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Rossano (Cosenza) - Solennità dell’Annunciazione del Signore, il messaggio dell’Arcivescovo Satriano


“Carissime sorelle e fratelli amati, vi immagino nella fatica di questo tempo e pongo il mio cuore accanto al vostro. Penso a chi è solo o a chi è schiacciato dalla tensione accumulata in questi giorni di clausura forzata. Coraggio! Non molliamo, è importante rimanere a casa.

Tutti stringiamoci intorno alle vittime di questa oscura battaglia e a coloro che, con il loro amore e la loro dedizione e professionalità, stanno arginando il dilagare di un’epidemia che minaccia la vita di tutti. Anche nelle nostre contrade e città il virus sta colpendo e non possiamo permettere a noi stessi di banalizzare i tanti sacrifici che si stanno facendo e mettere a rischio la vita dei fratelli.

Qualcuno, in maniera terroristica, ha evocato, in questi giorni, la punizione divina su una umanità peccatrice. Tinte oscure e fuorvianti che rischiano di annebbiare ancor più la nostra poca fede e gettare nello smarrimento tante persone semplici.

Desidero, in questa luminosa solennità liturgica dell’Annunciazione del Signore, riflettere con voi al fine di meglio discernere un senso per questo tempo che ci è dato da vivere.

Una cosa certa che dobbiamo comprendere, alla luce di tutta la rivelazione biblica, è che la fede non ci mette al sicuro dalle bufere della vita o dai terremoti che sconquassano l’esistenza.

La fede ci fa cogliere quella voce che rincuora e che il Signore rivolge al vento della paura che sferza i nostri cuori. Come sulla barca piena di discepoli, agitata dal vento e dalle onde, il Signore non si sostituisce a noi, ma ci aiuta facendo tacere la paura che ci incatena, ci paralizza e annebbia l’orizzonte del vivere.

“Non temere, Maria”, dice l’Angelo al cuore turbato della Vergine Santa.

Questa parola la rassicura perché Dio le si fa vicino, le si pone accanto, accompagnandola, divenendo dono per la sua vita.

            Anche questa volta, come in altre occasioni della vita dell’umanità, prendiamo coscienza di aver tentato di costruire paradisi artificiali, di esserci chiusi in prigioni dorate e vulnerabili. Abbiamo tentato di censurare la morte come se fosse una realtà che non ci appartiene, abbiamo provato a costruire spazi blindati in cui non farla entrare ed ora facciamo i conti con una precarietà del vivere che ci atterrisce.

“Non temere” è il grido che viene dal cielo e che s’impasta con il nostro umano, rigenerandolo.

Oggi celebriamo l’incontro che riapre la storia tra Dio e l’umano. Nel “Sì” di Maria l’uomo si riconsegna all’incontro con Dio e, nella logica del dono, tutto torna a fiorire alla luce di una presenza che non ci lascia soli. Altro che punizione divina! Il Signore in questo momento continua a lottare e ad accompagnare il sogno di una vita bella e buona per tutti, servendosi di ciascuno di noi, dei nostri atti d’amore attraverso cui la vita diviene dono. Lì dove il nostro cuore, nella luce della grazia, si apre a consegnare la propria vita come un dono per gli altri, lì la morte viene sconfitta e si attesta una vita vera, autentica, umana.

            I 7000 medici che si sono dichiarati disponibili ad affiancare altri colleghi; quanti, tra  medici e  paramedici, hanno donato se stessi, morendo per curare gli ammalati; il parroco bergamasco che ha rifiutato il respiratore, perché se ne avvalesse uno più giovane di lui; le suore che continuano a donarsi nelle corsie; i tanti volontari e operatori che si avvicendano nei molteplici servizi alla collettività; le Forze dell’Ordine e le Istituzioni civili, impegnate costantemente nel trovare soluzioni idonee per evitare che il fenomeno del contagio dilaghi, sono le testimonianze più autentiche di uno stile di vita con cui guarire dal vero male che avvelena l’umanità: l’egoismo.

Dio si fa dono per la nostra vita fino alla morte e alla morte di Croce. Dal grembo di Maria al Golgota la sua vita è divenuta dono per ciascuno di noi, ed ora Egli vive risorto per condurci a risanare le nostre esistenze, indicandoci nel dono la logica di vita da incarnare.

Dio non ci punisce, non ci giudica ma ci salva. Il salvarci non è un atto magico, miracoloso ma richiede il nostro protagonismo, la nostra capacità di collaborare mettendo in gioco noi stessi come ha fatto Maria: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me secondo la tua parola”.

L’essere salvati non tocca tanto il dato biologico della nostra esistenza ma il cuore, chiamato a guarire da quei mali che la paura della morte inocula, come l’autopreservazione di sé e del proprio modo di vivere; il capitalizzare la vita ad ogni costo; l’indifferenza e la mancanza di amore verso i fratelli.

            Coraggio! La nostra fede ci aiuti a trovare quella luce che viene da Dio e che non ci verrà mai negata. Intensifichiamo la preghiera come apertura della nostra interiorità al Suo mistero d’amore. Preghiamo per gli altri, più che per noi stessi, imparando a tessere una rete di fili invisibili ma tenaci, capace di divenire protezione, custodia e cura per quanti sono in trincea, per i più deboli e i fragili.

            Torniamo a Dio con tutto il cuore, proprio come ci ha indicato il Santo Padre per questa Quaresima, e guardiamo con fiducia alla Pasqua, poichè con Cristo siamo chiamati anche noi a risorgere.

            Alle 12, uniti a Papa Francesco, abbiamo pregato il Padre Nostro per l’umanità ferita, ricordando i caduti a causa di questa malattia e quanti si stanno cimentando nella lotta. Dio Padre Onnipotente ascolti le nostre preghiere e ci doni un cuore colmo di pace e la salute del corpo.

            Giorno 27, in accordo con gli altri vescovi d’Italia, mi recherò al cimitero di Corigliano-Rossano, area urbana Rossano, per pregare per tutti i defunti ed in particolare per quanti sono morti a causa del Coronavirus. Un atto di pietà in cui porterò con me la vostra preghiera di suffragio.

            Confidando in giorni migliori e incoraggiandovi a resistere, auguro a tutti una buona festa dell’Annunciazione del Signore, in particolar modo a chi porta il nome di Annunziata. Mentre vi chiedo di pregare anche per la mia povera persona, vi benedico di vero cuore”.  Giuseppe SATRIANO -  Arcivescovo


di Redazione | 25/03/2020

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