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Crosia (Cosenza) - La mensa diocesana ha riacceso i fornelli dopo il lockdown


Dopo il lockdown ha riavviato il servizio, con alimenti da asporto, la mensa diocesana “Buon Samaritano” di Mirto Crosia. In realtà le attività di questa struttura caritatevole, seppur con modalità diverse, non si sono mai fermate. Neppure durante  la fase acuta dell’emergenza sanitaria. La mensa diocesana, situata nella zona sotto-ferrovia di Mirto, è una realtà inaugurata e benedetta nel mese di luglio del 2011. Ben nove anni di lavoro. Una struttura della Diocesi che coinvolge in maniera diretta le parrocchie appartenenti alla Vicaria di Longobucco. L’attuale Arcivescovo, monsignor Giuseppe Satriano, ha cercato di mantenere e, anzi,  rinforzare il servizio rivolto ai fratelli più bisognosi. Il responsabile della mensa, vicario foraneo della vicaria di Longobucco, nonché parroco di “San Giovanni Battista” di Mirto, don Giuseppe Ruffo, attraverso un lavoro certosino e costante, mediante il supporto di vari volontari, riesce a offrire un servizio quotidiano. Fino al mese di febbraio, ha raccontato don Ruffo, sono stati erogati circa 80 pasti al giorno. Agli ospiti viene offerta la cena. Man mano, con l’avvento dell’epidemia del coronavirus sono diminuite le istanze. Quindi, allo scopo di salvaguardare la salute di volontari e ospiti, dopo il primo Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, si è optato per una scelta diversa: non più la cena servita ai tavoli, ma un cestino con le derrate alimentari già pronte da consumare autonomamente.  Successivamente, con il secondo Decreto del Presidente Conte, don Giuseppe Ruffo,  di concerto anche con il direttore della Caritas diocesana, don Stefano Aita, e in sinergia con l’Arcivescovo, mons. Satriano, allo scopo di evitare l’abbandono delle persone bisognose, ha  pensato,  per durante il periodo di emergenza sanitaria, a una soluzione di tipo pratico: ha formalizzato una sorta di convenzione verbale con un supermercato del luogo e agli ospiti è stato donato un buono che ha consentito loro di poter ricevere dei prodotti alimentari con cui nutrirsi. Don Ruffo ha sottolineato che <>. Superata la fase più critica legata alla pandemia da Covid-19 dallo scorso 1° luglio la cucina della mensa ha riacceso i propri fornelli, anche se ancora il servizio è solo d’asporto. Un buon esempio, dunque, quello della mensa del “Buon Samaritano” di una fede “concreta” e non solo di culto. La capacità di mettersi al servizio del proprio prossimo. Antonio Iapichino


di Redazione | 06/07/2020

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