivo: raccontare storie di resistenza.

Resiste il tritone, così come resistono le sonorità arcaiche arbëreshë, suonate dal vivo dai musicanti anziani, eredi di una tradizione senza tempo, che fanno da sfondo ed impreziosiscono le scene girate nel caratteristico borgo dell’entroterra cosentino. Qui, si riscoprono più e più tracce di quella Calabria straordinaria dallo storytelling esperienziale del tutto inedito, fatta di marcatori identitari distintivi (MID) capaci di attrarre ed emozionare visitatori 365 giorni l’anno.

SAN BENEDETTO ULLANO. UN LUOGO DOVE TUTTO E TUTTI, RESISTONO – È questo il titolo della scena finale del corto. Siamo la Terra – dirà la voce narrante – dove le chiese ancora restano rivolte ad est: resistendo. Proveniamo dall’altrove. Da mondi sconosciuti, divenuti cultura di massa non conosciuta. Oggi questi mondi sono la nostra disprezzata quotidianità. Siamo i figli del ritorno. Di coloro che, senza volontà, sono sbarcati in mondi diversi. E dopo tutto, hanno deciso di ritornare, proprio qui. Dove tutto resiste nel silenzio della descrizione. Il tritone è da millenni che resiste nelle acque di Laghicello, eppure è un animale preistorico. I costumi, i canti d’amore arcaici, le danze, i sapori, le luci: resistono. Nessuno, un tempo, aveva il privilegio di annoiarsi. La noia fa scomparire ciò che siamo. Noi continuiamo, giorno dopo giorno, ancora oggi – prosegue - ad essere qualcosa, qualcuno: è la nostra obliqua esistenza. Abbiamo scelto, nella piena consapevolezza, di vivere qui. Nel posto in cui, qualche Dio, ha scelto che la resistenza è un dono, un’elegia, un canto. Noi siamo la nostra forza di Resistenza. Noi resistiamo, comunque vada, augurando a tutti voi stranieri: “di stare bene e andare con salute”. Sono, questi, alcuni passaggi della sceneggiatura.


di Redazione | 24/05/2021

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